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Il boom del tungsteno: sempre più raro e costoso

Il prezzo del metallo impiegato nei filamenti delle lampade cresce di continuo. La Cina ne detiene il monopolio

In netta e incontrastata ascesa nella tavola “economica” degli elementi. Il tungsteno è sempre più raro, e al contempo ricercato e costosissimo. Come riporta Forbes, lo scorso anno ha guadagnato il 35% di valore, a fronte di un mercato che ha visto diminuire i prezzi degli altri metalli. Il prezzo attuale, di circa 318 euro per tonnellata metrica, è alto ma rischia di salire ancora nei prossimi anni, a fronte di una domanda che cresce dell'8% all'anno e una produzione che declina.

Come riferisce il magazine finanziario Barron’s, la produzione mondiale di tungsteno ha segnato un -21% l'anno scorso, scendendo a 72.000 tonnellate dalle 90.800 tonnellate del 2006. Anche qui, la Cina è la chiave per capire il fenomeno. Come molti altri metalli, anche il mercato di tungsteno è controllato dal paese dalla Repubblica Popolare, che ne produce l’86% del totale. La riduzione delle esportazioni, decisa dal governo di Pechino, spiega perché nel 2011 il valore abbia segnato un significativo rialzo, figlio di una politica che ha visto chiudere piccole miniere poco sicure e implementare i dazi alle esportazioni.

Da non sottovalutare nemmeno i crescenti fabbisogni di metallo interni, necessari per alimentare la macchina industriale cinese, anche quella militare. Restare privi di cotanto metallo, per darlo ai competitor, rappresenterebbe un forte controsenso. Cose da far impazzire paesi come l’America, che usa il materiale in molteplici campi, inclusa l’industria bellica, e il Regno Unito, che lo ha posto al vertice della sua lista di metalli la cui fornitura è a rischio.  Anche le compagnie che investono, non sono moltissime. Tra queste spiccano le canadesi Malaga, che produce tungsteno in Perù, Tungsten Nord America, che produce nei territori a Nordovest del Canada e Minerali Geodex, società di esplorazione con sede a New Brunswick, Canada.

E' pensabile che, vista la crescente richiesta, non mancheranno altri attori disposti ad accettare il rischio di scoprire e produrre tungsteno. Tuttavia, riaprire una nuova miniera può richiedere da un triennio a un lustro, mentre riavviare vecchi impianti comporta costi elevati. Eppure, questo materiale è al secondo posto dopo i diamanti per il punto di fusione più alto e permea la nostra vita quotidiana più di quanto pensiamo: presente negli strumenti e nei macchinari per il taglio e la foratura, è impiegato nei filamenti delle lampade a incandescenza, e anche nell’ambito dell’artigliera e delle armi.

Meno considerato, ma altrettanto decisivo, il suo utilizzo in sostituzione dell’oro: ha un peso specifico molto simile e, ben lavorato, somiglia esattamente a un lingotto d’oro, se rivestito con uno strato dello stesso, acquisendo la sua tipica brillantezza. L’oro, si sa, è un bene rifugio notevole, per i grandi del mondo. Il tungsteno non è l’oro, eppure, nell’attuale congiuntura economica, gli somiglia molto, per importanza e desiderio.