Allarme Lazio, Inzaghi: "Radu ha avuto un problema"
Domenica alle 20.45 la Lazio sarà impegnata in trasferta a San Siro contro l'Inter. Il tecnico Simone Inzaghi rischia di dover fare a meno del difensore rumeno.
Il governo apre alla possibilità che le aziende procedano a vaccinare i propri dipendenti per potenziare la rete messa in campo contro il Covid. Non sarà però una procedura alternativa, questa, ma solo un "canale parallelo" con cui costruire quella "capillarità" necessaria ad una campagna vaccinale che avrà come obiettivo un "mondo del lavoro covid free". A tracciare il senso di marcia ad aziende e sindacati il ministro del Lavoro, Andrea Orlando che oggi ha convocato ad un tavolo di confronto il mondo dell'impresa e quello sindacale. Un percorso che passerà anche da una "manutenzione" del protocollo sulla Sicurezza dei luoghi di lavoro firmato, quasi un anno fa con sindacati e imprese. Nessuno "stravolgimento" , ha confermato ancora Orlando, trovando le orecchie attente di Cgil, Cisl , Uil e Ugl, nè tantomento un "allargamento indiscriminato" delle maglie del sistema di regole anti covid, quanto piuttosto "un adeguamento alla mutazione del fenomeno di questi mesi e degli strumenti necessari al contrasto dell'epidemia". A questo servirà dunque un nuovo round tecnici tra i ministeri interessati, Lavoro e Salute, che poi condivideranno nuovamente il Protocollo con le parti sociali. E tornando all'inclusione di altri soggetti nella campagna di vaccinazione il governo non si nasconde la difficoltà del momento: "E' chiaro che per questo avremmo bisogno di una quantità di dosi di vaccino molto più larga di quanto abbiamo ora, ma fin da subito serve iniziare ad organizzarci in vista dell'obiettivo", ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza che ha partecipato all'incontro assieme al Generale Francesco Paolo Figliuolo, nuovo Commissario straordinario per l'emergenza Covid. Resta anche il fatto, come ribadito a più riprese lo stesso Orlando, che la rete di medici aziendali, imprese o grande distribuzione, "non si sostituisce" alla rete territoriale. "Il ragionamento non mi sfugge: è chiaro che la rete dei medici aziendali arriva in aziende di una certa dimensione e non in altre, ma dobbiamo ricordare che ci sono gli accessi ordinari", rassicura ancora spiegando come l'obiettivo sia quello "di provare a ridurre il gap di accessi e dare opportunità in più". Per questo il governo utilizzerà anche gli ambulatori Inail "per far si che anche quel lavoratore che non ha un medico aziendale possa comunque accedere ad un ulteriore canale". La finalità dell'esecutivo mirerebbe anche ad intercettare un'altra domanda: quella di categorie più fortemente esposte al rischio. Per questo Orlando ha annunciato come in uno dei prossimi decreti saranno inserite nuove misure ad hoc per questa categoria di lavoratori. Un intervento, questo, che in fase di conversione sarà sottoposto al confronto con sindacati e imprese, ha assicurato. D'accordo con una strategia che ampli la rete di vaccinazione anche il Commissario straordinario. Serve la "massima capillarizzazione possibile per i vaccini" per cui "ben venga" l'ipotesi che le aziende o la grande distribuzione vaccinino i propri dipendenti, ha spiegato al tavolo il Generale Figliuolo. (di Alessandra Testorio)
Partire dalle proprie passioni e da ciò che si ha a disposizione è l’inizio della strada per il successo. Lo confermano le storie di cinque host di 'Esperienze Online', che Airbnb racconta in occasione della Giornata internazionale della donna, con l’obiettivo di ispirare altre donne (e non solo) a trovare la propria strada verso il self-empowerment. Tra loro c’è Simidele Adeagbo, atleta nigeriana nonché prima donna nera e africana a gareggiare nella disciplina dello skeleton ai Giochi invernali del 2018. Insieme a lei Rebekah Jarvey, che vive nel Montana e di professione fa la stilista o, come lei stessa si definisce, la “indigenous fashionista”: grazie alle sue creazioni, dà voce alle culture e agli stili delle popolazioni Chippewa, Cree e Blackfeet. Ci sono poi Kikuko, dal Giappone, che grazie alle 'Esperienze Online' e l’arte dell’Ikebana insegna alle persone la filosofia del Wabi-sabi, “la bellezza dell'imperfezione”; e ancora Yasamin, dal Messico, che dopo un periodo di malattia ha trovato la sua strada e oggi gestisce un business intorno ai cibi fermentati (il kimchi, il kombucha e il kefir, per citarne alcuni) come medicina alternativa; e Miriam, attrice e sceneggiatrice, che ha imparato a trasformare le insicurezze in armi grazie alla scrittura e all'immaginazione. E non sono di certo le uniche: oggi il 51% degli host di 'Esperienze Online' è composto da donne, e per molte di loro questa attività è molto più di un semplice passatempo: da una ricerca condotta da Airbnb è emerso che il 35% ha deciso di diventare host a seguito della perdita del posto di lavoro e il 23% ha affermato che questo impiego rappresenta la fonte principale di reddito. Ecco, allora, le storie di Rebekah, Simidele, Kikuko, Yasamin e Miriam. Moda indigena con un'artigiana esperta. Rebekah 'Carries Sweet Grass Woman' Jarvey vive nel Montana ed è una stilista nativa americana. All'inizio della pandemia, ha deciso di sfruttare la sua creatività e le sue conoscenze tecniche di sarta di quarta generazione per realizzare delle mascherine che, oltre che sicure, fossero anche un accessorio alla moda: coloratissime e cool, sono andate sold out dopo pochi giorni, come accade ora con le altre creazioni. "La moda è sempre stata la mia passione e sono felice di aver lanciato il mio brand, fortemente influenzato dallo stile delle popolazioni Chippewa, Cree e Blackfeet. Durante l'esperienza vi racconterò le mie origini e il mio percorso fino ai fashion show", afferma Rebekah, che oggi è fiera di autodefinirsi “indigenous fashionista”. I suoi capi hanno fatto il giro del mondo, fino in Russia e in Nuova Zelanda, diventando un vero e proprio fenomeno virale e hanno ispirato altri artisti locali ad intraprendere la stessa strada. -L’arte del reinventarsi con Simidele Adeagbo. Empowerment significa anche avere il coraggio di reinventarsi, di stravolgere la propria vita per lanciarsi in qualcosa di nuovo e sconosciuto. In questo senso, Simidele Adeagbo, prima donna nera e africana a gareggiare nella disciplina dello skeleton ai Giochi invernali del 2018, rappresenta un modello di riferimento: "Ho lavorato per 15 anni nel marketing producendo campagne a favore dell'inclusione delle donne nello sport, ma il mio sogno è sempre stato essere un'atleta in prima persona. Quando ho saputo che nessuna donna africana aveva mai gareggiato nello skeleton olimpionico, ho visto una grande opportunità per me stessa, per tutte le sportive e per la Nigeria: attraverso la mia esperienza su Airbnb voglio dimostrare che tutto è possibile e che con i giusti suggerimenti e tanta volontà tutte le paure possono essere superate", racconta Simidele. -Ikebana: alla scoperta della bellezza e dell'autoguarigione. Figlia un'insegnante di Ikebana, Kikuko ha deciso di intraprendere la stessa strada della madre e di dedicarsi all'arte giapponese della composizione floreale, tramandando così questa tradizione secolare. "L'Ikebana è la mia passione, ma è anche parte di una filosofia più ampia, quella del Wabi-sabi, che si basa sulla bellezza dell'imperfezione: il mio obiettivo è insegnare alle persone a vedere il bello nelle cose semplici e imperfette, ecco perché durante la mia esperienza online, basata sui principi della scuola Kousyuryu, si impara a realizzare una composizione con un solo tipo di fiore e uno di rami", spiega Kikuko. Oltre ad essere una designer ha lavorato anche come guida turistica di Kyoto - città in cui vive da più di 20 anni - e interprete specializzata in giardinaggio, cucina, cerimonia del tè e altre arti tradizionali giapponesi. -Lascia che i fermenti messicani siano la tua medicina. È nelle circostanze più difficili che troviamo la nostra strada, e ad indicarla a Yasamin è stata la natura. "Quando vivevo a Bali mi sono ammalata di tifo. Ero debole e sentivo il bisogno di aiutare il mio corpo, ma non sapevo da dove partire, finché un giorno mi è stato consigliato di iniziare a mangiare e bere i cibi fermentati, come crauti, kimchi, kombucha e kefir", ricorda Yasamin, giovane esperta di fermentazione di Mérida, Messico. "La mia rinascita è iniziata con questa scoperta che la natura ci offre ed è stata per me un'illuminazione, tanto che ho deciso di studiare nutrizione e di avviare il mio business personale: ora produco fermenti partendo da ciò che ho a disposizione localmente, un insegnamento che ho pensato di condividere attraverso la mia esperienza su Airbnb, durante la quale racconto anche la filosofia di vita a cui mi sono avvicinata durante la mia permanenza sull''isola magica', quella del Tri Hita Karana", aggiunge. -Scrittura creativa come terapia. Punto e a capo, mettere nero su bianco può essere la strategia giusta per affrontare un trauma e ripartire per svoltare verso un cambiamento positivo, giorno dopo giorno: questo l’insegnamento di Miriam Previati, attrice e scrittrice ferrarese, fondatrice del gruppo 'Mujeres nel cinema', community formata da oltre 10.000 donne impiegate in questa branca dello spettacolo. “Le mie vicende personali mi hanno insegnato che la scrittura può aiutarci a convertire il dolore in forza, le insicurezze in cavalli di battaglia i momenti più bui in rampa di lancio per voli pindarici. Ora che l’ho imparato, voglio mettere a disposizione il mio ascolto, il mio tempo e la mia fantasia per guidare altre persone in questo percorso di crescita verso l’acquisizione del proprio self-empowerment”, spiega Miriam, che invita chiunque voglia mettersi alla prova a partecipare all’esperienza, sia singolarmente che in coppia o in gruppo.
AGI - Nicola Zingaretti si dimette. Due mesi di bombardamenti sul Nazareno, da fuori il Partito Democratico, ma soprattutto da dentro, attraverso il "fuoco amico" divenuto ormai la cifra di questo soggetto politico, hanno convinto il segretario a fare un passo indietro. "Per amore del partito e dell'Italia", spiega in un post su Facebook. Dice di "vergognarsi che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c'è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni". Parole nelle quali emerge il profilo dell'amministratore, del presidente di Regione che, da un anno, è in prima linea nella lotta alla diffusione della pandemia nel territorio che amministra. Il primo ad aver affrontato l'emergenza, dalla sera in cui i due cittadini cinesi sono stati portati all'ospedale Spallanzani con i sintomi del Covid. Dentro il partito, Zingaretti combatteva una guerra diversa, contro le correnti, utilizzando un "approccio unitario" come terapia. Subito dopo la sua elezione a segretario, esattamente due anni fa, ha tirato dentro la segreteria tutte le aree politiche, dagli orlandiani ai franceschiniani, compresi quelli di Base Riformista che nelle ultime settimane lo hanno inquadrato nel loro mirino. Una strategia necessaria anche perchè Matteo Renzi, prima della sconfitta alle politiche del marzo 2018, aveva provveduto a formare le liste elettorali per assicurarsi una larga maggioranza nei gruppi. Così, anche quel 66 per cento di consenso alle primarie che gli avevano garantito una larga maggioranza in assemblea e in direzione si è rivelato inutile a gestire il partito. La strategia improntata all'unità, tuttavia, ha dato i suoi frutti, almeno all'inizio. Già nell'estate del 2019, a quattro mesi dalla sua elezione a segretario, la guerra intestina al governo giallo-verde pose al pd il problema della strategia da adottare. Poco prima della fine del primo esecutivo Conte, nel partito si pose il problema se andare ad elezioni o sostenere una soluzione parlamentare. A Zingaretti il voto avrebbe fatto molto comodo, non fosse che per ritrovarsi dei gruppi parlamentari vagamente somiglianti alla maggioranza negli organi del partito. Fra le aree che lo sostenevano, a cominciare da Areadem, l'avviso era tuttavia diverso. Troppo alto il rischio di perdere mandando al governo una destra estrema e nazionalista che avrebbe anche eletto il presidente della Repubblica. Così, a un primo sdoganamento dei Cinque Stelle - fino ad allora un tabù nel Pd - da parte di Matteo Renzi, ne seguì un secondo da parte di Dario Franceschini. E il Conte II si trasformò in realtà. Zingaretti questi passaggi, come tutti gli altri, li affronta passando per gli organi statutari, dove via via ottiene sempre una maggioranza unanime. Al momento di scegliere i ministri Pd, si ricomincia a lavorare di bilancino per accontentare le varie aree. Così, il leader di base Riformista, Lorenzo Guerini, diventa ministro della Difesa; Dario Franceschini, punto di riferimento di Areadem, va alla Cultura e via così, a scendere nei ruoli di sottogoverno, con le ex renziane Alessia Morani e Simona Malpezzi sottosegretarie al Mise e all'Istruzione. Qualche ora dopo, però, Matteo Renzi annuncia l'uscita dal Pd e la creazione di Italia Viva. Porta con sè il numero sufficiente di eletti per formare i gruppi (al senato avrà bisogno dei socialisti per avere nome e simbolo). Nelle fila parlamentari dei dem rimangono alcuni ex fedelissimi, primo fra tutti il capogruppo a Palazzo Madama, Andrea Marcucci. L'alleanza con i Cinque Stelle apre anche la questione del posizionamento del Pd. Nessuno, al congresso, si è presentato con una mozione che contemplasse un simile scenario. Si comincia - è l'autunno 2019 - a mormorare la parola "congresso". Zingaretti apre la Costituente delle Idee, un percorso di discussione che parte a novembre, da Bologna. Il Pd afferma la sua identità di partito con vocazione maggioritaria, ma rinuncia alla declinazione che ne aveva dato Renzi, ovvero nessuno alleanza. Insomma, un partito progressista e riformista che aspira a essere perno di una coalizione larga di centro sinistra. Tutto questo rimane, però, sulla carta. L'arrivo della pandemia cambia tutto, le liti fra le correnti sono sospese. Zingaretti vive anche la malattia: per 23 giorni rimane chiuso in casa, assistito dal suo medico di fiducia. Passano i mesi del lockdown, il partito ne esce rafforzato grazie anche al lavoro fatto dal segretario che è sul podio dei leader che godono di più fiducia fra gli elettori. Ma con l'autunno, il governo Conte comincia a scricchiolare sotto i colpi di Matteo Renzi. E' una buona notizia come l'arrivo delle risorse del Recovery Fund, paradossalmente, a innescare la crisi. A dicembre si parla di rimpasto, ma dopo le feste la strada del Conte II appare segnata. Zingaretti si propone all'ufficio politico, prima, e alla direzione poi di sostenere la linea a favore del premier uscente, considerato unico punto di equilibrio nella coalizione di centro sinistra. Dopo le dimissioni di Giuseppe Conte (che ottiene una fiducia risicata in Parlamento) il Presidente della Repubblica, però, incarica Roberto Fico di verificare se ci sia una maggioranza sui temi prioritari della legislatura e, fallito il tentativo, incarica Mario Draghi. Si lavora alla formazione del nuovo governo e ancora una volta, Zingaretti usa l'unità come unica bussola. Accontenta le correnti e non chiede posti per sè o per i suoi fedelissimi. Tra i ministri, però, non c'è nemmeno una donna e questo apre la batteria delle minoranze contro il nazareno, con alcuni parlamentari vicine a Matteo Orfini in prima linea. Nonostante Lorenzo Guerini sia stato riconfermato alla Difesa, i malumori si allargano a Base Riformista che chiede esplicitamente il congresso. Così per venti giorni. Fino ad oggi e al post, dai toni inediti per Zingaretti: "Mi vergogno che nel Pd si parli solo di poltrone in piena pandemia".
AGI - Il principe Filippo di Edimburgo è stato sottoposto a un intervento al cuore che è "riuscito": lo ha reso noto Buckingham Palace, evidentemente sollevato per le condizioni del duca di Edimburgo che, da giorni, tengono con il fiato sospeso la Famiglia reale. Ma la battaglia per la vita dell'anziano principe consorte non sembra 'piegare' Harry e Meghan, intenzionati a non fermare la messa in onda, domenica sera, dell'intervista ad Oprah Winfrey: un'intervista in cui promettono di raccontare la loro verità, le ragioni della Megxit, la fuga di America, la fatica di vivere nella Famiglia reale, perché ne sono usciti. La coppia è sotto pressione perché chieda alla Cbs di rinviare la trasmissione, anche in considerazione delle condizioni di salute del nonno. Ma per il momento, una fonte vicina al duca e alla duchessa di Sussex ha confermato che tutto andrà avanti come previsto: spetta alla Cbs decidere "ma al momento non credo ci sia alcuna intenzione di rinviare la messa in onda", ha detto. Il marito 99enne della regina Elisabetta è da oltre due settimane ricoverato in ospedale per un'infezione e un problema cardiaco pre-esistente; è stato sottoposto mercoledì a un intervento all'ospedale St. Bartholomew, dove era stato trasferito nei giorni scorsi proprio per affrontare la situazione. Adesso, dovrà rimanere ancora alcuni giorni in ospedale per le cure, il riposo e il recupero. Gli sarà sicuramente risparmiato il vedere, domenica sera, l'intervista ad Harry e Meghan. A conferma che la crisi rischia di tracimare, sono intervenuti anche alcuni parlamentari per dire che i Sussex sono "mal consigliati". Filippo ha avuto spesso un ruolo di mediazione all'interno della Famiglia Reale: si offrì di intervenire ai tempi della crisi tra il principe Carlo e Lady Diana, si impose per allontanare Sarah Ferguson, la moglie del principe Andrea, quando i suoi tradimenti divennero pubblici ed è stato spesso l'uomo ombra della Corona. Quando, quattro giorni dopo il ricovero, ha ricevuto all'ospedale King Edward (dov'era inizialmente curato) l'erede al trono, il principe Carlo, in molti hanno pensato che l'avesse voluto vedere, in barba alle regole Covid, proprio per parlare del futuro della Corona. Non potrà intervenire stavolta, nonostante la crisi si profili pesantissima. Del resto, i diritti di trasmissione dell'intervista sono stati venduti in tutto il mondo e già si sa che lo sfogo dei duchi, dopo la prima trasmissione domenica in Usa, andrà in onda in più di 17 Paesi, Italia compresa. A scuotere un clima già infuocato, ci ha pensato la rivelazione che alcuni nello staff di Kensington Palace, ai tempi in cui i duchi erano ancora a Londra, hanno accusato Meghan di bullismo: Buckingham Palace si è già detto molto preoccupato per le affermazioni che Meghan maltrattava il personale, che fece piangere qualcuno per la sua presunta durezza. In un caso sarebbe scoppiata una lite furiosa per gli abiti che gli stilisti e le case di moda spedivano a Kensington Palace, gentile omaggio alla duchessa: Meghan voleva tenerli per sé, ma il protocollo della Casa reale prevedeva tutt'altro. In un altro caso, durante un tour in un mercato alle isole Fiji, una sua assistente fu ridotta in lacrime da un sibilo furtivo di Meghan che evidentemente era rimasta contrariata da qualcosa. Buckingham Palace ha promesso un'inchiesta, ma Meghan già si difende: in un'anticipazione dell'intervista diffusa dalla Cbs, attacca Buckingham Palace per il suo ruolo nel "perpetuare falsità". "Non so come possono aspettarsi che dopo tutto questo tempo restiamo ancora in silenzio se c'è un ruolo attivo della 'Firm' nel perpetuare le falsità su di noi", dice la duchessa, vestita con abito Armani da oltre 4mila dollari, nel giardino della sua nuova casa in California. "E se questo comporta il rischio di perdere cose, intendo dire...c'è già molto che è andato perso". La coppia ha denunciato il tempismo delle accuse, sostenendo che la stampa britannica sia stato usata per "vendere una narrativa completamente falsa" prima dell'attesa intervista televisiva. Una crisi pubblica nel Regno Unito non si ricordava dai tempi di Lady D, la madre di Harry, protagonista anche di un'intervista clamorosa nel 1995.
Domani riunione della Commissione tecnico scientifica (Cts) dell'Aifa sul vaccino AstraZeneca. I tecnici potrebbe esprimersi a favore del via libera del vaccino anche agli 'over 65'. A quanto apprende l'Adnkronos Salute, è stato chiesto dal ministro della Salute Speranza di valutare l'uso di AstraZeneca fino agli 80 anni. Proprio oggi la Germania ha dato l'ok alle immunizzazioni con AstraZeneca a questa fascia d'età. Una decisione che potrebbe avere un peso non indifferente insieme alle evidenze scientifiche che stanno arrivando da nuovi studi e che dimostrano l'efficacia del vaccino AstraZeneca anche per le persone più anziane. Usare le scorte del vaccino AstraZeneca per vaccinare una platea più ampia di italiani è uno dei punti emersi, anche dopo la circolare del ministero sull'unica dose di vaccino a chi ha avuto il Covid, dal vertice tra il commissario per l'Emergenza, Francesco Figliuolo, il ministro della Salute, Roberto Speranza, il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio e i rappresentanti di Iss, Aifa e Agenas. Sul tavolo anche la possibilità di poter estendere l'uso del vaccino AstraZeneca agli 'over 65', ma su questo aspetto occorre il parere dell'Aifa.
Un video emozionale in live streaming sui canali Centergross, il più grande polo europeo della moda pronta; una spettacolare proiezione ambientata in una prestigiosa location, Palazzo Re Renzo, nel centro di Bologna. È qui che lunedì 8 marzo, alle ore 21.00, andrà in scena 'Summer in Italy', anticipazione delle tendenze primavera/estate 2021 per presentare l’eccellenza della moda pronta di qualità frutto delle idee e della creatività 100% made in Italy. Un evento che Centergross e il Comune di Bologna organizzano con le aziende partecipanti, partner e sponsor per ripartire insieme nonostante il perdurare dell’emergenza sanitaria e contribuire ad affermare l’importanza di uno dei distretti moda produttivi più strategici non solo per l’economia bolognese, ma per l’Italia intera all’interno dello scacchiere internazionale della moda mondiale, settore atterrato, a causa della pandemia, sulle più svariate piattaforme digitali per poter presentare le proprie collezioni. Con la nuova presidenza affidata a Piero Scandellari, Centergross ha varato un piano strategico improntato su un nuovo posizionamento all’interno del mercato fashion, attraverso una nuova comunicazione e una nuova immagine capace di cogliere le sfide di innovazione che i nuovi contesti esigono a vantaggio di un distretto di fondamentale importanza non solo locale, ma anche nazionale e internazionale. In un susseguirsi di immagini, fra outfit colorati e ricercatezza di tessuti, alcuni dei brand presenti nel polo commerciale, selezionati per l’occasione, daranno vita a un fashion show che riecheggia gli anni ’80, quelli del boom economico della moda, dell’esplosione di quel prêt- á-porter che ha decretato la nascita e il successo del made in Italy. Centergross, nato proprio 44 anni fa a Bologna, rappresenta oggi la più grande area commerciale B2B europea della moda pronta italiana: 1 milione di metri quadri la superficie totale di cui 400mila area espositiva e 100 mila metri quadri dedicati ad area uffici e servizi; 5 miliardi di euro il volume di affari annuo di cui 3,5 relativo alla moda e 60% riferito all’export, migliaia di buyers giornalieri (dati pre-pandemia), 6 mila gli addetti diretti (a cui si aggiunge l’indotto). Un colosso tutto italiano dove hanno sede 680 attività commerciali di livello nazionale e internazionale di cui circa 400 brand moda, 98 aziende tessili e accessori, 94 commercio e alta tecnologia e oltre 100 fornitori di servizi con piattaforme e ambienti digitali che si integrano e dialogano con luoghi reali. Una formula vincente racchiusa nella forza del gruppo per affrontare i mercati interni ed esterni e che oggi, più che mai, conferma la validità di una scelta che quattro decenni fa sembrava visionaria, ma che proprio in un momento storico tanto tragico quanto inaspettato, si manifesta in tutta la sua attualità e validità. "Nel corso di questi mesi - sottolinea Matteo Lepore, assessore Cultura e promozione del Comune di Bologna - ho più volte avuto modo di toccare con mano come il tessuto produttivo di Bologna sia molto provato dagli effetti della pandemia, ma non si arrenda. Centergross e il comparto del pronto moda sono uno dei motori trainanti dell'economia locale. Già da tempo collaboriamo assieme al Centergross per iniziative legate al fashion, come la sfilata realizzata negli ultimi due anni al Pincio. Mi auguro che anche attraverso questo nuovo progetto il comparto del pronto moda possa ripartire". Produzione veloce, distribuzione ininterrotta e repentini riassortimenti fanno sì che il pronto moda arrivi a fasce sempre più estese di mercato diventando un vero e proprio fenomeno in continua crescita. “In un mercato così difficile, esposto ad aperture e chiusure improvvise - afferma Piero Scandellari, presidente Centergross - il sistema della moda pronta italiana da indossare dimostra non solo di trovare linfa da questa situazione, ma che si possa continuare a rappresentare e forse anche incrementare la sua percentuale di approvvigionamento sul mercato globale del fashion. Alla fine del lockdown, il pronto moda ha avuto il pregio e la capacità di poter rispondere immediatamente a questi inediti 'nuovi ritmi' fornendo al mercato, nel giro di una settimana, la produzione e le novità da inviare a store e negozi e rispondere alle richieste di freschezza e idee innovative che i consumatori, stremati dall’isolamento, chiedevano". "Le condizioni in cui, a un anno dallo scoppio della pandemia, siamo costretti ancora ad operare, hanno portato le istituzioni ad aiutarci non solo concedendoci un importante supporto come le location prestigiose, ma l’apprezzamento e la soddisfazione dell’operatività dei brand di Centergross e dell’organizzazione di questo evento è tale che c’è l’interesse a proseguire per fare di Bologna e di Palazzo Re Renzo un potenziale centro dove presentare annualmente le nuove idee pronto moda italiano in termini di qualità superiore di tessuti, di idee e di stile”. Innegabili i vantaggi del sistema del pronto moda italiano: da una parte, un modello di business vincente che si basa sulla velocità di realizzazione del prodotto, di distribuzione che permette di avere un riassortimento continuo di collezioni anche settimanali evitando giacenze di magazzino con risparmio sia sulle strutture per contenerle che sulle immobilizzazioni finanziare; dall’altra, la ridotta catena produttiva, crea collezioni di grande tendenza dai fortissimi contenuti moda e di ottima qualità a prezzi accessibili. La narratrice dell’evento, Irene Colombo, accompagnerà in un viaggio appassionante per scoprire le creazioni di Adriano Langella, Berna, Hamaki-ho, King Kong, Loft1, Paquito, Rinascimento, Sophia Curvy, Souvenir, Susy Mix, Takeshy Kurosawa, Xagon man, lungo un viaggio ideato dalla mentre creativa di Roberto Corbelli, art director dell’evento che con l’organizzazione di Riccardo Collina, Phygital export manager Centegross, hanno immaginato un set anni ’80, in cui modelle e modelli compongono un puzzle all’interno di una immaginaria vetrina, dando vita a tableau vivant dal sapore retro che guardano a un futuro sempre più presente, con capi intercambiabili elaborati da una fucina di giovani talenti, tessuti freschi ma ricercati, frutto di un lavoro improntato alla qualità, alla creatività, all’innovazione tecnologica, nel rispetto di procedure etiche e sostenibili.
L'OM sarebbe sulle tracce del centrocampista cileno dell'Inter: opportunità per risanare il bilancio societario?
Nicola Zingaretti annuncia le dimissioni da segretario - "Nel partito si parla solo di poltrone, mi vergogno", scrive - e si alza il coro di 'no' fra i dem che chiedono al leader di ripensare alla decisione e di rimanere al suo posto. Da Boccia a Delrio e Franceschini, passando per Orlando e Provenzano, ecco chi vuole che Zingaretti non si dimetta. "Nel momento più drammatico della storia recente del Paese e nel momento più difficile della storia del Partito democratico, Nicola Zingaretti è stato un faro sia per il governo che per il Pd. Credo che nessuno possa mettere in dubbio fatti oggettivi, oltre alla sua serietà e alla sua lealtà verso la comunità dem. E penso che l'Assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario del Pd che, grazie alla sua guida, è uscito da uno dei periodi più bui della sua storia", così su Facebook il deputato Pd, Francesco Boccia. "Abbiamo sulle spalle non solo il destino del Pd ma una responsabilità più grande nei confronti di un Paese in piena pandemia. Il gesto di Nicola Zingaretti impone a tutti di accantonare ogni conflittualità interna, ricomponendo una unità vera del partito attorno alla sua guida". Lo scrive Dario Franceschini su Twitter. "In un momento così grave e difficile per il Paese il Pd ha bisogno che Nicola, che ha sempre ascoltato tutti, rimanga alla guida del partito. Il dibattito interno è fisiologico e non deve essere esasperato. Ritroviamo insieme la strada". Lo scrive su Twitter il presidente dei deputati Pd Graziano Delrio. "Occorre chiedere a Zingaretti unitariamente di ripensare la sua decisione. Il Pd in un momento così difficile ha bisogno di un riferimento affidabile per affrontare le sfide della fase che abbiamo di fronte". Così ai microfoni di Rainews 24 il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando. "La decisione di Nicola Zingaretti mi addolora. Ne comprendo le ragioni. Spero ci sia lo spazio per un ripensamento. Il Partito Democratico ha bisogno della sua onestà, passione e intelligenza politica". Così Goffredo Bettini, membro della direzione nazionale del Pd, commenta con un post su Facebook. "Nicola Zingaretti ci ripensi, l’assemblea del Pd respinga le dimissioni del segretario. Ci ripensino anche quelli che, in queste ore, hanno logorato il Pd. Siamo in gran tempesta, serve un nocchiero e un equipaggio. Anche per discutere, insieme, di come cambiare a fondo". Lo scrive su Twitter l'ex ministro dem, Peppe Provenzano. "E’ un momento drammatico per il paese alle prese con la terza ondata della pandemia, ma oggi è un momento difficile anche per il Partito Democratico dopo le dimissioni annunciate da Zingaretti. Credo di capire i sentimenti di tanti nostri iscritti, elettori, militanti che chiedono un partito capace di reggere l’urto della crisi e le responsabilità che ci spettano". Lo scrive Gianni Cuperlo su Facebook. "La politica purtroppo riserva anche durezze, per questo credo di intuire i pensieri di Nicola a fronte di scelte discusse in ogni passaggio negli organismi dirigenti e formalmente condivise da tutti. Anche per questo ho condiviso l’indicazione offerta dal segretario all'ultima direzione per un percorso democratico in vista di un congresso da tenere quando le condizioni lo renderanno possibile". "Ora è giusto e importante che il Pd abbia una guida condivisa per affrontare i prossimi mesi e per questo mi auguro che l’assemblea convocata per il 13 e 14 marzo respinga le dimissioni di Nicola". "#dimissioniZingaretti. A forza di tirarla la corda si rompe. Da Nicola Zingaretti ancora una volta un atto di responsabilità e generosità dopo gli appelli dei giorni scorsi caduti nel vuoto di interviste e accuse mentre la gente muore per il Covid. L’assemblea nazionale ne discuterà". Così Stefano Vaccari, responsabile organizzazione Pd, su Twitter. "Il segretario a febbraio aveva proposto un Congresso sull'identità del partito, negli ultimi due mesi ha fatto appelli perché la discussione si sviluppasse negli organismi dirigenti, tutti appelli caduti nel vuoto, ogni giorno c'è stato uno stillicidio di dichiarazioni, interviste tese a demolire la credibilità complessiva del partito. I dirigenti territoriali sono sbigottiti, stanno organizzando una raccolta firme sulla permanenza degli organismi dirigenti alla guida del Pd", dice quindi Vaccari all'Adnkronos. "Non posso immaginare neanche lontanamente che il nostro segretario Zingaretti, eletto al 70% appena due anni fa, voglia dimettersi solo perché colpito dal fuoco amico, quotidiano ed irresponsabile, della minoranza del Pd. Minoranza che per prima, con grande spirito unitario, Nicola aveva coinvolto a tutti i livelli, fino alla segreteria nazionale. Lor signori sappiano che non l'avranno vinta semplicemente perché i loro motivi non sono né politici né valoriali: dicano apertamente che vogliono il congresso solo per determinare un nuovo posizionamento 'al centro' e per conquistare il potere di fare le prossime liste per quando si voterà, forse tra un anno". Così la senatrice del Pd Monica Cirinnà, dopo l'annuncio. "Il nostro popolo a gran voce sta chiedendo a Nicola di ripensarci, di restare al comando di questa nostra nave che sta faticosamente affrontando la 'tempesta perfetta' voluta dai nostri nemici esterni ed interni. Penso soprattutto ai tanti nemici interni, falangi restate nel Pd per farci implodere. E' ora di parlare chiaro: partecipiamo con sofferenza al governo Draghi, che percepiamo come parzialmente estraneo, ma che dobbiamo sostenere lealmente per il bene dell'Italia scossa dalla pandemia. La nostra azione politica resti centrale, andiamo all'Assemblea nazionale, chiedendo a Zingaretti di restare, e stabiliamo tempi e modi di un congresso rifondativo del Pd, come unica grande forza popolare della sinistra italiana", conclude. "Il primo pensiero va al nostro Paese in lotta contro la pandemia: ora ognuno di noi deve fare il suo dovere, dando il meglio senza pensare ad altro. Il Pd si nutre di dialogo leale e il segretario Zingaretti ha il compito e l'onore di continuare a guidarlo”. Lo afferma la vicepresidente del Pd Debora Serracchiani. "In questi mesi noi di Energia democratica abbiamo lavorato con lealtà con Nicola Zingaretti per il bene del Paese. Penso come lui che il nostro partito abbia il dovere di tornare a concentrarsi, unito, sulle emergenze in atto con serietà e responsabilità. E per questo mi auguro che l’Assemblea nazionale possa convincerlo a rimanere segretario". Lo scrive in un post su Facebook Anna Ascani. "Nicola ha fatto bene a porre il tema. Il suo è un gesto di grande coraggio e dignità. Il popolo democratico però ha solo un capitano, eletto peraltro con una grande maggioranza”. E' quanto dichiara Enrico Gasbarra, membro della direzione nazionale Pd. “Bene aver aperto il dibattito - continua Gasbarra -, bene fare chiarezza, bene fermare le correnti di palazzo ma con la guida di Nicola Zingaretti. Chiedo a Nicola di sacrificarsi ancora e di rimanere alla guida del partito perché il Pd, ma soprattutto il Paese, ha bisogno di lui”. "Piena e totale solidarietà a Nicola Zingaretti, che nei due anni da segretario ha tracciato un percorso che ha portato il Pd ad essere un partito ampio, inclusivo, perno dell'azione di governo e apprezzato dagli elettori. Spiace che Nicola sia stato bersaglio di troppi e ingiusti attacchi, anche di tipo personale. Scenari di guerriglia interna non degni di una vera e sana politica. Quella di oggi è una scelta che pesa per tutti noi, la mia personale speranza è che nell'Assemblea nazionale del Pd si possa ricucire lo strappo". E' quanto scrive in una nota il segretario del Pd Lazio, senatore Bruno Astorre. "Comprensibile e condivisibile lo sfogo di Zingaretti, ma Nicola deve rimanere e continuare il suo mandato con la rinnovata spinta dell’Assemblea. Non si può delegittimare ogni volta il leader di turno, men che meno in questa fase di crisi sanitaria ed economica. Le beghe interne avrebbero dovuto essere relegate sullo sfondo, invece hanno prevalso sui temi e sulle scelte strategiche, sulle grandi sfide del futuro. Il Pd parli al paese discutendo profilo, indentita’ e missione nel nuovo governo Draghi". Così Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci Pd e presidente Ali (Autonomie Locali Italiane).
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Il veterinario aveva prescritto per il cane ormai vecchio e gravemente malato l'eutanasia, l'anziano per non pagare spara al cane.
La Slovacchia è il paese con il maggior numero di vittime da Covid-19 in base al numero degli abitanti e gli ospedali sono al collasso. Eppure, il governo trova il modo di sollevare polemiche per un carico di vaccini russi Sputnik acquistati - senza autorizzazione - dal premier MatovičView on euronews
Usa e Ue scettici perché è "il vaccino di Putin". Tra i russi neanche 4 su 10 lo vogliono (e Putin non si è vaccinato). Ma è in 40 paesi, dall'Angola al Guatemala
Le motivazioni alla base della proposta italiana di non accogliere la richiesta di AstraZeneca per l'esportazione di 250.700 dosi di vaccino in Australia sono "il fatto che il Paese destinatario della fornitura (Australia) sia considerato “non vulnerabile” ai sensi del Regolamento (Ue, ndr), il permanere della penuria di vaccini nella UE e in Italia e i ritardi nelle forniture dei vaccini da parte di AstraZeneca nei confronti dell'UE e dell'Italia, l’elevato numero di dosi di vaccino oggetto della richiesta di autorizzazione all’esportazione rispetto alla quantità di dosi finora fornite all’Italia e, più in generale, ai Paesi dell'Ue", si legge in una nota della Farnesina. Il Ministero degli Esteri ha ricevuto lo scorso 24 febbraio una richiesta di autorizzazione all’esportazione di vaccini anti COVID-19 da parte di AstraZeneca, ai sensi del Regolamento UE 2021/111 della Commissione Europea, approvato lo scorso 30 gennaio, “che subordina l’esportazione di taluni prodotti alla presentazione di un’autorizzazione di esportazione”, si spiega ricordando che "in precedenti casi di richieste di autorizzazione ricevuti da AstraZeneca, l’Italia – d’intesa con la Commissione – ha concesso il proprio nulla osta, trattandosi di modiche quantità di campioni destinati ad attività di ricerca scientifica". "Nel caso di quest’ultima richiesta, tuttavia, si trattava di ben 250.700 dosi di vaccino. Per tale ragione il Maeci, dopo aver consultato le altre Amministrazioni italiane competenti – che hanno tutte espresso parere negativo - ha inviato il 26 febbraio scorso la proposta di non autorizzazione alla Commissione europea che, ai sensi del Regolamento, ha l’ultima parola in quanto lo Stato membro è tenuto a decidere “conformemente al parere della Commissione”. La proposta italiana di diniego dell’autorizzazione è stata approvata dalla Commissione Europea e il Ministero degli Affari Esteri ha quindi provveduto, nello stesso giorno, ad emanare formalmente il provvedimento di diniego all’esportazione, notificato alla controparte il 2 marzo 2021.
Nicola Zingaretti annuncia le dimissioni da segretario del Partito democratico, Conte: "Ho conosciuto e apprezzato un leader solido e leale".
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Secondo Columbia Threadneedle Investments, il successo del primo collocamento da parte del Tesoro porterà altri emittenti a lanciare bond a sostegno di investimenti sostenibili
Torniamo a parlare di colori pastello e tagli oversize, perchè non ne avremo mai abbastanza
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