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Zona euro, rallenta flessione a novembre ma domanda cala ancora- Pmi

Bandiere dell'Unione europea a Francoforte, in Germania

(Reuters) - La flessione dell'attività delle imprese della zona euro si è leggermente attenuata a novembre, ma la domanda complessiva ha continuato a diminuire, con i consumatori che riducono le spese in un contesto di crisi del costo della vita.

Ci sono sempre più segnali che indicano che la zona euro sta entrando in recessione e in un sondaggio Reuters di ieri gli economisti hanno stimato una probabilità del 78% di una recessione entro un anno, prevedendo un calo del Pil dello 0,4% per questo trimestre e per il prossimo.

L'indice Pmi flash composito di S&P Global, considerato un buon indicatore della salute economica complessiva della zona euro, è salito a 47,8 da 47,3 in ottobre, contro le attese di un calo a 47,0 previste da un sondaggio Reuters.

Tuttavia, novembre è il quinto mese in cui l'indice è rimasto sotto la soglia di 50, livello che separa la crescita dalla contrazione.

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"Un ulteriore calo dell'attività commerciale a novembre aumenta le possibilità che l'economia della zona euro entri in recessione", ha detto Chris Williamson, chief business economist di S&P Global Market Intelligence.

"Tuttavia, i dati Pmi di novembre portano anche qualche timida buona notizia. In particolare, il tasso di declino complessivo si è attenuato rispetto a ottobre".

L'attività nel settore dei servizi, dominante nel blocco, è diminuita ancora, con l'indice principale che ha raggiunto il minimo di 20 mesi di ottobre (48,6). Il sondaggio Reuters aveva previsto una flessione a 48,0.

Nonostante sia in corso una contrazione dell'economia, le imprese hanno aumentato il personale, anche se al ritmo più lento da marzo 2021. L'indice di occupazione nel settore dei servizi è sceso a 51,7 da 52,5.

Anche l'attività manifatturiera, particolarmente colpita dal caro energia e dall'interruzione delle forniture delle supply chain, è diminuita, ma a un ritmo più lento. L'indice principale è salito a 47,3 da 46,4, al di sopra della stima del sondaggio Reuters che dava 46,0.

L'indice che misura la produzione, incluso nel Pmi composito, è balzato a 45,7 da 43,8, ma è dovuto in parte al completamento dei lavori del portafoglio ordini.

I nuovi ordini sono diminuiti bruscamente e, sebbene in netto calo, la pressione sui prezzi è rimasta elevata. L'indice dei prezzi alla produzione è sceso a 63,7 da 66,1, la lettura più bassa da marzo 2021.

"Le pressioni sui prezzi, la cui recente impennata ha portato a un ulteriore inasprimento della politica monetaria da parte della Bce, stanno ora mostrando segnali di raffreddamento, soprattutto nel settore manifatturiero", ha detto Williamson.

"Non solo questo dovrebbe aiutare a contenere in una certa misura il costo della crisi, ma le prospettive di inflazione più positive dovrebbero togliere un po' di pressione alla necessità di un ulteriore inasprimento della politica monetaria", ha aggiunto.

L'inflazione nella zona euro ha raggiunto il 10,6% il mese scorso, superando di più di cinque volte l'obiettivo del 2% fissato dalla Bce, e la banca centrale dovrebbe aggiungere altri 50 punti base al tasso di deposito il mese prossimo, per cui qualsiasi segnale di un allentamento della pressione sui prezzi sarà accolto favorevolmente dai responsabili delle politiche.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Francesca Piscioneri)