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Zona euro, inflazione maggio confermata a 8,1%

Bandiere Ue davanti la sede della Commissione europea a Bruxelles

FRANCOFORTE (Reuters) - Il mese scorso l'inflazione nella zona euro è salita a un livello record dell'8,1%, in linea con le stime preliminari, più di quattro volte il target di Bce, corroborando i piani di Francoforte innalzare i tassi di interesse il mese prossimo per cercare di controllare la crescita dei prezzi.

Inizialmente guidata dalla carenza di approvvigionamenti post-pandemia e dall'impennata dei prezzi dell'energia in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l'inflazione è ora diventata sempre più radicata, interessando tutto, dai generi alimentari ai servizi, fino ai beni di uso quotidiano.

La crescita dei prezzi nei 19 Stati che condividono l'euro è salita all'8,1% su base tendenziale a maggio, dal 7,4% di aprile, in linea con la stima preliminare pubblicata il 31 maggio, secondo quanto emerge dai dati pubblicati oggi da Eurostat, l'agenzia statistica dell'Unione europea.

Sebbene l'inflazione sia ora quattro volte superiore al target del 2% fissato dalla Bce, i banchieri centrali sembrano preoccupati anche dal rapido aumento dei prezzi sottostanti, che sembrano indicare un radicamento dell'inflazione.

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L'inflazione al netto dei costi alimentari ed energetici, un dato molto importante per Bce, ha accelerato al 4,4% dal 3,9%, mentre una misura ancora più ristretta che esclude anche alcol e tabacco è salita al 3,8% dal 3,5%.

Sebbene l'aumento del 39% dei costi dell'energia sia stato il principale motore dell'inflazione, i prezzi dei prodotti alimentari non lavorati sono aumentati di un preoccupante 9% e i prezzi dei beni industriali non energetici sono saliti del 4,2%. I prezzi dei servizi, dove i salari sono un costo rilevante, sono aumentati del 3,5%.

Preoccupata da questa impennata dei prezzi, la scorsa settimana la Bce ha annunciato che aumenterà i tassi di interesse di riferimento a luglio di 25 punti base e di nuovo a settembre, quando potrebbe essere necessario un aumento maggiore se le prospettive non dovessero migliorare.

Le due mosse porterebbero il tasso di deposito della banca, attualmente a meno 0,5%, fuori dal territorio negativo, ponendo fine a un ciclo di otto anni di tassi di interesse negativi.

Tuttavia, anche questa mossa di luglio potrebbe giungere troppo tardi. Quasi tutte le principali banche centrali hanno già aumentato i costi di rifinanziamento, alcune più volte, il che suggerisce che la Bce potrebbe essere rimasta indietro.

Il problema è che una volta innescati gli effetti 'second round' l'inflazione rischia di radicarsi attraverso una spirale prezzi-salari con i lavoratori che chiedono una compensazione per la perdita di potere d'acquisto.

Sebbene la crescita dei salari sia ancora relativamente contenuta, è aumentata nel primo trimestre. La Bce, che ha sempre sottovalutato l'impennata dell'inflazione, prevede un aumento delle retribuzioni per dipendente di oltre il 4% sia quest'anno che il prossimo, un tasso doppio rispetto alla media storica.

La banca centrale della zona euro, che negli ultimi due anni è stata costretta ad alzare le sue proiezioni sull'inflazione trimestre dopo trimestre, vede ora una crescita dei prezzi del 6,8% quest'anno, del 3,5% nel 2023 e del 2,1% nel 2024.

Queste proiezioni, tuttavia, si basano su un picco di inflazione di circa il 7,5%, cifra superata il mese scorso.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Stefano Bernabei)