Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    34.750,35
    -9,34 (-0,03%)
     
  • Dow Jones

    39.807,37
    +47,29 (+0,12%)
     
  • Nasdaq

    16.379,46
    -20,06 (-0,12%)
     
  • Nikkei 225

    40.369,44
    +201,37 (+0,50%)
     
  • Petrolio

    83,11
    -0,06 (-0,07%)
     
  • Bitcoin EUR

    64.074,55
    -1.780,76 (-2,70%)
     
  • CMC Crypto 200

    885,54
    0,00 (0,00%)
     
  • Oro

    2.254,80
    +16,40 (+0,73%)
     
  • EUR/USD

    1,0793
    0,0000 (-0,00%)
     
  • S&P 500

    5.254,35
    +5,86 (+0,11%)
     
  • HANG SENG

    16.541,42
    +148,58 (+0,91%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.083,42
    +1,68 (+0,03%)
     
  • EUR/GBP

    0,8540
    -0,0007 (-0,08%)
     
  • EUR/CHF

    0,9729
    +0,0002 (+0,02%)
     
  • EUR/CAD

    1,4605
    -0,0001 (-0,01%)
     

Wall Street è cara? Sì, ma no

Il Toro si arrampica su un muro di paura.

È un vecchio adagio che negli ultimi otto anni ha trovato magnifica conferma: quali e quanti spauracchi gli investitori hanno incontrato davanti al loro cammino, in questo eccezionale bull market che ha fatto la felicità di chi non ha mai letto il giornale per informarsi sugli eventi?

È ragionevole ritenere che il secondo bull market più prolungato della storia si esaurirà… quando finiranno le cattive notizie: quando il futuro apparirà roseo, quando non ci saranno più incertezze che freneranno gli investitori, quando ogni remora sarà messa da parte per abbracciare l’immancabile paradigma che ogni decennio offre.

Non sia mai che le cattive notizie si esauriscano! Anzi, per non correre rischi, facciamo risuonare noi la campanella dell’allarme: dopotutto, chi questo rialzo l’ha cavalcato sin dall’inizio, avrà buoni motivi per parlarne, no?

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Eccovi serviti! Secondo le stime di Standard&Poor’s, negli ultimi dodici mesi le aziende dello S&P500 hanno ammassato profitti per 101 dollari per azione.

Calcolando il monte utili complessivo degli ultimi dieci anni, e rapportando il dato alla quotazione corrente, si ottiene un multiplo maligno: 31 volte e mezza.

Perché maligno? Perché un Price/Earnings, calcolato in questa maniera, prima d’ora è stato toccato in sole altre due occasioni: a settembre 1929 e giugno 2007. Non serve ricordare cosa sia successo subito dopo…

Ah, anche a dicembre 1996 il P/E decennale raggiunse l’asticella della morte ma, si sa, eravamo in tempi di “esuberanza irrazionale”, e Wall Street si fece beffe di quel monito. Tutti a vendere, dunque?

Piano. Nessun analista serio elabora una previsione sulla base di una casistica ristretta a tre osservazioni, delle quali oltretutto soltanto due sono state positive, per un fattore di successo del 66.6% che a ben vedere non è così eclatante.

C’è un altro aspetto da considerare. Osservando con distacco la figura in alto, si scorge una tendenza storicamente ascendente: massimi e minimi di P/E si registrano su livelli via via più elevati.

A tal punto che tutte le rilevazioni storiche finiscono per essere ben racchiuse da un canale (di regressione lineare):

Una prospettiva interessante: il P/E decennale ha conosciuto negli ultimi cento anni visualizzati soltanto quattro eccessi; uno ogni venticinque anni, vale a dire pressappoco uno ogni generazione. Ha segnalato un eccesso fondamentale di lungo periodo sul finire degli anni Venti e negli ultimi anni dello scorso secolo; di converso, è scivolato al di sotto della parete inferiore del canale ascendente storico nel 1932, nel 1974, nella prima parte degli anni Ottanta e nel 2009; quali straordinarie opportunità di investimento!

Sotto questa prospettiva, l’attuale valutazione si colloca nella parte superiore del range storico; ma non (ancora) in territorio di bolla: le quotazioni dello S&P dovrebbero salire di un ulteriore 10%, prima che risuoni il campanello d’allarme. E sempre che nel frattempo il monte utili non cresca.

Senza dubbio gli attuali fondamentali inducono a formulare proiezioni non così generose, in termini di ritorno complessivo, da qui a dieci anni; ma non autorizzano ancora il disimpegno dal listino azionario, in ottica strategica. E poi, i fondamentali non sono tutto. Altrimenti, chi avrebbe bisogno degli analisti tecnici?

Autore: Gaetano Evangelista Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online