Juric: "Non si possono giocare 10 minuti così"
I tre gol subiti in pochi minuti non sono andati giù ad Ivan Juric, tecnico del Verona.
AGI - Guido Bertolaso non sarà il candidato sindaco di Roma per il centrodestra. A spiegarlo è lo stesso ex capo della Protezione civile, ora consulente della Lombardia per il piano vaccinale, ospite di Quarta Repubblica su Rete 4. "Lavoro volontario per la Regione Lombardia e non posso pensare di usare questo ruolo per fare campagna elettorale. Dunque, per la mia candidatura a sindaco di Roma, con rammarico, dico che dovranno trovarne un altro", spiega Bertolaso, che ricorda: "L'idea di Roma è stata una suggestione dello scorso autunno, lavorando in Lombardia non posso essere più candidato. Non faccio campagna elettorale con il lavoro che sto facendo". "L'idea di Roma è stata una suggestione dello scorso autunno - ha detto Bertolaso - quando mi hanno chiamato Attilio Fontana e Letizia Moratti alla fine di gennaio chiedendomi divenire a dare una mano ho detto loro 'guardate c'è qualcuno che mi vorrebbe candidare a fare il sindaco di Roma; parlate con questo qualcuno o questa qualcuna perché se io vengo a lavorare in Lombardia io non posso più essere candidato'".
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AGI - Se qualcuno tre anni fa fosse andato a dire a Filippo Uttinacci, allora ventenne, ragazzo pacato, garbato, riflessivo, silenzioso, che quelle canzoni scritte nella sua cameretta, con l'innocente passione di chi utilizza la musica per esprimere la propria personale visione del mondo, lo avrebbero portato presto sul palco di Sanremo, da big, direttamente, senza passare dal “Via”, con una Targa Tenco già sulla mensola di casa, probabilmente lui gli avrebbe dato del matto. Invece è la realtà, Filippo, che tutti ormai conoscono come Fulminacci, è stato convocato da Amadeus tra i big del suo Sanremo-bis. Salirà su quel palco idealmente inserito in quella squadra di ragazzi provenienti dalla scena indipendente e semi-sconosciuti al largo pubblico generalista della tv di Stato, tutti artisti cui proprio la loro “provenienza” diventa significativa per la loro definizione e importanza dentro il carrozzone sanremese. Fulminacci però merita un discorso un po' diverso, parte da lì perché l'etichetta che ha puntato su di lui, la Maciste Dischi, è una realtà indipendente, tra l'altro una delle maggiori, il che ha fatto si che nella percezione del pubblico il suo posto fosse lì, da quelle parti; ma Fulminacci vale molto di più di una semplice presenza, canta la sua Roma senza appropriarsene, canta se stesso senza svendere la propria intimità, canta “La vita veramente” insomma, come si intitola il suo disco d'esordio. Non possiamo pronosticare cosa succederà a Fulminacci e alla sua “Santa Marinella” nella settimana del Festival, ma possiamo tranquillamente affermare che ci ricorderemo in futuro di quella prima apparizione al Sanremo di un giovane cantautore destinato a raccogliere un'eredità fondamentale per la cultura musicale di questo paese. Uno che ci presterà le parole per raccontare segmenti di storia contemporanea, uno che possiede la scintilla per puntare a qualcosa di più importante di una classifica, uno cui visione poetica e onesta del mondo risulterà significativa per noi, per le nostre vite, per la nostra visione della realtà. Amadeus, chiamandolo a cantare nel suo festival, non è stato solo coraggioso, c'ha fatto un gran bel regalo. Come stai? Sono stanco ma carico. Devo dire che l'assenza di tutto il circo un pò mi piace, mi hanno detto che c'è il Festival ma c'è anche tutto il delirio fantastico intorno. Per come sono fatto io sono contento che dopo l'esibizione sto tranquillo da una parte, non è una cosa che mi dispiace troppo. Cosa pensi darà Sanremo alla tua carriera? In realtà non ne ho la minima idea e potrebbe succedere qualunque cosa per quanto mi riguarda, ma spero che ci sia una svolta positiva, spero sia un modo per arrivare a più persone, non so se è per forza così ma spero questo. Come hai scelto la canzone da presentare? Per altri potevano essere scelte obbligate, ma tu hai tante armi diverse nel tuo arsenale Questa cosa non è stata per niente difficile, sono sempre stato convinto che la canzone era questa, non ho mai avuto nessun dubbio. Poi è una canzone che ho scritto due anni fa e quando era nell'aria l'ipotesi di questa candidatura a Sanremo io ho pensato solo a questa, non ho avuto alcun dubbio per fortuna. Io di solito ne ho molti, ma in questo caso no. Che ne pensi del cast di Amadeus? Contentissimo, è veramente bello che ci sia così tanta varietà nella proposta di quest'anno, con questi artisti in gara vengono rispettati i gusti di tutta Italia, forse è la prima edizione così varia, sento un sacco di gente mia coetanea che dice “Quest'anno guarderò il festival”, perché ci sono quelli snob che dicevano “Io non lo guardo”, e invece un sacco di amici miei che mi dicono “Io quest'anno lo guarderò per la prima volta”, questa è una cosa molto positiva, che abbia guadagnato un po' di appeal anche per i giovani. Questa percezione del tutto plausibile deriva forse dal fatto che il festival per la prima volta si apre finalmente ad una nuova scena cantautorale, quella che convenzionalmente ormai chiamiamo “indie”. Ma proprio a questo proposito, secondo te Sanremo arriva un po' in ritardo su una scena dai numeri così alti? Magari eravamo proprio noi che non eravamo pronti fino all'anno scorso, magari potrebbe essere una co-responsabilità. Secondo me il new pop, quello che era indie, è andato incontro a Sanremo e Sanremo è andato incontro all'indie pop, è successo questo probabilmente, c'è stata una stretta di mano come a dire “Ok, siamo entrambi pop, quindi facciamo questa cosa insieme”. Credo che tra tutti quelli che sono nel cast e provengono dalla tua scena, quello più di tutti per cui la partecipazione a Sanremo rappresenta un'evoluzione naturale sia tu, ti aspettavi di arrivare al Festival così presto? Se fosse venuto qualcuno a dirti tre anni fa che nel 2021 saresti stato in gara a Sanremo tra i big…? Io tre anni fa avrei detto “Ma che stai dicendo?” e soprattutto avrei pensato anche “Com'è possibile fare un disco?”, forse ancora non avevo neanche firmato il contratto con la mia etichetta, però mi sembrava impossibile che le canzoni che avevo scritto in cameretta potessero uscire e potessero essere prodotte da gente che lo fa di mestiere, non avevo proprio alcuna consapevolezza di come funziona questo mondo, figurati se avessi preso come cosa possibile di andare a Sanremo, assolutamente no. Cosa penserai un attimo prima di salire sul palco? È stranissima questa cosa, perché mi rendo conto, nelle pochissime esperienze televisive che ho avuto, che quando tu sei sul palco della televisione, sembri appartenere ad un mondo alieno di personaggi mitologici. In realtà è tutto più normale, è questo che mi rassicura, è pieno di gente con facce normali, che fa lavori faticosi normali e tu sei solo uno di quelli che deve fare una cosa che, in quel momento diventa la più importante, ma quando hai finito tu sei solo uno che ha fatto tre minuti di una giornata lavorativa di mille persone che invece lavorano tutto il giorno. Per cui ti becchi in tre minuti tutto lo stress che si becca chi lavora tutto il giorno, però subito dopo sparisci. Quindi avrò sicuramente uno scambio di battute con qualcuno che lavora dietro il palco. Perché Roy Paci per la serata dedicata alle cove è piuttosto chiaro, la domanda che sorge spontanea è: perché Valerio Lundini? Roy ovviamente perché c'è una sezione di fiati molto importante nel pezzo e lui è uno dei trombettisti più grandi che abbiamo ed è fantastico averlo. Per quanto riguarda Valerio invece, io credo che lui sia uno degli intrattenitori più interessanti di questo periodo, il modo in cui fa intrattenimento è qualcosa che nel nostro paese non avevo mai visto a questo livello ed è anche un musicista, quindi sarà molto divertente fare questo featuring con lui, perché lui è una persona estremamente intelligente che ama tantissimo tante cose diverse e non può essere definito in nessun modo, per cui sarà molto divertente. È esattamente quello che avrei voluto fare, non penserei ad altro. Ci divertiremo. La scelta di “Penso positivo” di Jovanotti invece? La scelta è dovuta al fatto che è l'opposto del brano che ho scritto io che porto in gara, e rappresenta l'altra anima che ho dal punto di vista musicale, “Penso positivo” è l'opposto di “Santa Marinella”, è un pezzo estremamente allegro, con un bpm molto alto, con un groove molto importante, è una festa, volevo che il pubblico che mi conosce per la prima volta, potesse conoscere entrambe le cose che mi piacciono. Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo disco? Uscirà dopo il festival, è un disco in cui sicuramente mi sono divertito molto, a me piace, e questa è una notizia, spero piaccia anche a chi lo ascolta; ci sono le mie emozioni raccontate in maniera più onesta rispetto al primo, c'è anche molto divertimento, molta voglia di fare semplicemente musica, proprio di suonare, ci sono dei brani pensati per il live. Perché la differenza tra il primo e il secondo disco è che prima di scrivere il secondo disco ho fatto un tour per la prima volta nella mia vita, quindi so cosa vuol dire adesso scrivere pensando ad un concerto, alle parti dei singoli membri della band, quindi anche questa è stata una cosa nuova dal punto di vista prettamente musicale. Dal punto di vista testuale mi sono divertito e mi è anche scesa la lacrimuccia”.
AGI - A oltre cinquant'anni dalla sua esecuzione a Damasco, potrebbe tornare in Israele il corpo di Eli Cohen, protagonista di una delle più famose operazioni sotto copertura del Mossad. E' la notizia che circola sulla stampa, secondo la quale i russi sono al lavoro per trovare le spoglie e Damasco sarebbe pronta a consegnarle alle autorità israeliane nell'ambito di lunghi e complessi negoziati mediati da Mosca. Come ha ricordato il Times, già dieci giorni fa c'è stato il rilascio e il ritorno in patria di una giovane israeliana arrestata dalle forze siriane dopo aver attraversato il confine sulle Alture del Golan, in cambio della liberazione di due pastori e un detenuto siriano; contestualmente, lo Stato ebraico ha anche acquistato un milione di dollari di dosi del vaccino russo Sputnik da destinare alla Siria. Il documentario sulla tv russa Un altro segnale sarebbe stata la recente diffusione sulla tv russa di un documentario sulla vita dello 007 israeliano: sono andate in onda immagini mai viste prima di Eli Cohen a Damasco, compresa la sua impiccagione nel 1965, ripresa dall'alto. Si ritiene che a filmarle sia stato un 'consigliere' sovietico, Boris Lukin, al tempo impegnato nella capitale siriana. Inoltre, l'Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito che nelle scorse settimane esperti russi sono stati al cimitero di Yarmouk e in cave intorno a Damasco a supervisionare le ricerche del corpo, un segnale di un rinnovato impegno. Una notizia alla quale "vorrei tanto credere, ci dà speranza e spero che non siano solo castelli per aria ma che ci sia un reale interesse a riportarlo indietro per seppellirlo in Israele", ha commentato la vedova di Eli Cohen, Nadia, lanciando un appello "ai russi affinché usino le loro capacità". Il precedente di Baumel Mosca è stata determinante già due anni fa nel ritorno in Israele dei resti del sergente Zachary Baumel, ucciso durante la battaglia di Sultan Yacoub contro le forze siriane nella guerra del Libano del 1982. Ricerche sono tuttora in corso per individuare le spoglie di Tzvi Feldman e Yehuda Katz, due soldati dispersi insieme a Baumel. Il regime siriano si è sempre opposto al ritorno in patria della salma di Cohen e la stessa localizzazione dei resti sarebbe sconosciuta, dopo essere stati spostati più volte. Nel 2008 Monjer Motsley, ex capo di gabinetto dell'ex presidente siriano Hafez Assad, sostenne che nessuno sapesse dove si trovavano: "E' difficile trovare le ossa di Cohen. Assad promise di restituirle ma quando chiese dove si trovassero, i funzionari della sicurezza gli dissero che non lo sapevano".
Guido Bertolaso candidato sindaco di Roma? "Io sono qui in Lombardia come volontario consulente del governatore Fontana. Non faccio campagna elettorale con il lavoro che sto facendo. Purtroppo, anche con rammarico, visto che sto facendo questo mestiere non posso fare campagna elettorale per fare il sindaco di Roma, dovranno trovarne un altro", ha detto oggi il consulente di Regione Lombardia per il piano vaccinale, ospite a ‘Quarta Repubblica’ su Rete4, rispondendo a chi gli chiedeva se fosse stato precettato per fare il primo cittadino della Capitale dopo l'incarico in Lombardia. "L'idea di Roma - ha spiegato Bertolaso - è stata una suggestione dello scorso autunno, quando mi hanno chiamato Moratti e Fontana a fine gennaio per dare una mano ho detto 'guardate che c’è qualcuno che mi vuole candidare a fare il sindaco di Roma, parlateci perché se lavoro in Lombardia non potrò essere candidato a Roma'". ''Sono rimasto dispiaciuto, perché poco fa Bertolaso ha detto che ha tantissimo da fare in Lombardia e quindi non pensa di candidarsi a sindaco di Roma. Io, invece, continuo a pensare che Bertolaso sia il sindaco migliore per rilanciare e far rinascere la splendida città di Roma. Gli ho mandato un messaggino durante la pubblicità e vedrò di ragionarne con lui'', è il commento di Matteo Salvini, leader della Lega, che ospite di 'Quarta Repubblica' rilancia la candidatura di Bertolaso, già sponsorizzata da Silvio Berlusconi, a sindaco di Roma.
Bruno Peres nella bufera: il terzino della Roma festeggia in spiaggia senza mascherina.
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AGI - Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina si conoscono dieci anni fa a Palermo, lui ci abita, lei si è trasferita in Sicilia per frequentare un corso di Emma Dante, illuminata regista teatrale. La musica entra nel loro rapporto quasi per gioco, entrambi vogliono fare gli attori, ma scatta immediatamente il corto circuito, la scintilla che accende in loro qualcosa, la consapevolezza poi col tempo, di avere qualcosa da dire e che la musica potesse essere il modo più adatto a loro per dirla. Nasce così il duo La Rappresentante di Lista, nome che a molti non diceva nulla fino allo scorso anno, quando sono stati ospiti di Rancore al Festival durante la serata dei duetti, chi si è perso quell'esibizione (tra le migliori di quella giornata) forse si sarà posto qualche domanda quando Amadeus li ha inseriti nella lista dei convocati per la 71esima edizione di Sanremo. I più attenti a cosa succede nel mercato della musica indipendente invece forse quella mattina dello scorso dicembre, quando hanno letto la lista dei 26 big in gara, hanno creduto di essersi svegliati in un mondo un po' più giusto. Perché è fuor di dubbio che La Rappresentante di Lista è uno dei progetti discografici più interessanti degli ultimi anni. Il loro cantautorato moderno, ricco di immagini, di disperata poesia, di contenuti significativi, è il miglior regalo che Amadeus potesse fare al pubblico nazionalpopolare del festivàl, perché è raro ritrovare una tale quantità di spessore in un progetto che non disdegna affatto alcun contatto con il pubblico, anzi, se lo va a ricercare in ogni anfratto del mercato musicale contemporaneo. I due ragazzi oscillano agilmente tra Sanremo e l'Ypsigrock di Castelbuono, forse il miglior festival italiano in termini di qualità, un festival, per dire, per il quale essere ingaggiati è quasi più complesso che andare allo stesso Sanremo. Oggi suonano in un club di provincia, domani sentiamo le note di una loro canzone in una serie firmata dal premio Oscar Paolo Sorrentino. Gli addetti ai lavori li amano, “Go Go Diva”, il loro ultimo album, è diventato quasi un manifesto politico musicale e moderno in favore della libertà personale di utilizzo di “Questo corpo”, che è anche il pezzo che apre il disco e forse uno dei migliori brani prodotti in Italia negli ultimi 20 anni. Perché Sanremo? Dario: Mi viene da risponderti in maniera un po' ovvia ma non del tutto banale: perché La Rappresentante di Lista scrive canzoni in italiano e Sanremo è il Festival della Canzone Italiana… Veronica:…quindi anche casa nostra. Dario: Poi noi siamo grandi fan del Festival e crediamo che in un percorso di gavetta, di piccoli passi, scalini, che ci ha portato a pubblicare adesso il quarto disco, Sanremo è uno di quei giri di boa, di quelle tappe che non possono mancare nel percorso di un artista in Italia. Cosa avete pensato una volta realizzato che avreste partecipato al festival? Veronica: Che a quel punto toccava a noi, già presentando un brano un gruppo si espone, ci mette la faccia, le parole, tutto il corpo; in fin dei conti è un grandissimo lavoro di squadra, un lavoro del team che ci sta intorno, dall'ufficio stampa all'etichetta fino al manager. Quando poi arrivi sul palcoscenico tocca a te, tu devi portare la tua musica, i tuoi contenuti, devi fare in modo che i temi che ti sono cari escano fuori a gran voce. Dario: Si, mi ricordo che quando Veronica ha ricevuto la telefonata ci siamo guardati negli occhi e abbiamo pensato esattamente quella cosa lì: adesso tocca a noi. Noi proveremo a dare voce a quelli che sono i nostri contenuti ed effettivamente, adesso siamo in una posizione molto esposta, siamo felici di poterlo fare. In quanto ad esposizione forse non vi batte nessuno, voi avete suonato ovunque, al Festival intanto l'anno scorso ospiti di Rancore nella serata duetti, al concertone del Primo Maggio, in praticamente tutti i festival di musica indipendente italiani, compreso lo storico Ypsigrock… Dario: Crediamo di essere abbastanza trasformisti, c'è qualcosa di arcaico nel nostro modo di affrontare l'arte, ma La Rappresentante di Lista riesce ad integrarsi nei diversi contesti. Dobbiamo ammettere che effettivamente riusciamo a farlo in maniera coerente rispetto a quello che siamo, domani siamo al Festival di Sanremo, ieri eravamo in copertina su Vanity Fair, mi piace l'idea di essere poliedrici, poter stare sul palco di un festival indipendente in cui la materia musicale è fondamento assoluto, la ricerca, la sperimentazione, e allo stesso tempo avere le carte in regola per stare in un festival come quello di Sanremo in cui il costume è tutto. Vi aiuta anche avere una conoscenza consolidata della grammatica teatrale… Veronica: Il teatro è uno strumento che abbiamo a disposizione, è come una carta che puoi giocarti, ma non serve in modo dichiarato dire o pensare di andare a fare una performance teatrale sul palco dell'Ariston. Sono degli strumenti che hai, dei jolly che ti giochi anche senza nominarli, fanno parte del tuo linguaggio, del tuo modo di esprimersi con la mimica del volto, di rappresentare i temi che ti sono caldi attraverso l'uso dei colori degli abiti. Vi definite “queer pop band”, cosa vuol dire esattamente e cosa può portare in più ad un festival come Sanremo una queer pop band? Dario: Per essere coerenti con la definizione di “queer” possiamo dire cosa non vuol dire, noi abbiamo abbracciato questo termine, che poi si lega ai ragionamenti sull'identità di genere, perché avevamo difficoltà ad inquadrarci dentro una casellina di genere, non facciamo trap, non facciamo itpop, rock, reggae, ma potenzialmente possiamo fare tutto. Ci piace questa identità fluida rispetto a qual è il genere musicale de La Rappresentante di Lista, quindi abbiamo scelto “queer” proprio perché è un termine anglosassone che vuol dire “oltre il genere”, “trasversale”, “strambo” e in qualche modo ci rappresenta, lasciandoci spazio. Una queer pop band può portare sicuramente qualcosa, penso che quello che vedranno sul palco può incuriosire e affascinare… Veronica: Si, creare una possibilità, alle volte ci piacerebbe che pensassero a qualcosa di diverso, “non l'avevo previsto eppure riesco a capirlo, riesco a comprenderlo” Cosa pensate del cast messo in piedi da Amadeus? Veronica: Onestamente ho pensato che fosse non solo una bellissima line-up, ma anche un po' coraggiosa. Cavolo, non è da tutti portare sul palco dell'Ariston dei nomi così sconosciuti al grande pubblico, gente che fa generi musicali per alcuni impronunciabili, o che lavorano sul lessico, sull'utilizzo di parole altre, piuttosto che sulla canzone d'amore che siamo abituati ad ascoltare, al festival o in radio. Dario: La cosa interessante è che è da un po' di anni che il Festival di Sanremo si avvicina a questo momento, però fino ad oggi la nostra percezione era che artisti legati alla scena indipendente, artisti della nuova musica italiana, penso ad Achille Lauro, o Motta o Rancore, erano inseriti ancora in una struttura vecchio stampo, invece stavolta la scelta ci sembra radicale… Veronica: Si, sembra quasi un cambio generazionale. In qualche modo dai luce ad una cosa che si sta muovendo da un po' di tempo. Credete che Sanremo sia arrivato un po' tardi sulla scena dalla quale provenite voi? Dario: Noi quando le istituzioni arrivano un po' tardi sulle cose che già da tempo sapevo mi fa soltanto piacere, vuol dire che esiste ancora l'underground, vuol dire che esiste ancora la possibilità di muoversi aldilà dei canali istituzionali, altrimenti non si tratterebbe di musica indipendente, saremmo già arrivati. Il vostro repertorio è molto vasto, anche la vostra teatralità vi permette di spaziare moltissimo pensando ad una performance, quali sono stati i criteri di selezione per scegliere quale canzone proporre ad Amadeus? Veronica: Ci abbiamo ragionato, non dico che dev'essere subito di impatto, però le persone che ci vedranno e che ci ascolteranno in qualche modo ci inquadreranno dentro uno schema che riconoscono molto chiaramente. Dario: Noi probabilmente, nei prossimi tre/quattro mesi, saremo la band di “Amare” Veronica: Una canzone emotiva, appassionata, che richiama ad un certo tipo di struttura, se ci fossimo presentati con “Alieno” magari ci avrebbero dato subito degli strambi, dei pazzi, dei musicisti di ricerca, sfrontati, e chissà quanti altri appellativi… Dario: Abbiamo scelto “Amare” perché una canzone che in qualche modo rappresenta un percorso, apre un passaggio obbligato che ci porterà alla pubblicazione del disco. In qualche modo “Amare”, insieme ad altri singoli che abbiamo pubblicato come “Alieno”, sono degli ottimi biglietti da visita per raccontare in poche battute quello che è il nostro percorso e quello che sarà la strada che continueremo a percorrere. Veronica: Si, il titolo parla anche da sé, è quasi un imperativo, “Ama”, è un tema caldo in tutto il disco, che parla di crescita, eredità, di maternità, che cosa si lascia a questo mondo e comunque permea questa tematica non solo il disco ma tutta la nostra vita fondamentalmente. E come mai la Rettore come duetto? Dario: Perché era l'altra casellina che mancava per raccontare La Rappresentante di Lista, effettivamente, parlando di teatralità. La Rettore ce la siamo studiata, ce la siamo spulciata, abbiamo visto le interviste prima di proporre agli autori di Sanremo il suo nome, e con lei siamo anime affini, lei è un'artista rivoluzionaria, controtendenza, un po' la Blondie italiana. Se ci pensi, ora sembra normale sentirla, ma quando uscì “Splendido splendente” era completamente sui generis per l'uso del lessico, del corpo, l'autoironia… Veronica: …dei ragionamenti molto profondi rispetto alla paura dell'essere umano di invecchiare… Dario: Lei è tutt'ora una artista instancabile, noi siamo in viaggio ora verso una sala prove di Sanremo per andarla a conoscere, finora dalle chiacchierate telefoniche si profila un personaggio magico. A cosa penserete un attimo prima di salire sul palco? Dario: L'anno scorso, un attimo prima di salire sul palco con Rancore, Veronica scoppiò a ridere, le prese la ridarella, una di quelle risate che non riesci più a smettere. Veronica: Si, perché mi veniva in mente che una volta varcata quella quinta immaginaria la telecamera mi avrebbe ripresa proprio in pieno volto e ci sarebbe stata mia madre a piangere, gli altri emozionati a ridere, i miei cugini, mia sorella, e quindi mi veniva da ridere e non riuscivo proprio a trattenermi. Vediamo cosa succede quest'anno.
BlueBay sottolinea il profilo attraente di rischio/rendimento rispetto ai mercati sviluppati e segnala opportunità nel credito legato all’immobiliare cinese, ma anche in Turchia, Argentina e persino Angola
Cara Ministra ti scrivo...
"Essere, o non essere, è questo il dilemma", recita l'Amleto di William Shakespeare,...
La storica azienda bolognese saluta la sua imprenditrice, morta ieri all'età di 85 anni.
Il Covid corre sempre veloce in un'Europa alle prese con restrizioni e la voglia di tornare un po' alla normalità. Mentre in Sardegna riaprono palestre e ristoranti anche alla sera, la Repubblica Ceca raggiunge il record i positiviView on euronews
''Secondo gli esperti il vaccino Sputnik funziona benissimo'' ma è ''in attesa dell'approvazione da parte delle autorità europee...''. Silvio Berlusconi tifa per il vaccino russo anti Covid. E forse, forte del profondo rapporto di amicizia con Vladimir Putin, prova a fare pressing sul governo Draghi e sull'Europa, perché dia l'ok allo Sputnik. Il Cav è convinto che ''servono vaccini in Italia e bisogna somministrarli nelle zone dove il virus corre di più per fermarne l'espansione". In video collegamento via Zoom con i neo sottosegretari di Fi che oggi hanno giurato a palazzo Chigi, l'ex premier cita gli esempi di Israele e Gran Bretagna (''i contagi si possono fermare grazie ai vaccini") e spiega la sua strategia: "Ci sono due azioni da mettere in campo: predisporsi per realizzare, acquistando i brevetti e gli strumenti, il vaccino anche in Italia". "L'altra azione -sottolinea il presidente di Fi- riguarda l'approvazione del vaccino russo, chiamato Sputnik, che, secondo gli esperti, funziona benissimo, ma è in attesa dell'approvazione da parte delle autorità europee. Quando arriveranno, quando finalmente ci sarà anche quello di dovranno Johnson and Johnson, dovranno essere distribuiti rapidamente". Anche la Lega, sponsorizza lo Sputnik. O meglio, attraverso Matteo Salvini, chiede che l'Italia collabori con la Repubblica di San Marino che è pronta a mettere a disposizioni degli italiani dosi di vaccino, anche dalla Russia. ''Recuperiamo i ritardi e gli errori degli ultimi mesi, accettando la collaborazione di San Marino per ottenere dosi di vaccino (anche dalla Russia) - è l'invito del numero uno di via Bellerio- per mettere in sicurezza un'intera zona d'Italia, migliaia di persone che lavorano nella Repubblica o ci vivono vicino. Sarebbe un bellissimo segnale". Scrive Roberto Calderoli: ''Entro 48 ore gli Stati Uniti avranno 4 milioni di dosi del vaccino di Johnson&Johnson, che sta per sdoganare anche la Gran Bretagna, molti altri Stati stanno efficacemente utilizzando Sputnik, mentre noi europei, in un momento tragico, stiamo attendendo una decisione dell'Ema su Johnson&Johnson che dovrebbe arrivare intorno a metà marzo, dopo che a gennaio abbiamo atteso settimane rispetto agli inglesi e agli americani per avere gli ok per i vaccini Moderna e Astra Zeneca". "Non è pensabile -avverte il vicepresidente del Senato- che anche di fronte ai risultati tangibili in termini di calo di decessi e contagi ottenuti da chi ha uno stato avanzato di vaccinazioni come Gran Bretagna e Israele, dover attendere ancora per il via libera dell'Ema".
Aveva 49 anni. Aveva scoperto la positività al virus lo scorso 9 febbraio e in seguito era stato ricoverato all’ospedale Santissima Annunziata.