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Grecia, è allarme scaffali vuoti nei negozi: i fornitori non si fidano

Mentre prosegue la partita di poker sul piano di riforme di Atene (sul piatto ci sono gli aiuti che salverebbero la Grecia dalla bancarotta) all’ombra del Partenone l’economia reale ellenica annaspa. I prezzi calano ma i consumatori non spendono. E i negozi della capitale potrebbero presto ritrovarsi senza merce, dato che i fornitori hanno cominciato a pretendere fatture prepagate o addirittura degli anticipi. “Gli affari non vanno, non c‘è attività, è davvero preoccupante”, commenta Mina Minetsi, proprietaria di un negozio di abiti. “Con tutto quello che si sente dire quotidianamente – un giorno l’accordo c‘è, il giorno dopo no – la gente non compra perché ha paura“, aggiunge. Prima del cambio di governo, a fine gennaio, l’economia aveva dato segnali di rinascita. Ma il clima di ottimismo avvertito dopo la vittoria di Alexis Tsipras ha avuto vita breve. “Circa 8.500 aziende chiuderanno nei primi sei mesi del 2015 – dice George Kavathas, presidente della Confederazione greca degli artigiani e dei commercianti – e più di 20 mila posti di lavoro andranno perduti, tra lavoratori dipendenti, professionisti e datori di lavoro”. In sei anni di recessione la Grecia ha bruciato un quarto del suo Prodotto interno lordo. Migliaia di imprese hanno chiuso i battenti. Un’azienda su cinque, tra le sopravvissute, dice che quest’anno faticherà a pagare le tasse. Per il governo, le mancate entrate fiscali rendono gli aiuti economici internazionali ancora più decisivi che in passato.