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Petrolio, l’Opec: il mercato si stabilizzerà. Shell: prezzi bassi a lungo

È passato poco più di un anno da quando il greggio ha cominciato la sua discesa, eppure i tempi in cui viaggiava sopra i 100 dollari al barile sembrano già un lontano ricordo. Al boom del petrolio di scisto statunitense è seguita la decisione dell’Organizzazione dei Paesi esportatori e di nazioni come la Russia di non tagliare la produzione. Risultato: l’offerta globale ha superato la domanda e i prezzi si sono quasi dimezzati. Quando un eventuale rimbalzo? A un incontro con il ministro russo dell’Energia il segretario generale dell’Opec Abdullah al-Badri si è limitato a parlare di “segnali di un mercato più bilanciato entro fine anno. E nel 2016 – ha aggiunto – prevediamo quindi, nel lungo termine, continuità e stabilità nel mercato petrolifero”. Traduzione: i produttori non contino su eventuali rialzi, anche visto il futuro ritorno del greggio iraniano sul mercato dopo l’accordo di Vienna. L’olandese Shell, che nel secondo trimestre ha visto crollare entrate e profitti, ha già annunciato 6.500 esuberi. “I prezzi bassi potrebbero durare anni”, dice il numero uno Ben van Beurden. “Certo, non abbiamo la sfera di cristallo, ma le ipotesi su cui basiamo i nostri piani riflettono la realtà del mercato attuale, per cui ci prepariamo ad un calo prolungato”, conclude. C‘è chi ha reagito alla frenata in modo più tempestivo. Grazie ad un’intensa campagna di tagli ai costi e blocco degli investimenti la francese Total è riuscita a mantenere gli utili quasi invariati. Ad aiutarla anche gli ottimi risultati della divisione raffinazione.