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"Zaki interrogato e torturato per 17 ore": le rivelazioni di Amnesty

Patrick George Zaki (fonte: Instagram)
Patrick George Zaki (fonte: Instagram)

L'interrogatorio di Patrick George Zaki, lo studente egiziano dell'Università di Bologna arrestato venerdì 7 febbraio al Cairo, in Egitto, è durato 17 ore. Durante tutto questo tempo Zaki è rimasto bendato e ammanettato, mentre i suoi aguzzini lo torturavano con colpi allo stomaco e alla schiena e con scosse elettriche.

A rivelare i dettagli sulla sua detenzione è Amnesty International Italia, che su Twitter ha scritto: "È stato interrogato sul suo lavoro sui diritti umani e sullo scopo della sua permanenza in Italia. Secondo il suo avvocato, i funzionari dell'Agenzia di sicurezza nazionale (Nsa) hanno tenuto Patrick bendato e ammanettato per tutto l'interrogatorio durato 17 ore all'aeroporto e poi in una località non resa nota a Mansoura".

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"L'arresto arbitrario e la tortura di Patrick Zaki rappresentano un altro esempio della sistematica repressione dello stato egiziano nei confronti di coloro che sono considerati oppositori e difensori dei diritti umani, una repressione che raggiunge livelli sempre più spudorati giorno dopo giorno", ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l'Africa del Nord di Amnesty International.

La famiglia: “Mai fonte di pericolo”

"Non riusciamo ancora a comprendere le accuse mosse a Patrick, nostro figlio non è mai stato fonte di minaccia o di pericolo per nessuno, anzi, è stato una costante fonte di sostegno e di aiuto per molte persone". Così la famiglia Zaky, in una nota diffusa sulla pagina Facebook 'Patrick libero' creata da attivisti per tenere alta l'attenzione sul caso.

Il murales di Regeni che abbraccia Zaki, a Roma

Il murales di Giulio Regeni e Patrick George Zaki a Roma (Fonte: Instagram)
Il murales di Giulio Regeni e Patrick George Zaki a Roma (Fonte: Instagram)

Nella notte fra 10 e 11 febbraio è comparsa a Roma l'ultima opera della street artist Laika: Giulio Regeni che abbraccia Zaki, con indosso una divisa da carcerato e la parola "Libertà" scritta in lingua araba. Regeni rassicura Zaki, dicendogli: "Stavolta andrà tutto bene". Il murales si trova in via Salaria, sul muro che circonda Villa Ada, non a caso molto vicino all'Ambasciata d'Egitto.

VIDEO - Chi è Giulio Regeni?