Giampaolo: "Non possiamo giocare con paura"
L'allenatore dei granata dopo l'0-0 con lo Spezia.
Decreto Sostegno: intervento sulle cartelle fiscali: stop pagamenti fino 30/4, ma torna la notifica, 10 mld sul lavoro
Il numero uno della FIFA ha parlato di alcune possibili modifiche del regolamento per aumentare lo spettacolo in campo.
AGI - Il film romeno 'Bad luck, banging or loony porn', una satira sulla doppia morale in tempi di video intimi che diventano virali a insaputa degli interessati, si è aggiudicato l'Orso d'oro alla settantunesima edizione, solo virtuale, del festival del cinema di Berlino. La pellicola di Radu Jude ha al centro una maestra di Bucarest che subisce le conseguenze della pubblicazione online, suo malgrado, di un video dove fa sesso. La Romania conquista così di nuovo il trofeo più prestigioso della Berlinale dopo averlo portato a casa nel 2018 con 'Touch me not' di Adinia Pintilie, presente tra i giurati di questa edizione. I trofei verranno assegnati a giugno in una cerimonia dove i premiati saranno presenti in persona.Il Premio Speciale della Giuria è andato invece a 'Wheel of Fortune and Fantasy' del giapponese Ryusuke Hamaguchi. Secondo Orso d'argento in tre anni per il messicano Alonso Ruizpalacios, in corsa con "Una película de policías", lodata per "l'uso magistrale del montaggio". L'Orso d'argento per la migliore sceneggiatura vai invece al sudcoreano Hong Sang-Soo, il cui "Introduction" era partito come favorito. I padroni di casa tedeschi, con quattro pellicole in concorso su quindici, portano a casa l'Orso d'argento per la migliore attrice (Maren Eggert in 'I'm your Man" di Maria Schrader) e un premio della giuria per il documentario "Herr Bachmann und seine Klasse", dedicato a un anziano maestro alle prese con alunni immigrati. A bocca asciutta i cineasti francesi, presenti con Celine Sciamma ("Petite Maman") e Xavier Beauvois ("Albatros") in un'edizione che ha visto in grande spolvero il cinema dell'Europa dell'Est. Altri due Orsi d'argento sono infatti andati alla rappresentanza ungherese: Denes Nagy per la miglior regia con "Natural Light" e Lilla Kizlinger come migliore attrice non protagonista per "Forest" di Bence Fliegauf.
AGI - La Cina avverte Hong Kong e Taiwan che non tollererà la loro collusione con forze esterne, né tentativi indipendentisti dell'isola, su cui rivendica la sovranità. All'apertura dei lavori del Congresso nazionale del popolo, l'organo legislativo del Parlamento cinese, il primo ministro Li Keqiang ha lanciato avvertimenti precisi all'ex colonia britannica e all'isola che si auto-governa, e ha annunciato un aumento delle spese militari del 6,8% nel 2021, a un ritmo lievemente maggiore del 2020, quando venne fissato al 6,6%. Li Keqiang ha ribadito l'adesione di Pechino al principio "un Paese, due sistemi", con cui la Cina si rapporta a Hong Kong dopo la fine dell'era coloniale britannica, e che gran parte della comunità internazionale ritiene ormai ampiamente deteriorato dopo l'introduzione della legge sulla sicurezza nazionale nella città; il premier ha anche avvertito che Pechino "scoraggerà le interferenze di forze esterne". Su Taiwan, il primo ministro ha sottolineato che Pechino intende promuovere una "pacifica crescita di relazioni" con Taipei. In base alla propria interpretazione del "principio dell'unica Cina", non riconosciuto da Taiwan, la Cina rivendica la sovranità sull'isola che si auto-governa, e Li Keqiang ha ribadito la volontà di arrivare alla "riunificazione" di Taipei con la Repubblica Popolare Cinese, aggiungendo che "saremo molto attenti e scoraggeremo con risolutezza ogni attività separatista per l'indipendenza". Il rapporto con Taiwan e Hong Kong è da tempo sotto osservazione degli Stati Uniti, che hanno criticato la repressione degli attivisti pro-democrazia nell'ex colonia britannica, il cui riavvicinamento con l'isola, soprattutto con la precedente amministrazione Usa guidata da Donald Trump, ha fortemente innervosito Pechino. Con Washington, nonostante i rapporti rimangano freddi anche nelle prime settimane dell'amministrazione Biden, la Cina vuole una relazione economica e commerciale fondata sul "rispetto reciproco", ha dichiarato il premier. In fase di discussione in questi giorni a Pechino c'è anche la modifica del sistema elettorale di Hong Kong, per fare in modo che "solo i patrioti" governino la città.La bozza di legge che uscirà dal Congresso nazionale del popolo è un ultimo tassello alla repressione in corso contro i gruppi pro-democrazia, già duramente colpiti dalla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino lo scorso anno. Il testo della legge non è ancora noto, ma secondo quanto anticipato dal vice presidente del Congresso Nazionale del Popolo, Wang Chen, Pechino aumenterà i poteri della commissione elettorale, per colmare le "carenze" attuali ed evitare che elementi "destabilizzanti e anti-Cina" minaccino la sovranità della Cina su Hong Kong. Secondo alcune indiscrezioni, l'iter di approvazione della legge potrebbe fare slittare di un altro anno, al 2022, l'appuntamento con le urne nella città per il rinnovo del Consiglio Legislativo, il parlamento di Hong Kong. Inoltre, la nuova legge prevederebbe un ampliamento sia della commissione elettorale (dal 1.200 a 1.500 membri) e l'aumento del numero di parlamentari (novanta, dai settanta attuali) con una proporzione maggiore rispetto a oggi di membri del Consiglio Legislativo scelti direttamente dalla Commissione Elettorale.
"Un ripensamento non c’è e non ci sarà". Nicola Zingaretti ha messo la parola fine alla sua segreteria e il Pd reagisce allo shock delle dimissioni del segretario, che oggi ha formalizzato la sua decisione con la consegna della lettera alla presidente del partito Valentina Cuppi. Così, al di là delle dichiarazioni ufficiali, le varie componenti dem sono già al lavoro per cercare un accordo su come gestire la nuova fase. A quanto apprende l'Adnkronos, sono in corso interlocuzioni tra i dirigenti delle varie anime del Pd. Le opzioni sul tavolo sono due: eleggere in Assemblea un segretario o indire il Congresso affidando a un reggente la gestione del partito. Su questo stanno ragionando le aree interne, ognuno con sue posizioni. Base riformista e i Giovani Turchi (di Matteo Orfini) sarebbero per perimetrare il mandato della nuova leadership con i tempi di un Congresso anticipato. E la sensazione è che anche le altre aree del Pd, a partire da AreaDem di Dario Franceschini, vedano come inevitabile una scadenza anticipata rispetto al 2023. 'Fianco a Fianco' con Matteo Mauri ha chiesto di "scegliere subito in modo unitario una figura autorevole che ci guidi verso una fase costituente". Ma se la strada fosse questa, non manca chi intravede diverse incognite. Di fatto, per il Congresso sarebbe disponibile una finestra non larghissima a cavallo tra le prossime amministrative e l'inizio del nuovo anno. Un timing che nei vari colloqui avrebbe preso forma. Ma questo 'slot' sarebbe un po' angusto per un vero Congresso e, soprattutto, verrebbe chiuso senza possibilità di proroghe dall'elezione del nuovo capo dello Stato. E infatti oggi c'è anche chi sostiene che si stia ragionando su un congresso dopo il voto sul Colle. "E se, come oggi appare, il Parlamento indicherà Draghi la legislatura finisce e si andrà subito al voto e ci sarebbe una campagna elettorale durissima", ammette 'off the record' un dirigente che sta lavorando dietro le quinte. Insomma, tutti appuntamenti che il Pd non può rischiare di affrontare da comparsa, con una leadership depotenziata. Il tutto, con il governo Draghi da presidiare giorno per giorno per non lasciarlo nelle mani del centrodestra. In questo contesto emergerebbe l'identikit di una 'figura di garanzia', un traghettatore davvero di alto profilo, capace di mettere pace tra le varie anime del partito e garantire tutti. Figura che si potrebbe pescare nel Pantheon dei democratici, per esempio tra gli ex segretari, in una short list che conta il solo Walter Veltroni. Un nome che circola "anche se -ammette uno dei pontieri- ancora nessuno l'ha proposto al diretto interessato". Tra i nomi degli altri ex, anche quello di Pier Luigi Castagnetti. E anche quello di Romano Prodi. Altra opzione, quella 'rosa'. In questo caso, si fanno i nomi di Roberta Pinotti, Debora Serracchiani, Anna Ascani. C'è anche chi parla di Paola De Micheli e di Simona Malpezzi. Sembra, invece, in calo nel totonomi l'ipotesi di 'promuovere' (è successo in passato con Maurizio Martina) il vice segretario Andrea Orlando. Anche perché proprio il ministro del Lavoro viene dato come possibile candidato al congresso magari in alternativa a Stefano Bonaccini. Il confronto, però, è appena partito e per adesso c'è una consapevolezza diffusa del passaggio delicatissimo per la tenuta del Pd, dell'esigenza di concordare una soluzione. "C'è molta preoccupazione". Tanto che c'è anche chi mette in conto l'ipotesi che l'Assemblea del 13-14 marzo possa slittare. "Se non si trova un accordo politico, è inutile fare l'Assemblea. Secondo statuto ci sono 30 giorni dalle dimissioni formali. Quindi entro il 5 aprile", spiegano fonti parlamentari. Trovare una soluzione, visto lo stato dei rapporti nel Pd, non sarà semplicissimo. Anche perché le dimissioni di Zingaretti in qualche modo 'liberano' il blocco che si era costruito attorno alla sua candidatura e che rappresenta quasi il 70% dell'assemblea che si riunirà il 13 e 14 marzo, riconfigurandosi tra le varie aree di partenza: oltre a quella zingarettiana, Areadem di Dario Franceschini, la componente di Andrea Orlando e l'area di Gianni Cuperlo.
AGI - “Qualcosa sta succedendo, qualcosa sta cambiando”. Ne sono sicuri i Maneskin commentando con AGI la loro esperienza al Festival di Sanremo e quel terzo posto nella classifica Spotify. La classifica, che non li ha finora granché premiati, conta tanto quanto: “Noi siamo venuti qui per esibirci, per portare la nostra musica. La classifica è alquanto relativa, anche il nostro passato ci insegna che vincere è abbastanza relativo, a noi interessa quello che sta succedendo all'esterno”. Effettivamente i Maneskin sono uno di quei rari esempi che si utilizzano parlando dei talent, che affossano la maggior parte dei concorrenti che decide di percorrere quella strada, ma che in rari casi mette in moto qualcosa. Ma, come giustamente ricordano, nemmeno a X-Factor ebbero fortuna con la classifica, perché non ne uscirono vincitori. Eppure oggi sbarcano a Sanremo, forti dell'affetto di un pubblico che ha salutato con entusiasmo “Vent'anni”, il primo singolo che ha anticipato l'uscita, il prossimo 19 marzo, del loro nuovo album. “Noi in realtà speriamo semplicemente di farci vedere da un pubblico più ampio che magari prima non ci conosceva – spiega Victoria - quello che siamo e qual è il nostro percorso. Noi abbiamo scelto questo singolo per fare un po' da apripista all'album, lì c'è tutto il racconto ovviamente più dettagliato”. E si tratta di un racconto a lungo atteso, al quale in questi giorni si è aggiunto il capitolo intitolato “Zitti e buoni”, un altro urlo generazionale sulla stessa scia di “Vent'anni”, un brano portato sul palco dell'Ariston senza alcuna paura: “Ce l'hanno detto in tanti che è un palco che ha fatto cadere molte persone, questa cosa inizialmente ci aveva preoccupati, ma poi per fortuna ci stiamo approcciando bene, siamo solo contenti di suonare lì. Noi chiudiamo gli occhi e facciamo finta di essere in sala prove”. Anzi era evidentemente più la voglia di mostrarsi a Sanremo, provare a portare la loro giovane energia: “Un Festival importantissimo, soprattutto in un momento del genere in cui l'esibizione live è stata un po' messa da parte per ovvie ragioni. Per noi rappresenta un'opportunità della quale siamo molto, molto, molto grati”. Un festival in cui loro, giovanissimi, si trovano in ottima compagnia, quando hanno letto infatti la lista dei cantanti che sarebbero stati in gara con loro ne sono rimasti immediatamente entusiasti: “Siamo rimasti molto, molto, molto colpiti, credo che Amadeus si sia preso una grande responsabilità nel fare questo salto nel futuro con il festival, quindi siamo contenti perché è una grande possibilità per artisti giovani di prendersi la scena e di prendersi lo spazio che meritano”. Nota di merito per Madame, “Il nostro testo preferito”.
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AGI - Israele è "un modello per il mondo" nella gestione della pandemia, tanto da essere "il primo paese ad uscirne". È quanto affermato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un'intervista a Fox News. Netanyahu ha sottolineato gli sforzi della sanità israeliana nell'affrontare la pandemia e la vasta e capillare campagna vaccinale, dicendo che "non credo che ne usciremo completamente, probabilmente dovremo indossare la mascherina per un po' di tempo, ma il covid ora è alle nostre spalle". Entro la fine di marzo il primo ministro spera di riuscire a concludere la campagna vaccinale e riaprire completamente il paese al mondo e rivendicando anche la politica messa in campo con il passaporto vaccinale, il green pass: "Con il green pass puoi andare nei ristoranti, nei teatri, negli eventi sportivi. Ne stiamo uscendo finalmente". L'ottimismo di Netanyahu tuttavia non è totalmente condiviso dalla comunità medica e scientifica israeliana, che ricordano sui quotidiani israeliani che se è vero che sono diminuiti i ricoveri e i morti è vero che l'indice R0 è salito di recente sopra 1. Giovedì il ministero della salute israeliano ha detto che 4.859.948 israeliani hanno ricevuto una prima dose di vaccino, di cui 3.576.379 hanno ricevuto anche una seconda.
"Abbiamo comunque voluto fare il Festival ed è stato uno sforzo gigantesco". A dirlo, parlando con l'Adnkronos è il governatore della Liguria Giovanni Toti in visita istituzionale all’ospedale di Sanremo. "Ringrazio questa azienda sanitaria che ha messo a disposizione il suo personale perché si potesse avere questa straordinaria vetrina sulla Liguria e questa finestra di tradizione a cui non volevamo rinunciare per non farci piegare dal Covid. Tuttavia, quando servono sacrifici per salvare vite umane, credo tutti lo debbano capire". "Capisco le proteste, soprattutto dopo un anno" dice ancora, rispondendo alle proteste che da giorni commercianti, fieristi e ristoratori stanno portando in piazza in un alternativo festival alle spalle del teatro Ariston. "Ci stiamo battendo perché nel nuovo decreto sui ristori o sui sostegni, come pare che oggi li chiami il governo Draghi, ci sia un adeguato indennizzo per chi ha dovuto chiudere e sacrificarsi" (Video). "Tuttavia la Liguria, in un nord Italia tutto arancione, è l’unica Regione che resiste gialla anche grazie ad azioni mirate che stiamo facendo per contenere il virus laddove si manifesta contro maggiore violenza". "Nel ponente sono ormai più di due settimane che il virus circola con maggiore incidenza che nel resto della Regione per la vicinanza con la Costa Azzurra, una delle zone più colpite dal virus al di là dal confine. Le curve - continua -ci dicono che questa zona ha bisogno di misure di contenimento, lo abbiamo fatto prima su Ventimiglia e quando la curva si è alzata anche a Sanremo siamo stati costretti per evitare che l’ospedale già ai limiti della sua funzionalità e capienza andasse in difficoltà". "Stiamo monitorando moltissimo le scuole, oggi vediamo un picco di crescita tra i ragazzi tra i 13 e i 19 anni, al contrario di un picco in decrescita per gli 80enni che stiamo vaccinando con una certa rapidità" dice all'Adnkronos. "Se sarà possibile ovunque allenteremo le restrizioni - aggiunge - tenendo presente che regioni molto ben organizzate anche sanitariamente, come l’Emilia Romagna e il Veneto, oggi sono in condizioni anche peggiori della nostra". "La nostra campagna vaccinale sta funzionando molto bene" ha detto il governatore Toti all'Adnkronos. "Sugli ultra 80enni stiamo erogando fino al 79% dei vaccini consegnati, Pfizer e Moderna, e stiamo vaccinando 20mila persone a settimana". "In questa zona abbiamo anticipato una campagna che porterà ad avere nel prossima settimana ulteriori 5mila vaccini tipo AstraZeneca per arrivare alla fine delle restrizioni con tutto il personale docente, le forze dell’ordine e i frontalieri vaccinati. La campagna dunque funziona - aggiunge Toti - e marcia ai ritmi che ci concede il vaccino che ci arriva da Roma. Speriamo che le nuove misure prese da Draghi aumentino anche queste quantità. Noi siamo pronti ad erogarne anche di più". "Non so se sia utile o possibile produrre Sputnik o AstraZeneca piuttosto che Pfizer su licenza. So che il ministro Giorgetti sta lavorando con le aziende farmaceutiche per costruire una filiera italiana su licenza, lo faranno certamente del vaccino di maggiore interesse e possibilità di produzione. E ovvio che occorre pensare che tutto questo ci metterà mesi a mettersi in moto. Oggi è bene percorrere strade un pochino più celeri". (Dall'inviata Silvia Mancinelli)
Gli azzurri non mollano la presa su Zaccagni. Gli azzurri però non sono i soli: il giocatore del Verona piace anche al Milan.
A Sanremo 2021, i Maneskin restano sé stessi e svelano: "Non ci rivolgiamo a nessuno. Il nostro brano è una dichiarazione di intenti".
LUTZ HUELLE Autunno Inverno 2021-2022From Marie Claire
Prende quota l'idea politica del segretario reggente per celebrare il congresso nel 2022
"I giostrai che lavorano a Bergantino (Rovigo) e nei paesi limitrofi sono nella più completa disperazione. La loro abilità che nel costruire le giostre è conosciuta in tutto il mondo, ma ora non essendoci più prospettive al momento la crisi la fa da padrone". Lo dice, all'Adnkronos/Labitalia, Tommaso Zaghini, direttore del 'Museo documentario della giostra e dello spettacolo popolare'. "Tutti i luna park e le fiere - spiega - sono chiusi e alcuni imprenditori-costruttori stanno ultimando le giostre sulla base di commesse fatte alcuni anni fa. Attualmente non c'è nessuno che fa nuovi ordini". "E' un mondo - ammette - che si è bloccato e del resto quello dello spettacolo è un settore che subisce danni enormi. In quest’angolo del Polesine ci sono 70 imprese che producono giostre, per un fatturato che supera i 50 milioni di euro all'anno, dando occupazione, con tutto l'indotto, a oltre un migliaio di unità lavorative, per la maggior parte specializzate nei settori della carpenteria, dell'elettromeccanica e dell'elettronica". "Dieci di queste aziende - ricorda - fanno assemblaggio, cioè uniscono tutti i pezzi che producono le altre e ogni azienda di queste dieci produceva 2 giostre al mese, con una media di circa 20 giostre all'anno. Pensando che ogni giostra può arrivare a costare 3 milioni di euro, possiamo vedere la gravità delle perdite economiche del comparto". "Queste competenze - fa notare Zaghini - specialistiche e tecnologicamente avanzate attraggono, infatti, la clientela da tutta Europa, da vari Stati dell'Asia, dall’America del Nord e del Sud e dai paesi arabi che prima del Covid organizzavano visite per vedere i capannoni dove si realizzano le giostre. Le produzioni venivano scelte da acquirenti provenienti da paesi non toccati dalla congiuntura economica negativa degli ultimi anni pre-Covid. Spesso, infatti, gli affari non venivano conclusi in euro ma con altri tipi di moneta". "Le cose - precisa - non vanno certo meglio per il 'Museo documentario della giostra e dello spettacolo popolare': durante l'estate avevamo circa 2.000 visitatori, una grande affluenza per un museo che sta in una cittadina di 2.600 abitanti. Poi abbiamo dovuto chiudere con il lockdown e ora che abbiamo riaperto possiamo accogliere solo gruppi di 5 persone alla volta per una visita che dura circa un'ora e mezza con una perdita incalcolabile".