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Auto elettriche sì, pale eoliche no. L’Ungheria delle rinnovabili a due velocità

Avanti tutta con la mobilità elettrica, stop invece all’energia eolica. L’Ungheria sposa le rinnovabili, ma solo a metà. Pari a circa 15 milioni di euro su due anni i fondi stanziati per riversare 30 milioni di auto elettriche sulle strade entro il 2020, con contributi all’acquisto superiori al 20%. E così, dice il governo, ci si batterà anche contro il surriscaldamento climatico. “Quanto ci attendiamo è che questa iniziativa incentivi la mobilità elettrica – dice il sottosegretario allo sviluppo economico, Istvány Lepsényi -. Sempre più auto elettriche e ad emissioni zero, quindi, che circoleranno nelle strade di Budapest e di altre città”. “Nel nome della tutela dell’ambiente il governo ungherese prevede di installare 3.000 postazioni di ricarica – spiega la corrispondente di euronews, Beatrix Asboth -. Per incentivare la diffusione di auto elettriche, sono stati introdotti anche benefici fiscali e semplificazioni normative. Allo stesso tempo, nuove norme vietano però di fatto l’installazione di nuove pale eoliche”. Argomento del ministero dello sviluppo ungherese è la scarsa remuneratività. Le condizioni meteo sfavorevoli renderebbero insomma l’energia eolica troppo costosa. Da qui l’idea di vietare l’installazione di nuove pale in tutto il Paese. Le ambizioni del governo di Victor Orban in materia di energie rinnovabili restano però elevate. “L’Ungheria ha assunto l’impegno, entro il 2020, di coprire il 13% dei consumi con le energie rinnovabili – spiega Orsolya Fülöp, direttrice della ONG Energiaklub -. Ora siamo intorno al 10%, che in sé è già un buon livello. Bisogna però tenere conto del fatto che in questo conteggio una buona parte proviene dalla combustione del legno, che è una tecnica decisamente antiquata”. Da notare, inoltre, che da gennaio dello scorso anno è stata introdotta una tassa anche sui pannelli solari – per quanto riciclabili – pari a due volte quella applicata sulle assai più inquinanti batterie.