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Xenotrapianti o trapiantati da animali: pro e contro di una strada che esiste e può essere percorsa

In this September 2021 photo provided by NYU Langone Health, a surgical team at the hospital in New York examines a pig kidney attached to the body of a deceased recipient for any signs of rejection. From left are Drs. Zoe A. Stewart-Lewis, Robert A. Montgomery, Bonnie E. Lonze and Jeffrey Stern. The test was a step in the decades-long quest to one day use animal organs for life-saving transplants. (Joe Carrotta/NYU Langone Health via AP) (Photo: via Associated Press)

Per la prima volta un organo animale geneticamente modificato, per l’esattezza un rene di maiale, è stato trapiantato con successo in un essere umano. Un traguardo scientifico importante, che potrebbe aiutare a risolvere un grave problema: la carenza di organi umani per trapianti salvavita. In tutto il mondo, infatti, la disponibilità di organi è largamente insufficiente a soddisfare la domanda dei pazienti in attesa, e per questo da molti anni la ricerca scientifica sta esplorando la possibilità di utilizzare organi da animali, una fonte potenzialmente illimitata. Ma in futuro potremo davvero sperare di poter usare organi animali per trapianti su esseri umani?

Lo abbiamo chiesto a Paolo Magistri, chirurgo generale presso l’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena e assegnista di ricerca presso il Dipartimento Chirurgico, Medico, Odontoiatrico e di Scienze Morfologiche presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, nell’equipe diretta dal Dott. Fabrizio Di Benedetto. “Questo è un capitolo importante della ricerca, il quale ci dimostra che questa strada esiste e può essere percorsa, ma solamente avendo tutti i dati dei risultati in mano e verificandone la sicurezza e la fattibilità”. L’esperto spiega che i nodi ancora da risolvere sono diversi. “Il rischio maggiore è la compatibilità - afferma - che esclude il rigetto dell’organo dal corpo umano e ne garantisce una buona sopravvivenza e funzionalità a lungo termine. Va poi testata la riproducibilità dell’intervento. Non è detto che un’operazione del genere possa essere riprodotta ovunque”.

Ma anche a livello etico-sociale ci sono dei temi. “Non è semplice proporre una prospettiva in cui si allevano animali per dare organi agli esseri umani. E le strutture adatte a questo tipo di allevamenti animali non sono moltissime, poiché non sono strutture standard, bensì altamente qualificate”. Come riporta Cnn Health, la procedura è stata eseguita presso la NYU Langone Health di New York City. I geni del maiale impiegato nell’operazione sono stati modificati per far sì che i tessuti dell’animale non contenessero più una molecola (estranea al corpo umano) nota per innescare un rigetto quasi immediato. Il rene è stato trapiantato in una donna tenuta in vita artificialmente e con problemi di disfunzione renale. Dopo due giorni di osservazione della paziente, i medici non hanno potuto far altro che constatare il successo dell’operazione. Il rene trapiantato ha fatto quello che doveva fare: filtrare i rifiuti e produrre urina, e non ha innescato il rigetto. Il livello anormale di creatinina - un indicatore di scarsa funzionalità renale - dopo il trapianto è tornato alla normalità. “Funzionava in modo assolutamente normale”, ha affermato il dottor Robert Montgomery, che ha guidato l’équipe chirurgica.

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“Questa a oggi è una notizia di grande impatto scientifico - dice Magistri - una novità assoluta che cambierà sicuramente la percezione di questa possibile risorsa nel tempo, come ha detto anche il Centro Nazionale Trapianti”. “La velocità con cui è evoluta la scienza negli ultimi cinquant’anni ci ha fatto vedere come possa cambiare il profilo delle patologie e relative cure molto rapidamente”.

I primi tentativi di trapianti di organi da animali a uomini – o “xenotrapianti” – risalgono al 17esimo secolo. All’epoca l’obiettivo era usare sangue animale per le trasfusioni. Solo trecento anni dopo, nel 20esimo secolo, i chirurghi iniziarono a sperimentare i trapianti di organi, impiegando nelle operazioni alcune specie di scimmie, tra cui i babbuini. Non avendo riscontrato successi, gli scienziati hanno abbandonato le sperimentazioni con le scimmie e sono passati all’impiego dei maiali. L’utilizzo di questi animali, infatti, ha diversi vantaggi rispetto alle scimmie: sono parte dell’alimentazione umana, quindi usare i loro organi solleva meno preoccupazioni etiche. Hanno cucciolate grandi, brevi periodi di gestazione e organi paragonabili a quelli umani. Anche le valvole cardiache sono state utilizzate con successo nell’uomo. L’eparina, un principio attivo anticoagulante usato per fluidificare il sangue, deriva dall’intestino di maiale. Gli innesti di pelle di maiale vengono utilizzati sulle ustioni.

Secondo la United Network for Organ Sharing, negli Stati Uniti, quasi 107mila persone sono attualmente in attesa di trapianto di organi, di cui oltre 90mila in attesa di un rene. I tempi vanno in media dai tre ai cinque anni e ogni giorno, mediamente, dodici persone muoiono durante l’attesa. In Italia, secondo il Centro Nazionale Trapianti, sarebbero 8500 le persone in attesa di organi. Ma la comunità scientifica si sta già muovendo per tentare di risolvere il problema. “Esistono altri fronti della ricerca per incrementare le risorse di organi per il trapianto - afferma Magistri -. come per esempio il bioprinting, la stampa in 3D degli organi, che ha già dato risultati interessanti nel riprodurre strutture vascolari come vene e arterie, ma ciò che possiamo fare subito è acquisire consapevolezza sull’importanza della donazione, compresa quella da vivente, che come affermato dal Centro Nazionale Trapianti ad oggi è l’unica soluzione per risolvere il problema della carenza di organi per i trapianti”.

Molti problemi devono essere ancora risolti per garantire la sicurezza di queste operazioni, e per essere certi che l’organo animale venga tollerato dall’organismo umano, o per scongiurare il rischio di trasmissione di virus non conosciuti dall’animale all’uomo. Ma ciò che possiamo fare subito è acquisire consapevolezza sull’importanza della donazione, perché “a oggi è l’unica soluzione per risolvere il problema della carenza di organi per i trapianti”. Ancora oggi in Italia circa un terzo delle persone si oppone alla donazione, per paura o per scarsa o errata informazione. Ogni anno queste opposizioni si traducono nel nostro Paese in oltre 2mila trapianti mancati, che potrebbero aggiungersi ai circa 3500 che riusciamo a realizzare. Oggi è possibile esprimere la propria volontà alla donazione presso le anagrafi comunali, all’atto del rilascio o del rinnovo della carta d’identità elettronica. Ma è possibile farlo anche online in pochi minuti se si è in possesso della SPID, iscriversi al registro donatori tramite l’Associazione italiana donatori di organi sul sito dell’AIDO .



Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.