Yemen: lo stretto di Bāb el-Mandeb, snodo strategico del petrolio
Ogni volta che i venti di guerra spazzano due nazioni produttrici di petrolio un’impennata dei prezzi pare inevitabile. Eppure, dopo pochi giorni di fibrillazione seguita all’intervento militare dell’Arabia Saudita nello Yemen, il greggio è tornato sul suo regolare sentiero ribassista. A preoccupare gli investitori era stata la prospettiva di un’interruzione del transito delle navi cisterna attraverso lo stretto Bāb el-Mandeb. Largo neanche 30 chilometri, questo tratto di mare tra lo Yemen e Gibuti ha visto, nel 2013, il passaggio di quasi 4 milioni di barili di petrolio e prodotti raffinati al giorno. Si tratta di uno snodo fondamentale, spiegano gli esperti: in caso di blocco, le navi in arrivo dal Golfo Persico e dirette verso gli oleodotti di Suez dovrebbero circumnavigare l’Africa passando per il Capo di Buona Speranza. Senza contare il danno per il greggio europeo, nordafricano e sudanese diretto verso l’Asia. Ma sui timori, questa settimana, è prevalso il realismo: portaerei statunitensi e giapponesi stazionano nel Mar Rosso pronte all’azione, ed è intervenuto anche l’Egitto; i ribelli yemeniti Houthi non hanno una presenza navale ed i confini con l’Arabia Saudita sono già stati messi in sicurezza.