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Stress lavoro correlato: è la precarietà la prima causa

Lo stress di chi lavora è generato più che altro dall'instabilità. Intervista ad Angelica Sturiale ed Elena Ernandez

Stress (Fotolia)

Precarietà e riorganizzazione sul luogo di lavoro. Sono queste per 7 italiani su 10 le prime cause dello stress lavoro correlato. Lo dicono gli ultimi dati emanati dall’Eu-Osha, l’agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro che ha sottoposto, tramite Ipsos Mori, lo stesso sondaggio sia ai dipendenti del nostro Paese che a quelli che vivono nel resto dell’Unione europea.

Per quanto riguarda i 400 intervistati al di qua delle Alpi, oltre ai motivi citati sopra, si aggiungono il carico di lavoro (65%), la poca chiarezza dei ruoli all’interno dell’organizzazione e la mancanza di supporto da parte dei colleghi (63%), seguiti da mobbing e carenza di autonomia. Ma in questo modo di percepire lo stress lavoro correlato quanto c’entra la crisi e quanto sono cambiate le cose dal 2008 in poi?
Lo chiediamo ad Angelica Sturiale ed Elena Ernandez, entrambe psicologhe, ricercatrici e cofondatrici di Echo Research & Consulting, agenzia di consulenza grazie alla quale monitorano il mondo del lavoro e delle aziende.

Le motivazioni indicate nel sondaggio sembrano avere a che fare con questa crisi economica e lavorativa. E' così o c’entra solo marginalmente?
Elena Ernandez: “C’entra, ma non è tutto imputabile al periodo che stiamo vivendo. Sicuramente, la precarietà di condizioni, la vulnerabilità, le forme contrattuali, incentivano una grande insicurezza e aumentano una condizione di instabilità. Ma non sono gli unici motivi, diciamo che concorrono, anche perché non tutti percepiamo lo stress allo stesso modo. La letteratura che indaga questo tema, infatti sottolinea da tempo che lo stress è dato dal rapporto tra richieste e risorse percepite, se le richieste sono superiori a quelle che io percepisco come mie risorse, può generarsi una situazione di stress. Inoltre, il fatto che da qualche anno esista una legge  (l'articolo 28, comma 1, del Dlgs n. 81/08, ndr) che impone alle aziende con più di 15 dipendenti di valutare il rischio stress lavoro correlato, consente di ottenere dei dati comparativi  permettendoci di monitorare il problema”.

Cosa si intende per stress?
Angelica Sturiale :“Come anticipato, lo stress è una condizione percettiva personale, non esistono situazioni che ingenerano stato di stress, tout court, in modo uguale in tutti gli individui. Sulla base della nostra esperienza, molti datori di lavoro considerano lo stress come un evento misurabile sulla base di livelli soglia predeterminati. Tuttavia questa impostazione non tiene conto del fatto che lo stress, in quanto rischio psicosociale, non può essere misurato alla stregua degli altri rischi che il datore di lavoro è obbligato a valutare con il documento di valutazione dei rischi (Dvr). Esso come detto è il risultato della complessa interazione tra risorse individuali e caratteristiche contestuali".

Tornando alla crisi: quanto influisce sullo stress lavoro correlato il fatto di doversi accontentare di questi tempi di quello che c’è?
A.S.: “Il doversi accontentare ha a che fare con il senso di smarrimento e insicurezza dato dalla crisi. Naturalmente ciascuno individuo fa affidamento sulle proprie risorse (emotive, cognitive e sociali),per far fronte alle situazioni di difficoltà, per questo sembrano soffrire di più quei lavoratori cresciuti in un mondo dove lo sviluppo di carriera si configurava come lineare e per certi aspetti prevedibile. Per i 50-60enni di oggi, la gestione del cambiamento può rappresentare un territorio di fatica ulteriore, rispetto alle fasce di età dei più giovani. Questo non vuol dire che i trentenni di oggi non siano esposti a rischio stress, ma le cause scatenanti che possono generarlo fanno riferimento per lo più alla difficoltà di immaginarsi un futuro professionale a lungo termine”.

Anche la scarsa chiarezza dei ruoli è una delle motivazioni indicate nel sondaggio, a questo contribuisce la crisi?
E.E.: “Sì, decisamente. La dimensione del ruolo - territorio entro cui si muove l’individuo ed entro il quale è organizzato il suo lavoro - è  cambiata molto. La job description rappresenta per ciascuno quel confine di ruolo, che la crisi ha 'messo sotto stress'. Prendiamo il caso di un’azienda che riduce l’organico di un gruppo di lavoro da 10 a 5 persone. Questo fa sì che cambino le condizioni di partenza dal momento che il lavoratore può trovarsi a svolgere compiti che prima erano assegnati ad altri, facendo sì che l’originario patto aziendale muti nei fatti senza essere formalmente riscritto.  La scarsa chiarezza di ruoli, inoltre, ha ricadute in termini di maggiore conflittualità nel luogo di lavoro rischiando di alimentare un circolo vizioso che aumenta la pressione percepita e quindi il rischio stress lavoro correlato. Ecco perché crisi o no, occuparsi delle dinamiche di ruolo rappresenta un importante elemento di attenzione per tutti coloro che vogliono migliorare la salute organizzativa”.