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Kahn-Cameron, insieme contro la Brexit

“C’eravamo tanto odiati” ma, per una comune causa, si può temporaneamente seppellire l’ascia di guerra. Il neosindaco di Londra Sadiq Khan, ostacolato nella sua campagna ai limiti della scorrettezza da David Cameron, si è ritrovato sullo stesso palco col premier britannico per supportare il “no” alla Brexit al referendum del 23 giugno. Cortesia istituzionale, nell’occasione, da parte del primo cittadino musulmano, che fu accusato non molto tempo fa dall’inquilino di Downing street di essere legato a estremisti islamici. Il leader laburista Jeremy Corbyn, pur condividendo a sua volta, come tutta la sinistra britannica, la battaglia per restare dentro l’Unione, ha rifiutato di condividere il pulpito con il primo ministro. Il volto nuovo del progressismo made in Uk, invece, ha detto di sì, esprimendo parole nette: “la questione economica è cristallina. Le prove sono schiaccianti. Dal Tesoro, dal Fondo monetario internazionale, dalla Banca di Inghilterra e da molti altri. Qui a Londra c‘è oltre mezzo milione di posti di lavoro che dipende direttamente dall’Unione Europea”. Meno accorata la difesa di Cameron, nella più scomoda posizione di chi ha promesso il referendum, per poi schierarsi col “no”. “Voglio dire che quando ammettiamo frustrazioni nei confronti dell’Unione Europea, e a volte io di certo ne ho avute, ciò non è causa di debolezza della nostra campagna. È un elemento di forza perché siamo con la gente”. Pressoché unanime è il parere degli economisti che lavorano alla City. Ipsos-Mori ne ha interpellati oltre 600, l’88% dei quali è convinto che l’eventuale uscita dall’Unione Europea zavorrerà per cinque anni l’economia del Regno Unito. L’82%, inoltre, ritiene che ne risentirebbero le entrate delle famiglie. “Sono gli stessi che 15 anni fa volevano il nostro ingresso nell’euro. Sbagliavano allora, sbagliano adesso” la replica dei “pro-Brexit”, espressa daleader dei comitati Vote leave, Matthew Elliott.