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Germania, Gabriel: “No guerra tra poveri, salario minimo anche ai rifugiati”

Un secco “no”. Così il ministro dell’Economia tedesco Sigmar Gabriel ha risposto a quanti gli suggerivano di eliminare il salario minimo per i rifugiati per permettere loro di trovare lavoro più rapidamente. Richiesta arrivata nei giorni scorsi dai rappresentanti delle elite economiche del Paese, tra cui il presidente dell’istituto IFO di Monaco. Ma per Gabriel una misura del genere “significherebbe mandare un segnale pericoloso”. “Significherebbe mettere gli uni contro gli altri i poveri che vengono qui con quelli che sono già in Germania”, ha detto in parlamento. “Per questo motivo non possiamo accettare tali richieste. Non cambierà nulla in questo senso, signore e signori”, ha concluso. Secondo un documento della Bundesagentur für Arbeit (l’agenzia federale per il lavoro) l’80% dei migranti sarebbero privi di qualifiche: un milione e 200 mila persone il cui livello di educazione non supera nemmeno gli standard europei minimi. L’ottimismo che emerge dal documento, affermano i più maligni, dipenderebbe dal fatto che le domande per i sussidi di disoccupazione previste saranno 400 mila. Il che vorrà dire più risorse per l’agenzia stessa, oggi in ristrutturazione proprio a causa della buona salute del mercato del lavoro tedesco.