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Francia, Uber alla sbarra. Due dirigenti rischiano il carcere

Al tribunale di Parigi si è aperto il processo contro Uber. Alla sbarra il numero uno della filiale francese Thibaud Simphal e l’ex responsabile per l’Europa occidentale Pierre-Dimitri Gore-Coty. I capi d’imputazione sono sei, tra cui “pratiche commerciali ingannevoli”, “organizzazione di servizio di trasporto illegale”, ma anche “raccolta e conservazione di dati personali illegale”. Il bersaglio invece è uno solo: il servizio UberPOP, sospeso quest’estate nell’Esagono, che metteva in contatto passeggeri e guidatori qualunque per delle corse a pagamento. L’azienda di San Francisco ha già pagato una multa di 150 mila euro. I due manager ora ne rischiano una ancora più salata e fino a 5 anni di carcere. La rabbia di Ahmed Senbel, presidente del sindacato dei tassisti FNTI (costituitosi parte civile): “Il capitale di Uber oggi pesa più di General Motors! Queste persone devono pagare alla Repubblica Francese il dovuto per mantenere il nostro sistema economico e sociale. Non siamo contro i guidatori. Siamo contro una piattaforma americana che non rispetta la legge francese”. Non la pensano così i guidatori delle vetture VTC (in Italia NCC, “Noleggio con Conducente”) della versione più classica di Uber. Questo martedi avevano sospeso il servizio per alcune ore per protestare contro le misure in preparazione da parte del governo di Parigi. Le quali, a loro avviso, andranno a tutto vantaggio dei tassisti tradizionali.