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“Schedate gli stranieri nelle aziende”, in Gran Bretagna il governo accusato di razzismo

“Schedate gli stranieri nelle aziende”, in Gran Bretagna il governo accusato di razzismo

Qualcuno ha già tirato in ballo le leggi razziali. Esagerato, ma qualcosa di xenofobo la proposta di Amber Rudd, ministro degli Interni britannico, lo ha. Lei si difende subito: “Non chiamatemi razzista”. Difficile non pensarlo dopo la sua proposta di costringere le aziende del Regno Unito a schedare i dipendenti stranieri. 

L’opposizione laburista ma anche una consistente fetta di conservatori è contro questa proposta. “Non siamo il tipo di Paese che si vergogna di attirare talenti dall’estero”, si è precipitata a precisare Carolyn Fairbarn, a capo della Confindustria britannica. La Brexit a Londra sembra far tornare i fantasmi del passato. “Pensavo che il nazismo fosse un ricordo”, è il tweet di una lavoratrice italiana in terra d'Albione. In totale i connazionali che lavorano nel regno di Sua Maestà sono circa mezzo milione.

A supporto della Amber si schiera la premier, Theresa May: “Non è razzista essere preoccupati dell’immigrazione”, dice il primo ministro. “Saremo un partito di centro, una forza per il bene che protegge la classe lavoratrice”, commenta a margine del congresso annuale Tory. Se la proposta di schedatura della forza lavoro straniera è mirata ad aumentare l’occupazione, non se ne comprende completamente il senso. Il tasso di disoccupazione in Gran Bretagna è al 4,9 per cento, il più basso da 11 anni.