Pier Ezhaya: turismo organizzato offre sicurezza e flessibilità
Il presidente ASTOI: dalla crisi esce un ruolo ancora più forte
Ecco un calendario delle università pubbliche e le principali private italiane: già ad aprile e maggio e durante l’estate
Il centrocampista statunitense è ormai uno dei punti fermi della Juve del presente, ma anche del futuro.
Secondo il Global Gender Gap Index sui temi dell’equità di genere il nostro Paese figura al 76esimo posto tra i 153 censiti e al 17esimo sui 20 dell’Europa Occidentale (peggio di noi solo Grecia, Malta e Cipro). La pandemia ha solo aggravato una situazione già di per sé non invidiabile: solo nel mese di dicembre 2020, in Italia si sono persi 101mila posti di lavoro e 99mila erano di donne. "L'impatto della crisi economica post Covid sulle lavoratrici italiane è stato particolarmente pesante: quasi il 40% delle donne occupate in Italia è occupato in solo in tre macro settori, commercio, sanità e assistenza sociale, istruzione. Quelli più colpiti dalla pandemia e dalla crisi", spiega Azzurra Rinaldi, economista, Università Unitelma Sapienza, in occasione della presentazione della nuova campagna di Coop sulla parità di genere “Close the Gap- riduciamo le differenze”. "Questo, aggiunge - non è un problema femminile, è un problema sistemico e di efficienza economica: l'Italia sta producendo molto meno di quanto potrebbe proprio perché molte donne non sono occupate, in un Paese in cui le donne rappresentano oltre il 51% della popolazione e sono anche più istruite, quindi è un doppio spreco perché potrebbero produrre reddito, Pil, occupazione e gettito fiscale per lo Stato". Il problema riguarda in particolare la fascia di età produttiva, quella compresa tra i 15 e i 64 anni. "Prima della crisi del covid avevamo superato il 50% di donne occupate, in 4 mesi di crisi post epidemia siamo tornati a un tasso di occupazione femminile del 48,6% - sottolinea Rinaldi - a questo si aggiunge lo squilibrio territoriale: il tasso di occupazione femminile è di oltre il 60% al nord mentre si ferma al 33% al sud". Perché accade questo? "Le donne italiane ogni giorni spendono oltre 5 ore in attività di cura non retribuita, quindi prendendosi cura dei figli, di anziani, di malati, a fronte di meno di due ore degli uomini. E si fanno carico di oltre il 74% del totale delle ore di lavoro non retribuito di cura - spiega Rinaldi - Un ulteriore problema è quello della parità salariale: sempre secondo il Global Gender Gap Index, l'Italia è in 125esima posizione per parità salariale in parità di posizione". Capitolo smart working: un'arma a doppio taglio. "Stiamo conducendo una ricerca sulla popolazione femminile in smart working che ci dimostra brutalmente che le donne stanno soffrendo per il duplice carico di attività lavorative e di cura e perché viene meno il tempo per sé. Siamo in una fase in cui saranno in arrivo i fondi Ue, condizione perfetta perché le istituzioni possano traghettare il Paese verso condizioni di maggiore equità. La Commissione europea stima un costo legato alle disuguaglianze di genere di 370 miliardi di euro l'anno per i Paesi membri. Certamente le istituzioni non possono fare tutto da sole, l'apporto dei privati è fondamentale perché questa è una sfida soprattutto culturale".
AGI - Ha citato anche il film di Ken Loach, 'Sorry we missed you' il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, nell'introdurre la maxi indagine che ha portato ad elevare ammende per 733 milioni di euro alle principali aziende di delivery che operano in Italia. Nella pellicola il protagonista è un 50enne costretto a fare il fattorino per vivere, e sfruttato con turni massacranti. La stessa realtà - secondo i magistrati - a cui sono sottoposti lavoratori, spesso immigrati, in tutte le grandi città. I contratti dovranno essere trasformati Dopo le indagini partite dalla procura milanese (con l'aggiunta Tiziana Siciliano e la pm Maura Ripamonti) ed estese a tutto lo Stivale grazie al Nucleo tutela lavoro dei carabinieri (coordinato da Antonino Bolognani) saranno notificati a Just Eat, Glovo-Foodinho, Uber Eats e Deliveroo verbali che imporranno di trasformare i contratti dei rider: da lavoratori autonomi dovranno passare allo status di parasubordinati, cioè co.co.co, con contratto di lavoro coordinato e continuativo. In 60.000 dovranno essere assunti. Non più pagamento a cottimo, inoltre, visto che è vietato dalla legge, ma un contratto fisso, con tanto di obbligo di visite mediche, formazione e fornitura di attrezzature adeguate. Gli indagati sono sei Sei gli indagati tra i vertici delle società, con tanto di ad, presidenti dei consigli di amministrazione e delegati per la sicurezza e in tema di contratto di lavoro. Le multe sono state comminate per violazione della legge 81, che nei suoi vari articoli prevede obblighi di prevenzione dei rischi, obbligo di visite mediche e protezione individuale e di formazione specifica per le attività: le presunte violazioni hanno portato poi "alla contestazione di una serie di reati contravvenzionali per il totale di 733 milioni", che possono essere estinti pagando fino ad un quarto della pena massima. Le aziende hanno novanta giorni per adeguarsi, e non incappare in un decreto ingiuntivo. L'indagine si è estesa a tutta l'Italia La maxi indagine è partita da "Milano e si "è quasi imposta, perché ogni giorno vediamo per le strade migliaia di fattorini, alcuni di loro anche in infradito", ha spiegato la procuratrice Siciliano. Ma è stato poi "naturale allargarla al territorio nazionale", visto che le condizioni di sfruttamento sono uguali ovunque. "E' inaccettabile - ha affermato -: si tratta di persone che tutto il giorno vanno in bicicletta con uno zaino pesante e il rischio incidenti è altissimo. E' un lavoro duro, usurante e faticoso e i lavoratori vanno tutelati". Da condannare anche il "meccanismo del ranking": "Non è affatto vero che hanno libertà di decidere quando andare a lavorare, perché chi non può farlo, anche solo per un giorno magari per motivi di salute, viene penalizzato" dall'algoritmo. "Non è più il tempo di dire che i rider sono schiavi, è arrivato il tempo di dire che sono cittadini che hanno bisogno di una tutela giuridica", ha affermato il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, commentando le investigazioni coordinate dal dipartimento specializzato della Procura. "In questa situazione di Covid i rider hanno svolto una funzione essenziale sia per portare da mangiare alle persone, sia per permettere a molte imprese di sopravvivere, con le consegne". "Sono convinto - ha proseguito Greco - che i problemi che pone il commercio siano enormi e vadano affrontati da un punto di vista giuridico. Ci troviamo davanti ad un'organizzazione aziendale che funziona attraverso l'intelligenza artificiale. Non c'è più il caporalato che conoscevamo prima, con il capo-reparto che sorveglia i lavoratori, ma in questo caso è un programma a sorvegliarli. E questo è un problema che ha dei risvolti giuridici", ha riflettuto il capo dell'ufficio inquirente di Milano. I nuovi tipi di lavoro pongono poi "problemi di competenza territoriale e giurisdizione". Secondo Greco quello dei fattorini in bicicletta è a tutti gli effetti un lavoro "subordinato". Eppure "in questa moderna configurazione dei rapporti di lavoro si nega il futuro a queste persone. La maggior parte di questi rider controllati - mille in un solo giorno quelli avvicinati dai carabinieri - sono risultati regolari in Italia e con un permesso di soggiorno, quindi non riconoscerlo significa negare a questi ragazzi la possibilità di costruirsi una carriera adeguata". Il problema giuridico che si crea non è "solo di tutele e di previdenza", ma anche "di sicurezza, di abbigliamento, di rischio quando piove e di usura delle gomme: tutto un mondo che porta a dire oggi che non basta un approccio morale al tema, ma giuridico". L'auspicio del procuratore è che questi temi siano "analizzati in una prospettiva legislativa, che è necessaria". Un'indagine fiscale su Uber Eats Infine un'indagine fiscale è stata aperta sempre a Milano su Uber Eats, la divisione consegne del colosso americano. Il fascicolo ha l'obiettivo di "verificare se ci sia una stabile organizzazione occulta” che nasconde al Fisco italiano gli introiti delle grandi società di delivery. I magistrati proveranno a verificare “se si debbano riportare in Italia" le entrate ottenute "attraverso l'attività dei ciclo-fattorini". Il capo dell'ufficio inquirente milanese ha spiegato che "i pagamenti" da parte dei clienti "sono effettuati online e non sappiamo dove vengono recepiti". Va ricordato che proprio dal palazzo di giustizia milanese, nella primavera scorsa, era partito il commissariato di Uber Italy, filiale italiana, per caporalato. Il Tribunale sezione autonoma misure di prevenzione, guidato da Fabio Roja, aveva disposto l'amministrazione straordinaria, dopo che il pm Paolo Storari avea scovato delle ditte di intermediazione che pagavano i fattorini meno di 3 euro a consegna con la compiacenza di una dirigente di Uber. Il processo con rito abbreviato per la parte penale è ancora in corso.
Scontata la decisione della Lega sul rinvio della gara in programma domani. Già decisa la data del recupero.
Le parole dello scienziato a Radio Capital: "Se le varianti si diffondono buttiamo un anno di ricerche sul vaccino"
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I tre supermercati di Bologna Ipercoop, Despar e Sigma hanno lanciato una nuova campagna all'insegna della spesa sostenibile: si chiama "Io scelgo il vetro - Selezione naturale".
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Il primo anticipo di domani tra Torino e Sassuolo è stato rinviato. La Lega ha preso atto di...
Evitare patologie come il diabete o l'ipertensione e rimanere in salute è possibile grazie ad una dieta equilibrata e sana
Durante la conferenza stampa del 24 febbraio, le parole di Elisabetta Sgarbi produttrice degli Extraliscio in gara con Davide Toffolo fanno riflettere. Gli Extraliscio sono stati al centro di un giallo: il tampone rapido de Il Biondo è risultato in prima battuta positivo, ma il molecolare che serve proprio a validare il rapido è risultato negativo. Il problema non è legato al dover fare i tamponi, ma alle tempistiche con cui vengono fatti. "L’episodio è fortunatamente superato perché era falso positivo. - ha dichiarato la Sgarbi - Ma credo che il festival sia vittima di un protocollo non chiarissimo. Bisogna che questo protocollo abbia i tempi che consentano durante la gara di avere il responso del tampone molecolare prima di salire sul palco." Crediti foto@Kikapress Music: «Cute» from Bensound.com
Liguria zona gialla dalla prossima settimana? La regione "ha un Rt pari a 0,94, la situazione nei nostri ospedali è sotto controllo. Speriamo quindi di poter tornare in zona gialla dalla prossima settimana, afferma il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti oggi nel corso del suo intervento alla trasmissione di La7 L'Aria che tira. E sull'inizio a breve della kermesse canora italiana per eccellenza, "intorno al festival di Sanremo quest'anno - dice Toti - non ci sarà praticamente niente. E' un festival che si svolge all'interno di un Teatro Ariston vuoto, come se fosse uno studio televisivo, ma è il massimo che si può fare in tempi di Covid". "E' un anno - ha aggiunto - che diciamo che col Covid dobbiamo imparare a convivere e quindi è giusto non rinunciarci ma è giusto anche non mettere a rischio nessuno per farlo. Bisogna farlo nei limiti di un protocollo molto stretto elaborato dal Cts e io sono d'accordo che si faccia così". "La divisione del Paese in zone l’ho voluta e l’ho sempre difesa. Oggi potremmo pensare ad un'applicazione su aree minori: si tratta di pensare ad aree più piccole, come province e comuni", spiega ancora.
Il citomegalovirus presenta dei sintomi molto comuni ma può rappresentare un grave pericolo per chi abbia le difese immunitarie debilitate.
Una bellissima idea quella dell'amministrazione comunale di Brindisi, che ha deciso di far incontrare i "nonni" di due specie diverse per fargli trascorrere ancora tanti anni felici insieme: il progetto "Dammi la zampa" favorisce l'adozione di cani e gatti che hanno superato i 7 anni agli over 60.
Le misure stabilite nell'ultima ordinanza sulla scuola in tempo di covid dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, "sono ragionevoli soprattutto in vista dell'ulteriore diffusione della pandemia a causa delle varianti. L'obbligatorietà della presenza non è incostituzionale, come non lo è tuttavia nemmeno la non obbligatorietà: la scelta è cioè rimessa agli organi politici sulla base di una molteplicità di fattori. La discrezionalità a cui si appella Emiliano e le scelte avanzate nella sua ordinanza possono essere uno stimolo intelligente su cui, tuttavia, sarebbe auspicabile un intervento del legislatore nazionale". Lo dice il costituzionalista Francesco Saverio Marini intervenendo con l'Adnkronos sul dibattito in corso sulla Didattica a distanza, anche alla luce delle proteste di decine di migliaia di persone tra genitori, docenti e personale Ata che reclamano il diritto di scelta delle famiglie ad usufruire della Dad; nonché delle proteste ed occupazioni degli studenti del Paese contrari ad una didattica in presenza senza le adeguate misure di sicurezza. Si tratta, secondo il costituzionalista, di una contrapposizione sulla Didattica a distanza su cui "ad oggi si impone la disciplina statale, molto rigida a seconda del colore della regione. Si possono seguire due strade - spiega - o lo Stato interviene con un nuovo Dpcm in cui disciplina la Dad dando maggior peso alla libertà delle famiglie. O rimette la scelta alle regioni che valuteranno sulle singole situazioni quale è la disciplina più confacente al territorio". Secondo Marini, professore all'università di Roma Tor Vergata, c'è un primo ambito relativo ai diritti sui quali "non è facile trovare una soluzione perché sono tanti i valori e i diritti costituzionali che vengono in rilievo: c'è il diritto alla salute che ha una duplice veste in questo caso, sia come libertà da rimettere alla famiglia se usufruire della Dad o se mandare i figli a scuola; sia come interesse della collettività rispetto al pericolo di diffusione del virus; c’è infine il potere-dovere dello Stato di istituire le scuole per tutti gli ordini e gradi e consentirne o imporne la frequenza. Nell'articolo 32 della Costituzione, va ricordato, la salute è declinata rispetto ad entrambi i profili e l'interesse alla salute della collettività rappresenta un limite ovviamente alla libertà di salute individuale". Altro tema critico è chi decide sulla Didattica a distanza: lo Stato o le regioni in deroga alla normativa statale? "Il tema è controverso - risponde il costituzionalista - Per la disciplina nazionale in vigore, si prevede che le regioni possano intervenire o in senso restrittivo o, previa intesa con lo Stato, in senso anche ampliativo, ma sempre nelle more dell'adozione dei decreti del presidente del Consiglio. Previsione che lascia perplessi perché queste more non ci sono mai state: si è passati da un decreto all'altro e lo spazio alle regioni è apparso quasi inesistente. La Corte Costituzionale ha chiarito che il legislatore regionale, in quel caso della Valle D'Aosta, "non può invadere con un propria disciplina una materia avente ad oggetto la pandemia, in quanto essa è affidata interamente alla competenza legislativa dello Stato". In questo quadro Marini analizza le scelte del Governatore della Puglia: "nella prima ordinanza Emiliano interveniva sul Dpcm sulla Dad (che imponeva fosse garantito almeno il 50% mentre Emiliano parlava di 'fino al 50%'); adesso in questa ultima ordinanza lascia libere le famiglie. Si tratta comunque di una misura derogatoria rispetto alla disciplina statale, ma, se si prescinde dalla problematica delle competenze, penso sia una scelta ragionevole soprattutto in vista delle varianti e dell'incremento dei contagi: lasciare spazi alle libertà individuali è equilibrato e rappresenta un intelligente sintesi del diritto alla salute e di quello all'istruzione". Quindi il costituzionalista interviene anche sulle rivendicazioni del Comitato nazionale Dad per tutti al diritto di scelta delle famiglie: "E' una impostazione che condivido - afferma - Lo stesso argomento andrebbe posto anche all'università dove, similmente, andrebbe lasciata agli studenti la scelta sul tipo di didattica. C'è, comunque, alla base una valutazione di merito che non può che essere rimessa agli organi politici: ad essi spetta il compito di realizzare quella difficile sintesi tra contrasto della pandemia, libertà di salute e diritto all’istruzione. E in questa prospettiva, la soluzione elaborata dal Governatore della Puglia, pur "non essendo una soluzione costituzionalmente imposta e pur ponendo problemi di competenza rispetto alla disciplina statale, rappresenta uno stimolo intelligente che va nella giusta direzione, su cui può e, a mio avviso, sarebbe opportuno intervenisse il legislatore nazionale". (di Roberta Lanzara)
Josè Agostinho Becker, padre del portiere brasiliano, è stato trovato privo di vita nella diga del ranch di famiglia
Nei territori arancione scuro le restrizioni sono più stringenti rispetto a quelle tradizionali a causa di un aumento dei contagi.
AGI - Non è certo la parlata di Suarez: Bergoglio non ha mai fatto inorridire le orecchie delicate dei puristi con trash linguistici del tipo “bambino porta cucummela”. E poi, chi non si ricorda del “Se sbaglio, mi corigerete” con cui esordì dalla Loggia di San Pietro Karol Wojtyla? È un segno dei tempi. La Chiesa è universale e la sua lingua ufficiosa risente della parlata di chi viene dagli angoli più lontani della Terra per guidarla. Accadde già una volta con il latino e ne nacque proprio l'italiano: ‘sao ko kelle terre' si disse di fronte a un chierico. Non ci si lamenti, dunque, non si arricci il naso. Si accetti, piuttosto, il nuovo che avanza. Papa Francesco, argentino ma notoriamente di origini italiane, è di lingua madre spagnola e parla assai bene l'italiano, come pochi. Il fatto è che ci mette del suo, e se Giovanni Paolo II mutuava inevitabilmente dal latino, essendo egli proveniente da idioma di radice indoeuropea ma di ceppo slavo, Bergoglio allo spagnolismo inevitabile affianca rare capacità di elaborazione originale. Non lo diciamo noi: lo dice la Treccani. E se lo dice la Treccani è come se lo dicesse la Cassazione. Errore grave, quindi, liquidare il lessico bergogliano come l'ennesimo caso di itagnolo. Quella lingua, vale a dire, sviluppatasi nella diaspora migratoria verso il Cono Sud le cui tracce si trovano, effettivamente, nei documenti di molte amministrazioni locali argentine. Non c'è cittadina, tra Rosario e Buenos Aires, che non abbia nei suoi archivi risalenti a un secolo fa il rapporto di un pompiere, come anche un resoconto sulla gazzetta locale, che non sia in spagnolo infarcito di italianismi. O, piuttosto, all'incontrario: italiano infarcito di spagnolismi. Difficile dire. Tra i neologismi del Pontefice personalmente ne indichiamo uno, assai ricorrente. Il Papa ama dire “scientisti” per “scienziati”: “Pochi giorni fa incontravo degli scientisti”, ha raccontato ancora di recente, aggiungendo che secondo i suoi interlocutori i robot non avranno mai la tenerezza di un essere umano. La Treccani articola il suo ragionamento, nel promuovere l'italiano parlato dal Pontefice, in modo complesso e tecnico. Lo definisce per quello che è, cioè “neologista” (si vada su treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/papa eccetera eccetera). Poi lo spiega, e in fin dei conti si direbbe lo giustifichi. Anzi: lo approva pienamente. “Non c'è dubbio che il linguaggio di Papa Francesco si caratterizzi per la sua profonda ‘dialogicità' nei rapporti con gli altri”, premette, “interpellati con forme allocutive della lingua comune, pur essendo il suo parlato tecnicamente uno scambio unidirezionale, ovvero parlato con interlocutori presenti ma lontani ("bidirezionale a distanza"), rispetto a uno scambio bidirezionale, faccia a faccia, con turno di parola”. Pertanto “la lingua di cui Papa Francesco si serve per realizzare tale finalità 'langagière' o locutoria non è peraltro, com'è noto, il suo nativo spagnolo sudamericano, ma la lingua italiana, nel solco della tradizione della Chiesa, lontana da ogni tentazione dell'uso dell'anglo-americano come lingua internazionale o veicolare”. Insomma, scevra da anglismi come notebook, social, donor, link, template e altro, una lingua che risorge in purezza come se fosse barricata nel contatto con lo spagnolo. Lingua toscana in bocca bairense. E lo spagnolo, si sa, somiglia al padre latino ancor più dell'italiano stesso. E il latino, a sua volta, è la lingua ufficiale della Chiesa. Il cerchio si chiude. Quello che segue è un breve glossario a cura della stessa Treccani. Sono tutte espressioni usate da Papa Francesco. Spuzzare “Caso di prefissato intensivo s-puzzare 'puzzare': «la società corrotta spuzza» (discorso a Scampia, 21 marzo 2015) risalente al piemontese (dei nonni) spussè 'puzzare', indebitamente ‘normalizzato' (o banalizzato) e depotenziato nel denominale puzzare in non pochi giornali cartacei e on line, e in telegiornali nazionali”. Misericordiare “Caso manifestatosi con il misericordiando quale resa del lat. miserando (intervista nel settembre 2013 di Antonio Spadaro S.I.) nel motto Miserando atque eligendo. Lo stesso Pontefice così commenta il proprio uso: ‘il gerundio latino miserando mi sembra intraducibile sia in italiano sia in spagnolo. A me piace tradurlo con un altro gerundio che non esiste: misericordiando'. In realtà però sia lo spagn. misericordiar che l'it. misericordiare, entrambi strutturalmente denominali, erano stati già formati rispettivamente, stando a Google, nel 1749 e nel 1471. Il recupero di Papa Francesco li rimette quindi in gioco a un tempo nelle due lingue”. Nostalgiare “Il denominale nostalgi-are (omelia del 3 dicembre 2014), ‘difenderci dalla nostalgia della schiavitù, difenderci dal 'nostalgiare' la schiavitù', dallo sp. nostalgiar (1906), assente nella lessicografia spagnola ma non in Google libri vs sp. nostalgizar e it. nostalgizzare (1985), documentati in Google”. Mafiarsi “Il pronominale mafiar-si (stessa omelia): ‘quando una società ignora i poveri, li perseguita, li criminalizza, li costringe a 'mafiarsi', quella società si impoverisce fino alla miseria»; in italiano c'è invece l'intransitivo denominale mafiare 'comportarsi da mafioso'”. Colpisce, trattandosi di materiale della Treccani, il costante rinvio a Google. Verrebbe da dire: googlismi e non si sbaglierebbe, visto che “googlista” nel senso di chi smanetta sul noto motore di ricerca viene citato come neologismo dalla stessa Treccani sin dal 2012. Ma è un anglismo, con tutto quel che si è detto dianzi. Comunque, se la Treccani dice “googlare”, non si resti perplessi quando il Papa dice scientisti per scienziati o spuzzare per puzzare. Al contrario: si impari. I nostri nipoti, forse, un giorno parleranno così. Chissà se tra loro ci saranno anche i nipoti di Suarez.