Conte non si fida del Parma: "Bisognerà stare attenti"
Il tecnico nerazzurro alla vigilia del match contro i ducali.
AGI - Che fossero uomini di Dio è cosa chiara a tutti: tali e quali ad un altro gruppo di cistercensi che, esattamente due secoli dopo, avrebbero fatto la loro stessa fine in circostanze non dissimili. Uccisi, questi ultimi, da un gruppo di estremisti islamici che avevano fatto irruzione nel loro monastero sui monti dell'Atlante marocchino, vero centro di tolleranza e convivenza tra esseri umani e religioni. Quelli che Papa Francesco ha scelto di ricordare, invece, vivevano a Casamari, in mezzo alle paludi pontine. Questa la loro storia, in poche parole, così come Bergoglio in persona l'ha rievocata: “Nel 1799, quando soldati francesi in ritirata da Napoli saccheggiarono chiese e monasteri, questi miti discepoli di Cristo resistettero con coraggio eroico, fino alla morte, per difendere l'Eucaristia dalla profanazione”. Erano in sei. Da ieri i martiri di Casamari sono beati. I sette cistercensi di Tibhirine lo sono già dal 2018. Ognuno ha la sua storia, ognuno i suoi tempi. Quello che interessa, però, non è tanto l'aver ricordato il Pontefice, attraverso la loro esaltazione, l'idea di una Chiesa che soffre per la propria testimonianza: qui e ora, sempre e ovunque. È semmai quello che ha detto dopo averne ricordato la beatificazione, vale a dire questo: “Il loro esempio ci spinga a un maggiore impegno di fedeltà a Dio, capace anche di trasformare la società e di renderla più giusta e fraterna”. Giustizia e fraternità: concetti molto cari alla cultura laica; soprattutto il secondo, che a sua volta il Pontefice ha fatto proprio – essendo costretto per l'occasione a ricordarne l'origine Francescana – in occasione della sua ultima enciclica. Ora, se si accosta a questo fatto l'essere avvenuta quella strage nel 1799, la cosa acquista un'altra luce perché quei soldati – Francesco lo ha ricordato – erano in ritirata da una Napoli che per qualche mese aveva vissuto l'esperienza di una repubblica giacobina creata sull'onda della campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte. Una memoria mai condivisa Alla sconfitta di quell'esperienza avevano concorso tanto i cannoni di Orazio Nelson quanto le armate sanfediste del cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria. Fu la fine di un progetto basato sul trinomio “libertà, uguaglianza e fraternità” caro alla rivoluzione d'oltralpe. E alla vera fraternità il Pontefice s'è richiamato, a sottolineare che sulla punta delle baionette non si porta mai niente di buono. Così facendo, comunque, Bergoglio è entrato in un dibattito mai del tutto esaurito nella cultura italiana, che non ha ancora trovato una memoria condivisa nemmeno su quei fatti occorsi 220 anni fa. In fondo non deve sorprendere: dietro a quello che viene presentato talvolta, con una certa mancanza di flessibilità, come lo scontro tra le forze riformatrici e progressiste da una parte e quelle reazionarie e clericali dall'altra si cela in realtà una delle grandi questioni su cui si basa la nascita dell'Italia unitaria. Il rapporto dei cattolici, vale a dire, con la modernità. A guardar bene la questione è rimasta aperta a cominciare dal giorno in cui si chiuse la storia della Repubblica Partenopea. Da sempre citata dai cattolici conservatori come esempio di repressione anticristiana da parte di un laicismo letteralmente giacobino (nel senso di intollerante e dalla ghigliottina facile), la Repubblica Napoletana è stata considerata dai laici italiani come l'occasione, mancata, per legare la Penisola al carro delle nuove idee, al pari delle grandi potenze europee. Ancora all'inizio degli anni '90 – del Novecento – la questione dette vita di un vero e proprio Historikerstreit aperto dalla pubblicazione di un saggio di Vittorio Emanuele Giuntella. Storico, cattolico non certo di destra, specialista del Settecento italiano. Scrisse in uno studio proprio sulla Repubblica del ‘99, Giuntella (ma riprendeva il concetto caro a Jean Guitton, secondo il quale “Libertà Uguaglianza e Fraternità” sono le declinazioni laiche della Carità cristiana), scrisse Giuntella insomma che “il vero significato storico del cattolicesimo democratico nel triennio giacobino sta nel confronto drammatico del cristianesimo e dei suoi valori perenni con la rivoluzione, i suoi pensieri e le sue istituzioni”. In altre parole: se in quel momento nasce il cattolicesimo democratico, questo avviene perché fu allora che la fortissima cultura cattolica si confrontò con gli ideali rivoluzionari che hanno generato molto della contemporanea laicità, facendone propri gli stimoli e le positività ma senza peraltro trovarvi niente di superiore a se stessa. Replicò sull'altro fronte Italo Mereu, storico del diritto e esponente della cultura laica, che “il sintagma ‘cattolicesimo democratico' non significa adesione ai principi della Rivoluzione francese, ma un modo diverso di opporvisi”. Più subdolo, magari. Da allora la faccenda è rimasta congelata, finché oggi il Papa non l'ha affrontata nuovamente, anche se non direttamente. A Casamari come a Tibhirime Il suo richiamo alla Fraternità, pertanto, ha un valore più profondo di una semplice assonanza concettuale tra la sua enciclica e un evento storico perso nel tempo. È un richiamo al mondo moderno: sulla scorta di Guitton il Pontefice sfida il mondo contemporaneo a far proprie le radici profonde del cristianesimo, perché solo attraverso di esse un mondo che va vivendo la tragedia della pandemia potrà ritrovare se stesso. Non è tanto o solo il cristianesimo, pare dire, a non aver saputo affrontare ai tempi della Repubblica Partenopea la sfida del mondo moderno, ma viceversa è quest'ultimo che deve far proprie le sfide del cristianesimo. Magari ammettendo che, anche alla sua nascita, nel 1799, vi furono gravi errori; magari ammettendo che il fanatismo di chi vuole profanare un'ostia e ammazza dei frati inermi è lo stesso: a Casamari come a Tibhirine. Può farlo solo restando se stesso, inverandosi di libertà, eguaglianza e fraternità. Che sono le tre declinazioni laiche della Carità.
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AGI - Con l'aggravamento delle condizioni di salute di Alexei Navalny viene evocato il rischio che il dissidente russo in sciopero della fame possa morire in carcere. Dagli Usa l'Amministrazione Biden ha fatto sapere alla Russia che "ci saranno conseguenze" se Navalny non dovesse uscire vivo dalla prigione. "Abbiamo comunicato al governo russo che ciò che accade a Navalny sotto la loro custodia e' una loro responsabilità e saranno ritenuti responsabili dalla comunità internazionale", ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, parlando alla Cnn. "Per quanto riguarda le misure specifiche che intraprenderemo, stiamo esaminando una serie di risposte diverse che attueremo e non ho intenzione di rivelarle pubblicamente in questa fase", ha spiegato Sullivan. "Non permetteremo che Navanly muoia in prigione", ha assicurato dal fronte russo l'ambasciatore nel Regno Unito, Andrei Kellin, intervistato dalla Bbc. Il diplomatico ha affermato che Mosca sta garantendo adeguate cure mediche al 44enne e che le richieste di assistenza medica avanzate dal suo staff puntano solo ad "attirare l'attenzione" dei media internazionali. L'Unione europea chiede alla Russia la liberazione "immediata e senza condizioni" di Alexei Navalny: ad affermarlo è il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, che in una dichiarazione ha fatto anche appello a Mosca perche' consenta al detenuto l'accesso a "medici di sua fiducia". La presa di posizione arriva dopo che lo staff del dissidente russo, che in carcere sta facendo lo sciopero della fame, ha avvertito che Navalny rischia di morire da un momento all'altro a causa dell'aggravamento delle sue condizioni. Se ne parlerà domani alla riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue. Borrell ha sottolineato che l'Ue è "profondamente preoccupata" per la sorte di Navalny e ritiene "le autorità russe responsabili della sua sicurezza e della sua salute". I ministri degli Esteri dell'Ue discuteranno lunedì del caso Navalny nel corso della loro riunione periodica: lo ha annunciato il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, alla Bild. Il capo della diplomazia della Germania ha chiesto "con urgenza" alle autorità russe di fornire "un trattamento medico adeguato" al dissidente russo, alla luce dell'aggravamento "molto preoccupante" delle sue condizioni". Navalny è detenuto nel campo di Pokrov, 100 chilometri a est di Mosca.
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AGI - Non si placano le tensioni in Val di Susa, con il movimento No Tav che negli ultimi giorni è tornato a farsi sentire a San Didero, in prossimità del cantiere del nuovo autoporto. Stanotte gli ennesimi disordini, con un centinaio di manifestanti che hanno raggiunto il parcheggio antistante il cantiere, lanciando per circa un'ora sassi e bombe carta verso gli agenti di polizia ed esplodendo fuochi d'artificio. "Le forze dell'ordine hanno lanciato lacrimogeni e utilizzato mezzi idranti per mantenere a distanza i facinorosi che si sono barricati lungo la recinzione della linea ferroviaria, bloccando la circolazione del traffico per circa un'ora. Nessun contatto diretto tra manifestanti e reparti inquadrati", ha spiegato in una nota la questura. Durante i disordini ad avere la peggio è stata un'attivista, rimasta gravemente ferita al volto. La donna si chiama Giovanna Saraceno e, da quanto si apprende, sarebbe una esponente dello spazio antagonista Newroz di Pisa, da anni in prima linea nella lotta al Tav in Val di Susa. Su quanto avvenuto in valle esistono due versioni dei fatti: la prima, sostenuta dal movimento No Tav, imputa il ferimento a un lacrimogeno "lanciato ad altezza uomo dai poliziotti". Al contrario, per la questura il "trauma da corpo contundente" non sarebbe stato provocato da un lacrimogeno, che a distanza di 30-40 metri si sfaldano in dischi di sostanza polverosa di pochi millimetri, che si incendiano e fanno fumo. La manifestante, che in un primo momento era stata trasportata all'ospedale di Rivoli con una prognosi di 25 giorni, stamattina è stata trasferita all'ospedale Molinette di Torino. Poco dopo, il movimento ha diffuso una fotografia che mostra il volto tumefatto della donna. L'episodio ha scatenato l'ira del movimento. La solidarietà dei leader No-Tav "Le forze dell'ordine hanno avuto una reazione spropositata a questo atto di solidarietà, scatenando un fitto lancio di lacrimogeni ad altezza uomo colpendo una ragazza, Giovanna Saraceno, in pieno volto, provocandole due emorragie cerebrali e plurime fratture al volto", ha spiegato la referente No Tav Martina Casel, che ha poi aggiunto come "la polizia si è presentata in ospedale entrando nella stanza di Giovanna per interrogarla, contrariamente a quanto definiscono le norme anti-Covid, che vietano l'ingresso in ospedale a esterni, compresi i parenti". Per Ermelinda Varrese, volto storico della lotta in Val Susa "questa generosa donna è una valsusina acquisita fin dagli albori del movimento No Tav. Infatti, è sempre stata presente dal 2005 in poi con sua figlia, ha anche vissuto in valle per qualche tempo e in ogni occasione possibile è sempre stata pronta a sostenere la lotta No Tav". Gli fa eco la consigliera comunale di San Didero Loredana Bellone, secondo cui "l'occupazione militare del territorio di San Didero è un fatto molto grave ed è inaccettabile che le forze di polizia non permettano il normale svolgimento della vita quotidiana del paese". Bellone ha quindi denunciato "il comportamento ignobile delle forze dell'ordine che hanno causato il grave ferimento di Giovanna". Per Guido Fissore, attivista storico del movimento che si oppone alla Torino-Lione "questo non è un incidente ma un attentato vero e proprio. Il movimento No Tav non molla ed è pronto a resistere. Ieri sera si è sfiorata una tragedia che possiamo definire annunciata perchè purtroppo queste modalità le abbiamo già incontrate negli anni passati quando, già in altre occasioni, il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo ha causato diversi ferimenti gravi. Ad esempio, la perdita di un occhio, svariate fratture al volto e alla testa. Lo diciamo infatti da anni, è inaccettabile che le forze di polizia, in uno stato democratico, violino ogni convenzione dei diritti umani partendo dalla privazione del diritto di manifestazione arrivando a sparare ad altezza uomo lacrimogeni he ricordiamo essere vietati dalla convenzione di Ginevra".
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Sono 12.694 i contagi da coronavirus in Italia oggi, 18 aprile, secondo i dati regione per regione del bollettino della Protezione Civile. Da ieri, registrati altri 251 morti. Sono 230.116 i tamponi effettuati nelle ultime 24 ore con un tasso di positività al 5,51% (ieri era al 4,6%). 163 gli ingressi in terapia intensiva in un giorno, 23.648 ricoverati con sintomi. Considerando le persone dimesse, in rianimazione cala a 3.311 il numero totale dei ricoverati, 29 in meno rispetto a ieri. I ricoverati con sintomi sono 452 in meno in 24 ore, così il totale dei pazienti nei reparti covid scende a 23.648. Dall'inizio dell'emergenza sono state contagiate dal covid-19 3.870.131 persone mentre ne sono morte 116.927. I dimessi/guariti in 24 ore sono 13.135, che portano il totale delle persone che dall'inizio dell'emergenza hanno superato il virus a 3.248.593. Sono 697 in meno gli attualmente positivi, ovvero le persone con covid-19 seguite dal sistema sanitario nazionale. In totale a oggi in Italia sono 504.611 le persone positive al Sars Cov2. LOMBARDIA - Sono 1.782 i nuovi contagi da coronavirus in Lombardia secondo il bollettino di oggi, 18 aprile. La tabella dei dati dalla regione registra inoltre altri 64 morti. Il rapporto tamponi/positivi è al 5,2%. 599 i nuovi casi a Milano e provincia nelle ultime 24 ore. VENETO - Sono 761 i contagi da coronavirus in Veneto, oggi, secondo i dati del bollettino della Protezione Civile. Da ieri, registrati altri 16 morti, che portano il totale a 11.104 dall'inizio dell'emergenza legata all'epidemia di covid-19. Gli attuali positivi sono 26.444, con un calo di 199 unità. Altri 944 guariti nelle ultime 24 ore. LIGURIA - Sono 259 i contagi. Da ieri, registrati altri 5 morti, che portano il totale a 4.072 dall'inizio dell'emergenza legata all'epidemia di covid-19. Gli attuali positivi sono 6.928, con un calo di 41 unità. Altri 295 guariti nelle ultime 24 ore. SARDEGNA - Sono 351 i nuovi contagi da coronavirus in Sardegna secondo il bollettino di oggi, 18 aprile. La tabella dei dati della Regione registra inoltre altri 2 morti. Sono 51.543 i casi di positività al Covid-19 complessivamente accertati in Sardegna dall’inizio dell'emergenza. In totale sono stati eseguiti 1.125.925 tamponi, per un incremento complessivo di 3.777 test rispetto al dato precedente. EMILIA ROMAGNA - Sono 1.104 i nuovi contagi da coronavirus in Emilia Romagna secondo il bollettino di oggi, 18 aprile. La tabella dei dati dalla Regione registra inoltre altri 21 morti. Dall’inizio dell’epidemia nella regione si sono registrati 358.329 casi di positività, 18.372 il totale dei tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 6%. VALLE D'AOSTA - Sono 29 i nuovi casi da ieri. Nessun decesso registrato. LAZIO - Sono 1.127 i contagi da coronavirus nel Lazio oggi, 18 aprile, secondo i dati del bollettino della regione. Da ieri, registrati altri 25 morti. A Roma, segnalati 500 casi. Nel dettaglio, "su oltre 12 mila tamponi (-3.201) e oltre 15 mila antigenici per un totale di oltre 27 mila test, si registrano 1.127 casi positivi (-251), 25 i decessi (=) e +1.140 i guariti", dice l'assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato. "Diminuiscono i casi, i ricoveri e le terapie intensive, mentre sono stabili i decessi. il rapporto tra positivi e tamponi e’ a 9%, ma - spiega - se consideriamo anche gli antigenici la percentuale e’ al 4%. I casi a Roma citta’ sono a quota 500. Nel Lazio raggiunto il tetto di 1,5 mln di somministrazioni e un cittadino su cinque ha già ricevuto una dose di vaccino". Inoltre dal monitoraggio Dep-Seresmi: dei casi finora confermati l'età media è di 45 anni, equamente ripartiti tra maschi (48,7%) e femmine (51,4%). Nelle province si registrano 253 casi e sono sette i 7 nelle ultime 24h. A Latina 112 casi, a Frosinone 85 contagi e 6 morti. A Viterbo 30 positivi. a Rieti 26 contagi e 1 morto. CAMPANIA - Sono 1.700 i contagi secondo i dati del bollettino della regione. Registrati altri 18 morti. I nuovi casi sono stati individuati dall'analisi di 17.541 tamponi molecolari. La percentuale di tamponi positivi sul totale dei tamponi molecolari analizzati è pari al 9,69%. I nuovi positivi risultati sintomatici sono 620. Nel bollettino odierno diffuso dall'Unità di crisi della Regione Campania sono inseriti 18 nuovi decessi, 16 dei quali avvenuti nelle ultime 48 ore e 2 avvenuti in precedenza, ma registrati ieri. Il totale dei decessi in Campania da inizio pandemia è 5.952. I nuovi guariti sono 1.511, il totale dei guariti è 270.531. In Campania sono 146 i pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva, 1.529 i pazienti Covid ricoverati in reparti di degenza. Nel dettaglio, sono 279 i casi di coronavirus emersi ieri a Napoli città su un totale di 2.676 tamponi molecolari analizzati. Dei 1.700 nuovi positivi registrati ieri in Campania, sono 1.045 quelli relativi a residenti in provincia di Napoli (8.925 i tamponi molecolari analizzati). La seconda provincia con più casi in Campania è quella di Caserta, 278 positivi su 2.242 tamponi, seguita dalla provincia di Salerno con 244 casi su 3.285 tamponi, la provincia di Benevento con 71 casi su 624 tamponi e la provincia di Avellino con 57 casi su 567 tamponi. PIEMONTE - Sono 751 i contagi da coronavirus in Piemonte oggi, 18 aprile, secondo i dati del bollettino della regione. Da ieri, registrati altri 3 morti. L’Unita’ di Crisi evidenzia che i 751 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 28 dopo test antigenico) sono pari al 6,7% di 11.177 tamponi eseguiti, di cui 4.790 antigenici. Dei 751 nuovi casi, gli asintomatici sono 323 (43%). ABRUZZO - Sono 258 i contagi oggi, 18 aprile, secondo i dati del bollettino della regione. Da ieri, registrati altri 4 morti. Nel dettaglio, i 258 nuovi positivi (di età compresa tra 5 mesi e 94 anni - 64 Aq, 59 Ch, 8 Pe, 117 Te, 10 residenti fuori regione o con residenza in accertamento), sono stati individuati su 4.223 tamponi molecolari e 2.053 test antigenici. I guariti sono 56.951 guariti (+25), 10.100 attualmente gli positivi (+229), 506 ricoverati in area medica (-9), 56 ricoverati in terapia intensiva (+2), 9.538 in isolamento domiciliare (+236). PUGLIA - Sono 1.278 i nuovi casi. Da ieri, resi noti altri 17 morti. Nel dettaglio, scende la curva dei nuovi contagi rispetto a ieri, a fronte di una diminuzione del numero dei tamponi. In lieve aumento il numero dei decessi, crescono in modo costante i guariti e calano ancora gli attuali positivi e i ricoverati. Come si può osservare nel bollettino epidemiologico quotidiano stilato dalla Regione, sulla base delle informazioni del Dipartimento della salute, 10.201 test, sono emersi 1.278 casi positivi: 474 in provincia di Bari, 96 in provincia di Brindisi, 114 nella provincia Bat, 239 in provincia di Foggia, 137 in provincia di Lecce, 211 in provincia di Taranto, 1 caso di residente fuori regione, 6 casi di provincia di residenza non nota. Sono 51.438 i casi attualmente positivi mentre ieri erano 51.515 (-77). I pazienti ricoverati sono 2.174 mentre ieri erano 2.191 (-17). Il totale dei casi positivi Covid in Puglia dall'inizio dell'emergenza è di 220.231 così suddivisi: 85.426 nella provincia di Bari; 21.461 nella provincia di Bat; 16.162 nella provincia di Brindisi; 40.106 nella provincia di Foggia; 21.422 nella provincia di Lecce; 34.584 nella provincia di Taranto; 730 attribuiti a residenti fuori regione; 340 provincia di residenza non nota. FRIULI VENEZIA GIULIA - Oggi in Friuli Venezia Giulia su 4.147 tamponi molecolari sono stati rilevati 169 nuovi contagi con una percentuale di positività del 4,07%. Sono inoltre 3.903 i test rapidi antigenici realizzati, dai quali sono stati rilevati 52 casi (1,33%). I decessi registrati sono 8, a cui se ne aggiungono cinque pregressi; i ricoveri nelle terapie intensive rimangono 57, mentre calano quelli in altri reparti che risultano essere 377. Lo comunica il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi. I decessi complessivamente ammontano a 3.601, con la seguente suddivisione territoriale: 762 a Trieste, 1.913 a Udine, 654 a Pordenone e 272 a Gorizia. I totalmente guariti sono 84.937, i clinicamente guariti 5.087, mentre le persone in isolamento oggi scendono a 9.064. Dall'inizio della pandemia in Friuli Venezia Giulia sono risultate positive complessivamente 103.123 persone con la seguente suddivisione territoriale: 19.929 a Trieste, 49.467 a Udine, 20.054 a Pordenone, 12.530 a Gorizia e 1.143 da fuori regione. SICILIA - Nella regione 875 nuovi casi e 10 morti nelle ultime 24 ore. TOSCANA - Sono 958 i nuovi contagi di Coronavirus in Toscana secondo i dati del bollettino di oggi, 18 aprile, anticipati dal governatore Eugenio Giani su Facebook. "I nuovi casi registrati in Toscana sono 958 su 20.407 test di cui 14.362 tamponi molecolari e 6.045 test rapidi. Il tasso dei nuovi positivi è 4,69% (14,5% sulle prime diagnosi)", fa sapere il presidente della regione, che fa anche il punto della situazione sui vaccini alle persone fragili. Segnalati altri 28 decessi. CALABRIA - Sono 500 i contagi registrati nelle ultime 24 ore. Da ieri, altri 6 morti. MARCHE - Sono 277 i nuovi contagi di Coronavirus nelle Marche secondo i dati del bollettino di oggi, 18 aprile. Da ieri sono stati processati 3.491 tamponi, l'indice di positività è al 10%. I nuovi casi sono così distribuiti sul territorio: 42 in provincia di Macerata, 53 in provincia di Ancona, 113 in provincia di Pesaro-Urbino, 23 in provincia di Fermo, 31 in provincia di Ascoli Piceno e 15 fuori regione. Questi casi comprendono soggetti sintomatici (53 casi rilevati), contatti in setting domestico (69 casi rilevati), contatti stretti di casi positivi (63 casi rilevati), contatti in setting lavorativo (8 casi rilevati), contatti con coinvolgimento di studenti di ogni grado di formazione (4 casi rilevati), screening percorso sanitario (2 casi rilevati). Per altri 78 casi si stanno ancora effettuando le indagini epidemiologiche. Nel Percorso Screening Antigenico sono stati effettuati 416 test e sono stati riscontrati 43 casi positivi (da sottoporre al tampone molecolare). BASILICATA - Sono 147 i nuovi contagi di coronavirus in Basilicata secondo i dati del bollettino di oggi, 18 aprile. Non ci sono stati morti nelle ultime 24 ore. Da ieri sono stati processati 1.357 tamponi molecolari. I lucani guariti o negativizzati sono 80. Aggiornando i dati complessivi, i lucani attualmente positivi salgono a 5.558 (+66), di cui 5.375 in isolamento domiciliare. Sono 15.623 le persone residenti in Basilicata guarite dall'inizio dell'emergenza sanitaria e 479 quelle decedute. In calo il numero dei ricoverati nelle strutture ospedaliere lucane, sono 183 (+3): al San Carlo di Potenza 33 nel reparto di malattie infettive, 36 in pneumologia, 17 in medicina d'urgenza, 7 in terapia intensiva e 19 in medicina interna Covid; all'ospedale Madonna delle Grazie di Matera 37 nel reparto di malattie infettive, 19 in pneumologia, 9 in medicina interna Covid e 6 in terapia intensiva. In lieve calo il numero dei posti letto occupati in terapia intensiva, sono 13 (-1). Dall'inizio dell'emergenza sanitaria sono stati analizzati 305.045 tamponi molecolari, di cui 280.269 sono risultati negativi, e sono state testate 179.332 persone.
Alexei Navalny in pericolo di vita e l'Ue chiede, oltre al "rilascio immediato e incondizionato" che "le autorità russe concedano immediato accesso ai medici di fiducia" del dissidente. E' quanto afferma in una dichiarazione Josep Borrell, Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza della Ue, sottolineando la "profonda preoccupazione" dell'Unione Europa per notizie sul "continuo peggioramento delle condizioni di salute di Navalny nella colonia penale" dove il dissidente russo è rinchiuso. "Le autorità russe sono responsabili per la sicurezza e la salute di Navalny nella colonia penale e noi le riteniamo tali", aggiunge Borrell che poi ribadisce la richiesta della Ue della scarcerazione del dissidente, come lui stesso ha chiesto in occasione della sua visita a Mosca lo scorso febbraio. "La Ue continuerà a chiedere il suo rilascio immediato ed incondizionato dal momento che noi consideriamo la sua condanna politicamente motivata e contraria agli obblighi della Russia in materia di diritti umani", conclude.
I due aggressori erano scappati dopo aver colpito, a Colleferro, il ragazzo con calci e pugni, lasciandolo privo di sensi.
AGI - L'Atalanta beffa la Juventus all'84' centrando 3 punti importantissimi per la corsa alla Champions League. Decide un siluro deviato di Malinovskyi, che permette alla squadra di Gasperini di superare la formazione di Pirlo e prendersi il terzo posto della classifica. La partita al Gewiss Stadium è molto avvincente, con le due formazioni che si danno battaglia in tutte le zone del campo, giocando a ritmi molto alti. La prima vera occasione è per i bergamaschi al 24', quando Pessina si libera al limite dell'area e calcia trovando una deviazione provvidenziale di de Ligt. La palla gol più grande però capita sui piedi di Morata una decina di minuti più tardi, con lo spagnolo che non riesce ad approfittare di un errore di Maehle sbagliando lo scavetto davanti a Gollini. Nella ripresa il match resta vivo e imprevedibile, ma nè l'Atalanta nè la Juventus trovano il modo di far male alla rispettiva retroguardia avversaria. Lo 0-0 sembra ormai scritto, ma all'84' il siluro del neo entrato Malinovskyi, con una deviazione decisiva di Alex Sandro, regala 3 punti pesantissimi alla squadra di Gasperini. Lazio Benevento 5-3 Quinta vittoria consecutiva per la Lazio, che passa con qualche brivido in casa con il Benevento per 5-3. Oltre agli autogol di Depaoli e Montipò, segnano Immobile (doppietta e rigore sbagliato) e Correa, mentre Sau, Viola e Glik servono a poco per la formazione campana. I biancocelesti salgono a quota 58 punti in classifica, portandosi momentaneamente a -1 dal Napoli, impegnato stasera contro l'Inter. Avvio forte dei biancocelesti, che colpiscono un palo con Immobile dopo appena 4 minuti, sbloccando poi le marcature al 10': il protagonista è ancora il capitano laziale, che deposita in rete con l'aiuto di una deviazione decisiva di Depaoli. Tutto di Immobile invece il raddoppio capitolino al 20', propiziato da un bellissimo assist di Milinkovic. Al 37' c'è spazio anche per il tris della Lazio, con il calcio di rigore conquistato e realizzato dal Tucu Correa, prima dell'intervallo invece il Benevento torna in gara con la perla di Sau che vale il 3-1. Ad inizio ripresa però la squadra di Simone Inzaghi richiude subito il discorso con il secondo autogol campano di giornata, stavolta di Montipò sul cross basso di Correa. Il portiere giallorosso si riscatta parzialmente poco più tardi, parando un calcio di rigore ad Immobile. Penalty da una parte, penalty dall'altra: Marusic trattiene in area un avversario e Viola dal dischetto fa 4-2. Lapadula troverebbe addirittura la terza rete ospite che riaprirebbe ancor più chiaramente il match, ma una spinta di Caldirola punita dal Var rende vano il gol dell'attaccante. 4-3 che arriva comunque nel finale ad opera di Glik, ma è una rete inutile nonostante tenga vive le speranze del Benevento negli ultimi scampoli di gara. Immobile fissa il finale sul 5-3. Bologna Spezia 4-1 Il Bologna supera lo Spezia con un bel poker tornando a vincere dopo due sconfitte di fila. Finisce 4-1 al Dall'Ara, grazie alle reti di Orsolini e Barrow oltre alla doppietta di Svanberg, mentre il sigillo di Ismajli è inutile per i liguri. I padroni di casa sbloccano dopo una decina di minuti dal fischio d'inizio, approfittando di un'ingenuità di Bastoni, che tocca di mano in area regalando un rigore ai rossoblù: Orsolini non sbaglia e fa 1-0. Il Bologna continua a premere e poco dopo raddoppia con Barrow, servito a porta vuota da Schouten dopo una verticalizzazione da applausi di Soriano. La formazione ligure non si arrende e al 34' trova il modo di tornare in partita con una deviazione fortunosa di Ismajli sul corner di Bastoni, pochi istanti più tardi invece il palo nega a Barrow la doppietta personale. Nella ripresa, nel giro di un quarto d'ora, il Bologna chiude il discorso con la doppietta di un super Svanberg, che con due reti sotto porta sigilla i 3 punti dei suoi. Orsolini colpisce una traversa, poi prima del triplice fischio il risultato non cambia più.
Più lui spende, più diventa fondamentale per la tenuta dell'Italia. Dopo di lui, il diluvio