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L’Ungheria che non vuole gli immigrati manca di manodopera

Non vuole accogliere gli immigrati, ma ha problemi a trovare la forza lavoro necessaria. E’ il dilemma dell’Ungheria. Dal 2008 sono emigrati 400mila cittadini e il Paese ha solo 10 milioni di abitanti. Il governo di Victor Orban sta pensando di aprire le porte delle aziende ai lavoratori stranieri. Le imprese manifatturiere faticano a trovare manodopera. Come la Videoton Holding che produce componenti elettronici. “Oggi manca la manodopera in diverse aree del Paese e non soltanto per i lavoratori specializzati come i saldatori, ma anche per gli operai non qualificati che lavorano alla catena di montaggio e sono formati in azienda. Anche loro abbiamo difficoltà a trovare”, dice l’amministratore delegato Péter Lakatos. Ma chi vorrebbe venire in un Paese in cui i salari sono inferiori di un quarto rispetto a quelli dell’Europa Occidentale, il numero di ore lavoro è più alto e il mercato del lavoro è molto flessibile? Gli stranieri, poi, arriverebbero in un clima ostile. Il 2 ottobre si terrà un referendum sulle quote di migranti. E il messaggio è: “Bruxelles così capirà”. Il problema del lavoro difficilmente potrà essere risolto, almeno secondo questa esperta: “La mancanza di forza lavoro è soltanto uno degli aspetti. Ma se varrebbe comunque la pena allentare un pochino la politica anti-migranti, non credo che questo farebbe raggiungere l’obiettivo di attrarre lavoratori, dice Ágnes Hárs, ricercatrice presso Kopint-Tárki. Altro ostacolo all’attrattività dell’Ungheria è la lingua, molto difficile e diversa da qualsiasi altra. La situazione non è destinata a migliorare naturalmente: l’Ungheria ha uno dei tassi di natalità più bassi d’Europa. Se anche venissero lavoratori stranieri in Ungheria, è sempre una questione di quanti effettivamente arriveranno. I salari bassi e la politica anti-migranti non sono di certo una bella lettera di invito.