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Volkswagen, perquisizioni in Germania. Dirigenti davanti al Congresso Usa

Lo scandalo delle emissioni truccate dei motori diesel di Volkswagen non accenna a placarsi. Il quartier generale e altre sedi della casa automobilistica tedesca sono state perquisite dagli inquirenti. Obiettivo della procura di Braunschweig: acquisire ogni tipo di dati che possa aiutare nelle indagini. Il produttore, che afferma di aver consegnato una documentazione “esaustiva”, assicura la sua cooperazione. Un atteggiamento che ricalca la nuova ammissione di responsabilità offerta, sempre questo giovedì, dal numero uno del marchio negli Stati Uniti, Michael Horn. “Vorrei offrire scuse sincere per l’uso da parte di Volkswagen di un software servito ad aggirare il normale regime di test delle emissioni”, ha detto Horn davanti a una sottocommissione del Congresso americano. “Questi eventi sono profondamente preoccupanti, ha aggiunto. “Non credevo che una cosa del genere fosse possibile nel gruppo Volkswagen. Abbiamo incrinato la fiducia dei nostri clienti, concessionari e impiegati, nonché del pubblico e delle autorità”. Il dirigente, messo sotto torchio dai deputati presenti, ha ammesso che già nel 2014 venne informato della possibilità che alcune vetture non rispettassero gli standard di emissioni. Ma, ha aggiunto, gli era stato assicurato che gli ingegneri della compagnia avrebbero fatto il possibile per risolvere il problema. “La truffa non è stata una decisione dell’azienda”, ha specificato, ma “solo di alcuni individui”. Cattive notizie per quanto riguarda la tempistica delle sostituzioni delle parti incriminate: la maggior parte delle auto negli Stati Uniti non verranno messe in regola prima del 2017.