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Commercio: Berlino difende la propria industria automobilistica dopo gli attacchi di Trump

Le misure protezionistiche di Donald Trump si ripercuotono sui costruttori automobilistici tedeschi, presi di mira dal presidente eletto degli Usa in una serie di interviste. I titoli di Bmw, Volkswagen e Daimler hanno subito perdite in borsa. Il miliardario ha ribadito l’intenzione di tassare le importazioni di prodotti fabbricati in Messico, come le auto tedesche. Il vicepremier e ministro dell’economia tedesco Sigmar Gabriel ha replicato: “l’industria statunitense ne uscirà più debole e più costosa”. “Se diamo per scontate le affermazioni di Trump allora assisteremo alla fine del libero commercio”, sostiene Carsten Brzeski, capo-economista presso Ing Diba Bank. “È l’inizio di una guerra commerciale, l’inizio di un periodo di protezionismo. La speranza è che alla fine le sue politiche non siano tanto dannose quanto possano sembrare”. I tre costruttori tedeschi hanno investito molto in Messico, la BMW sta realizzando una nuova fabbrica, a San Luis Potosi, che dovrebbe aprire nel 2019. Daimler prevede di cominciare ad assemblare auto Mercedes-Benz nel 2018 in un sito condiviso con Renault-Nissan a Aguascalientes. Volkswagen è fra i primi cinque esportatori di veicoli dal Messico. Ma essi hanno anche quadruplicato la produzione di veicoli leggeri negli Stati Uniti dal 2009. La stessa BMW ha ricordato a Trump che il suo più grande stabilimento al mondo si trova a Spartanburg, in Carolina del Sud.