Marquez in pista con la Honda
Marc Marquez torna in sella alla Honda. Per il pilota spagnolo, che ha saltato la scorsa stagione per le conseguenze di una frattura all'omero, ha testa la RC213V-S sul circuito di Montmelò.
La Premier League scende in campo, con il Leeds di Bielsa che attende il Liverpool di Jurgen Klopp....
Sul calcio europeo è piombato un meteorite destinato a cambiare la storia. La Superlega europea,...
''Il 2020 è stato un anno che ha accentuato una debolezza preesistente. Abbiamo avuto un'impennata morti'', che sono stati 746.000, con ''un valore che andiamo a ritrovare nella storia d'italia solo nel 1942, 1943 e 1944'', cioè gli anni della seconda guerra mondiale. Lo afferma il presidente dell'Istat, Gian Carlo Blanciardo, in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, impegnate nell'esame del Def. Nel 2020 il saldo migratorio ''è risultato essere negativo''. ''Nel complesso la popolazione ha perso 384.000 residenti. Un valore di quel livello lo si ritrova nella storia d'Italia solo nel 1918''. ''Nell'anno della pandemia, inoltre, la povertà ha raggiunto" nel nostro Paese "i livelli più elevati da quando è disponibile la serie storica, cioè dal 2005''. La previsione sulla crescita del Pil, contenuta nel Def, che stimano per il 2020 un aumento del 4,1% ''è in linea con il valore previsto dall'Istat a dicembre''. "Lo scorso anno il prodotto interno lordo è stato di 153 miliardi inferiore al 2020, mentre nel 2022 il Pil sarebbe ancora inferiore di 18 miliardi, rispetto al 2019". ''Tra febbraio 2020 e febbraio 2021 il numero di occupati si è ridotto di 945.000 unità''. ''All'interno del Def il quadro programmatico riflette gli effetti del decreto legge sostegni e la revisione al rialzo pari a 30 miliardi dei fondi disponibili per le azioni programmate dal Pnre''. La somme degli interventi dovrebbe avere ''sul 2021 e 2022 un impatto aggiuntivo del Pil pari a 0,4 punti percentuali''. ''E' opportuno sottolineare che l'effetto addizionale dovrebbe tradursi in circa 6,3 miliardi di Pil aggiuntivo della media 2021''. ''Nel 2020 i matrimoni in Italia sono diminuiti del 47,5% e in particolare quelli religiosi del 68%'' calcola il presidente dell'Istat a proposito delle unioni che sono state celebrate lo scorso anno.
Il presidente Blanciardo alle commissioni Bilancio delle Camere: "Stesso valore decessi solo nel 1942, 1943 e 1944"
"Abbiamo ribadito l'importanza dell'utilizzo della risorse ma anche della semplificazione burocratica: servono regole più semplici. Ora aspettiamo che il testo venga trasmesso al Parlamento". Lo dice Maria Elena Boschi al termine dell'incontro della delegazione di Italia Viva a palazzo Chigi con il presidente Mario Draghi. "Aspettiamo che il Governo trasmetta al parlamento la versione aggiornata del piano nella quale ci sono forti elementi di differenza rispetto a quello del Governo Conte. Il Parlamento ha avuto un ruolo con il precedente piano tanto che c'è una relazione di 136 pagine in cui si chiedono delle modifiche e anche oggi abbiamo rimarcato al premier che ci aspettiamo di vedere il testo. È chiaro che questo deve avvenire nel rispetto dei tempi", aggiunge Boschi. "Sulla governance, ha detto il presidente Draghi, presenteranno un testo in Parlamento più avanti. Per ora c'è solo quello che ha detto il ministro Franco in audizione e poi anche oggi il presidente Draghi ci ha confermato che a breve presenterà una proposta puntuale sulla governance". In generale, Boschi riferisce di "un incontro positivo con il presidente Draghi". "Al centro dell'utilizzo delle risorse del Recovery -sottolinea- abbiamo voluto mettere la sanità che per noi resta essenziale non solo per l'emergenza Covid ma anche per la programmazione futura".
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AGI - Il tribunale di Milano ha sancito che il 'rastrellamento' delle azioni Mediaset da parte di Vivendi nel dicembre 2016 per un quantitativo complessivamente di poco inferiore al 30% non possa essere ritenuto illegittimo ma che nell'accordo siglato nell'aprile di quello stesso anno per la compravendita di Mediaset Premium, ci sono stati 'inademipmenti' da parte della società francese che dovrà quindi risarcire Mediaset ed Rti mediante pagamento di una somma complessiva di oltre 1,7 milioni di euro. La guerra finanziaria, societaria e giudiziaria tra le due società è iniziata proprio dopo il mancato rispetto dell'accordo per l'acquisto da parte di Vivendi di Mediaset Premium, la vecchia pay tv del gruppo di Cologno. Per vedersi riconoscere i propri diritti, la famiglia Berlusconi si è rivolta alla giustizia, mentre i francesi hanno reagito con l'acquisto a man bassa di azioni Mediaset in Borsa che aveva messo in moto Consob e Agcom. Per il rastrellamento di azioni Mediaset a Piazza Affari, la Procura di Milano sta indagando per aggiotaggio il principale azionista di Vivendi, Vincent Bollorè, e l'amministratore delegato della società, Arnaud de Puyfontaine. Le tappe della vicenda - 8 aprile 2016: Mediaset e Vivendi annunciano di aver raggiunto un accordo per lo sviluppo di nuovi progetti industriali su scala internazionale e il contemporaneo scambio reciproco di un pacchetto di azioni pari al 3,5%. Con quel contratto, il gruppo francese si impegna all'acquisto di Mediaset Premium, la pay tv del Biscione. - 26 luglio 2016: Vivendi comunica con una nota di non voler più rispettare l'accordo e di aver informato di questo il management di Mediaset. Per i francesi, la due diligence sulla pay tv di Cologno Monzese aveva fatto emergere risultati discordanti rispetto a quelli resi noti da Mediaset prima di siglare l'intesa. Più chiaramente, de Puyfontaine sostiene in un'intervista successiva che "è come se ci avessero invitato a cena in un ristorante a tre stelle e poi ci siamo ritrovati in un McDonald's". - 28 luglio 2016: Il consiglio di amministrazione di Mediaset annuncia una serie di azioni "a tutela della società", tra cui, si verrà a sapere poi, rientra la deposizione al Tribunale di Milano dell'atto di citazione contro Vivendi per chiedere il rispetto del contratto firmato l'8 aprile. - 23 agosto 2916: E' il giorno in cui Fininvest, primo azionista di Mediaset, deposita, sempre al Tribunale di Milano, un atto di citazione nei confronti di Vivendi alla quale chiede, oltre al rispetto dell'intesa già firmata, un risarcimento danni non inferiore a 570 milioni di euro. - 12 dicembre 2016: Dopo dieci giorni di scambi vertiginosi a Piazza Affari, Vivendi ufficializza di aver superato la soglia del 3% del capitale sociale di Mediaset e di voler diventare "il secondo maggiore azionista" del gruppo. - 21 dicembre 2016: Si placa il boom del titolo Mediaset in Borsa. La nuova fotografia dell'azionariato della società vede Vivendi al 28,8% del capitale e al 29,94% dei diritti di voto, a un soffio dalla soglia del 30% dopo la quale scatta l'obbligo di opa. Lo shopping costa ai francesi 1,3 miliardi di euro circa. Sempre nello stesso arco temporale, Fininvest rafforza la propria posizione portandosi quasi al 40% del capitale di Mediaset. - 11 gennaio 2017: Viene ascoltato in Procura a Milano il consigliere di Vivendi Tarak Ben Ammar, storico amico di Silvio Berlusconi e socio di Vincent Bollorè. La settimana successiva Ben Ammar viene sentito nuovamente dai titolari dell'inchiesta. Il finanziere franco-tunisino si è sempre detto disponibile a svolgere il ruolo di mediatore per arrivare a una pacificazione tra le due parti in causa e di non voler favorire nessuna di essa. - 24 febbraio 2017: la Procura di Milano indaga Bollorè e Arnaud de Puyfontaine per aggiotaggio. - 20 marzo 2017: il giudice della sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale di Milano Vincenzo Perroziello, chiede di riunire le due cause intentate da Mediaset e Vivendi. - 21 marzo 2017: le cause vengono riunite e le udienze vengono aggiornate a ottobre. - 10 aprile 2017: una delibera dell'Agcom impone a Vivendi, in ottemperanza alla normativa in materia di concentrazione nel settore italiano delle telecomunicazioni, di scegliere tra la presenza nel capitale sociale di Mediasert e la conservazione della partecipazione in Tim, di cui è il primo azionista con il 24% circa del capitale. La delibera porta di fatto al congelamento di quasi il 20% di Mediaset detenuto da Vivendi in un trust (Simon Fiduciaria) che non ha mai avuto diritto di voto nelle assemblee del Biscione, creando il vulnus a una serie di altri ricorsi e querelle giudiziarie che saranno alla base dell'annullamento o del ritiro di alcune delibere adottate dagli azionisti riuniti in assemblea. - Giugno 2019: i cda di Mediaset e della sua controllata iberica, Mediaset Espana, decidono di proporre ai rispettivi soci di fondersi in una nuova capogruppo con sede in Olanda e denominata MfE (MediaforEurope), destinata a diventare nelle intenzioni della famiglia Berlusconi il futuro polo di una tv generalista di respiro paneuropeo. - Febbraio 2020: Mediaset, dopo mesi di lavoro, e un duro ostracismo dei francesi anche nelle aule dei Tribunali di Olanda, Spagna e Italia, ritira il progetto MfE con l'impegno di rivisitarlo e riproporlo in futuro. - 3 settembre 2020: La Corte di Giustizia Europea stabilisce che “la disposizione italiana che impedisce a Vivendi di acquisire il 28% del capitale di Mediaset è contraria al diritto dell'Unione”. Si creano quindi le condizioni per cui venga annullata la delibera Agcom dell'aprile 2017 che in effetti aveva applicato per la prima volta quanto previsto dal Testo unico dei servizi media e audiovisivi e radiofonici (il Tusmar) in materia di eccessiva concentrazione nel settore delle Tlc del Paese. - 4 dicembre 2020: entra in vigore la cosiddetta norma ‘Salva Mediaset', nata fondamentalmente per colmare il vuoto normativo creato dalla sentenza della Corte Ue del 3 settembre. Con il provvedimento si danno in sostanza all'Agcom sei mesi di tempo per verificare se lo scongelamento del diritto di voto del socio francese nel gruppo televisivo di Cologno incida negativamente sul pluralismo informativo e quindi agire di conseguenza. - 23 dicembre 2020: Il Tar del Lazio, a seguito del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, annulla la delibera dell'Agcom del 10 aprile 2017 che aveva imposto a Vivendi di scegliere tra la partecipazione rilevante in Tim e quella in Mediaset.
"Il rischio di una ripresa di circolazione virale con le riaperture esiste". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, in merito alle riaperture nel Paese. "L'Italia in questo momento è divisa in due con un Nord che è stato colpito in anticipo dalla cosiddetta terza ondata e un Meridione ancora in bilico. Il cosiddetto stop-and-go in questo momento potrebbe allungare il periodo di sofferenza prima dell'arrivo dell'estate". "Uno screening una tantum prima del rientro non porterebbe ad un risultato significativo" commenta a proposito delle ipotesi di prevedere il tampone per i ragazzi che torneranno a scuola la prossima settimana. "Il tampone prima del rientro a scuola ha senso solo se ripetuto sistematicamente, la qual cosa non è fattibile visti i numeri degli studenti". "Il combinato di tamponi, vaccinazione e avvenuta infezione può selezionare una larga platea di popolazione che permetterebbe una ripresa di numerose attività" dice in merito all'utilità di strumenti come green card o passaporto vaccinale. "Il rischio però deve sempre essere messo in relazione al livello di circolazione del virus nella popolazione: se la circolazione virale è bassa, queste misure praticamente azzerano il rischio in caso di aggregazioni come cinema o ristoranti. Ma se la circolazione è ancora alta, da soli tamponi e vaccinazioni non offrono la garanzia necessaria per riaperture complete", conclude Lopalco.
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Sulle riaperture "chiediamo al governo un cambio di paradigma. Per noi non è nelle prerogative del governo italiano stabilire se e quando i cittadini possono uscire di casa o tenere aperta la loro attività". Così la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, al termine dell'incontro sul Recovery a Palazzo Chigi con il premier Mario Draghi in cui, spiega, si è parlato anche del tema delle aperture. "Le norme possono essere anche stringenti - riconosce Meloni - se non bastano due metri se ne mettono cinque. Ma la norma deve essere generale e riguardare tutti. Il governo si deve assumere la responsabilità dei protocolli ma dopo più di un anno non si può più consentire che il governo stabilisca chi può fare o non fare qualcosa. Cose come il coprifuoco, che non c'entrano niente con la lotta al contagio, per Fdi non si possono più portare avanti. Su questo siamo stati molto fermi". "Il presidente Draghi -aggiunge- non ci ha chiesto della sfiducia al ministro Speranza, penso sappia benissimo come la pensiamo. Noi stiamo andando avanti, stiamo raccogliendo le firme, crediamo che in un sistema democratico nessuno sia intoccabile e ciascuno si debba assumere le responsabilità che il proprio lavoro comporta. In 48 ore abbiamo raccolto più' di 100mila firme sulla nostra mozione di sfiducia". L'alto numero di adesioni "vuol dire non solo che la nostra mozione non è vergognosa ed è uno strumento del quale l'opposizione dispone in una Repubblica parlamentare, ma soprattutto che è una scelta più condivisa dagli italiani di quanto certa sinistra voglia far credere". Al premier, evidenzia la leader di FdI, "abbiamo chiesto che tutte le risorse del prossimo scostamento di bilancio vadano solo e unicamente sulla salvaguardia del nostro tessuto produttivo, che non si buttino soldi su cose stupide come il cashback come avvenuto in questi mesi". E ancora, "abbiamo chiesto interventi seri sulla cassa integrazione, che deve essere pagata mensilmente, e non, dopo più di un anno, con 3-4 mesi di ritardo".
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Il Governo, il Cts e le Regioni si preparano alla nuova fase di progressive e metodiche riaperture delle attività, tra queste anche piscine, palestre e centri sportivi aspettano il via libera per poter ricominciare ad accogliere i clienti. Secondo il calendario dettato dal Governo lo sport di contatto potrà riprendere il 26 aprile ma solo all’aperto, a metà maggio le piscine all'aperto potranno riaprire, il primo giugno sarà la volta delle palestre e delle piscine al chiuso. Le regole da seguire per praticare attività sportiva sono le seguenti: rigorosa igiene e sanificazione degli ambienti, misurazione della temperatura in entrata, igienizzazione delle mani, conservare per almeno 14 giorni gli elenchi presenze di ciascun giorno, favorire il ricircolo d’aria negli ambienti chiusi, ingressi contingentati per permettere il distanziamento, almeno due metri di distanza in palestra e negli spogliatoi, almeno 7 metri quadri di superficie d’acqua per ciascun nuotatore, almeno 10 metri quadri tra un ombrellone e l’altro nelle piscine all’aperto.
E' in corso l'Assemblea della Lega di Serie A. In sede è presente solo l'amministratore delegato Luigi De Siervo, mentre le venti società sono tutti collegati in video-conferenza. Presenti anche i tre club italiani tra i fondatori della Superlega: Inter, Juventus e Milan. La nuova competizione - che sta scuotendo il calcio del vecchio continente - potrebbe prendere il via nel 2022 o nella prossima stagione, provocando senza i club più blasonati uno svuotamento di valore per la Champions League, fiore all'occhiello delle coppe europee. Per questo la Uefa minaccia sanzioni durissime e, in un fronte unito con le federazioni nazionali, prospetta l'esclusione dei club secessionisti dai rispettivi campionati. Intanto, secondo quanto quanto riferisce Jesper Moller, membro dell'esecutivo Uefa, all'emittente danese 'Dr', Real Madrid, Manchester City e Chelsea saranno probabilmente espulse dalle semifinali di Champions dopo l'adesione alla Superlega. "I club devono andarsene e mi aspetto che accada venerdì. Poi dovremo vedere come finite il torneo" ha detto Moller, che è anche il numero uno della Federcalcio danese. "Venerdì ci sarà un comitato esecutivo straordinario", ha aggiunto. Tra le semifinaliste di Champions League, quindi, resterebbe in corsa solo il Psg, che non ha aderito alla Superlega.
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Parla di persone straordinarie che cercano senso a propria vita
"Non è vero niente, non c'è stato alcuno stupro. Una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia... Vi è sembrato strano. Bene, è strano". Beppe Grillo pubblica un video in cui prende le difese del figlio Ciro, accusato di stupro insieme ad altri suoi tre amici, e scatena reazioni e polemiche per le sue dichiarazioni. "Sei un papà e ti capisco. Spero che tutto si possa chiarire e alla svelta. Immagino siano stati due anni difficilissimi. Coraggio Beppe" scrive Alessandro Di Battista in un commento. "Ciò che prova Beppe a livello umano posso solo immaginarlo, e da mamma gli sono vicina. La Magistratura è al lavoro, perciò auspico che giornali e talk show lascino che questa vicenda si risolva, come giusto che sia, in tribunale. Serve rispetto: no a speculazioni da sciacalli" twitta la vicepresidente del Senato in quota M5S, Paola Taverna. "Sono e siamo umanamente vicini a Beppe Grillo, un uomo e un padre che sta vivendo un dramma che non è augurabile a nessuno - scrive su Facebook il reggente M5S Vito Crimi - Abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura, che accerterà la verità. Quando si ha a che fare con la vita delle persone, con vicende di una tale delicatezza, è più che mai opportuno che i fatti vengano trattati dai media evitando conclusioni affrettate e la ricerca di sensazionalismi". Nel M5S c'è però anche chi, come la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni, ritiene che "ogni donna debba poter denunciare in qualsiasi momento". "Io aspetto le sentenze - dice all'Adnkronos - Ho visto il video di Grillo questa mattina ed è chiaro che umanamente mi dispiace per Beppe come padre, è una vicenda familiare privata e immagino che i protagonisti di questa vicenda vogliano tenerla privata. Personalmente ritengo che ogni donna debba poter denunciare in qualsiasi momento". "Non posso commentare la situazione del figlio di Grillo, il fatto singolo. Io - sottolinea Spadoni - credo fermamente nel fatto che una donna ha il diritto di denunciare quando se la sente, perché ci vuole tempo per elaborare. Le leggi in vigore sono leggi giuste. Le domande che Grillo fa deve rivolgerle alle autorità competenti. Io non commento la situazione particolare, posso dire che per me, le leggi che abbiamo in Italia per la protezione delle donne, sono leggi giuste", insiste la vicepresidente di Montecitorio. "Sono assolutamente d'accordo con la vicepresidente della Camera Spadoni quando dice che ogni donna deve poter denunciare quando se la sente. Questo dice la legge dello Stato: il codice rosso lo abbiamo approvato noi e lo rivendichiamo" dichiara all'Adnkronos la deputata M5S Valentina Barzotti. "Non entro nel merito della vicenda singola. Chiaramente esprimo solidarietà a Beppe. La mia vicinanza umana a Grillo per questo dramma familiare. Ma la legge è legge. Sarà la magistratura a esprimersi", conclude. Critiche al video di Grillo arrivano da più fronti. "Da condannare senza mezze misure - dice Titti Di Salvo del Pd parlando con l'Adnkronos. Qui non c'entra nulla il giustizialismo o l'essere padre. Gli argomenti che usa Grillo sono inaccettabili. Sono certa che i vertici del Pd stigmatizzeranno e spero che l'alleanza con i 5 Stelle, il confronto con i Stelle, non faccia da silenziatore rispetto a qualcosa di inaccettabile". "La ragazza è andata a fare kitesurf? Parole inaccettabili per chiunque ma ancora di più sulla labbra di un leader politico, uno che si definisce l'Elevato e si pregia della responsabilità di orientare un movimento. Il classico repertorio per cui è la vittima ad essere responsabile" sottolinea. "Condannare o assolvere il figlio di Grillo spetta alla magistratura. Ma non si può tacere sulle parole del padre: affermare che la veridicità di uno stupro dipenda dai tempi della denuncia è un’aberrazione e offende le vittime a cui è servito del tempo per denunciare l'aggressore" scrive su Twitter l'eurodeputata Pd Pina Picierno. "Il video di Grillo è allucinante. C'è dentro tutto quello che la politica non può e non deve essere" twitta anche Matteo Orfini del Pd. "'Ma se vieni stuprata, poi vai a fare kitesurf?'. Basterebbe questa frase di #Grillo - pura colpevolizzazione della vittima - a bandirlo per sempre da qualsiasi tavolo politico. Utile se avvenisse, anche per lavorare all'alleanza possibile con M5S senza il peso della sua barbarie" il tweet di Andrea Romano (Pd). Per Maria Elena Boschi di Iv il video di Beppe Grillo è scandaloso. Non sta a me dire chi ha torto e chi ha ragione, per quello ci sono i magistrati. Ma che Beppe Grillo usi il suo potere mediatico e politico per assolvere il figlio è vergognoso" dice Boschi in un video sui social. Le parole di Beppe Grillo "sono piene di maschilismo. Quando dice che la ragazza che ha denunciato il figlio per stupro è sostanzialmente una bugiarda perché ha impiegato otto giorni a denunciare, fa un torto a tutte le donne vittime di violenza" afferma Boschi. "Perché - aggiunge - forse Beppe Grillo non sa il dolore che passa attraverso quelle donne che spesso non impiegano giorni ma settimane per trovare il coraggio di denunciare e superare anche magari la vergogna e l'angoscia". "A me piacerebbe che dentro il Movimento 5 Stelle qualcuno, magari qualche donna, prendesse le distanze da Beppe Grillo - dice Maria Elena Boschi - E non perché io debba condannare il figlio di Beppe Grillo, non sta a me farlo, io sono garantista con tutti anche verso di lui, per me vale la presunzione di innocenza anche per il figlio di Beppe Grillo". Replica la senatrice del M5S Alessandra Maiorino . "Il Movimento ha votato la legge sul codice rosso, il Pd all'epoca si è astenuto. Nel codice rosso sono inasprite le pene in materia di violenza sulle donne. Il limite temporale che una donna ha per denunciare è ancora troppo basso e quindi potremmo estenderlo. La Boschi, che all'epoca era ancora nel Pd, spieghi perché i dem si sono astenuti", rimarca Maiorino all'Adnkronos. "La capogruppo di Iv - prosegue - si butta come un avvoltoio su questa storia, mentre il suo leader va a glorificare una dittatura del Golfo dove i diritti delle donne sono inesistenti. Non è questa la partita da giocare".