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ANALISI - Italia ancora vulnerabile anche se spread non morde

di Elvira Pollina MILANO, 19 agosto (Reuters) - Sono passati tre anni dallo scoppio della tempesta che vide i titoli di Stato italiani al centro di un violento attacco speculativo da parte di chi considerava Roma come l'anello debole della zona euro, a causa del suo enorme debito pubblico. Tre anni e tre governi dopo, l'Italia si ritrova ancora invischiata nel ciclo economico negativo in cui era entrata proprio nell'estate del 2011. Nel secondo trimestre, infatti, il Pil ha segnato un'inattesa contrazione dello 0,2% dopo il -0,1% della prima frazione d'anno. E il timore degli analisti è che il 2014 possa essere il terzo anno consecutivo a chiudersi con il segno meno. Tassi e spread sono stati abbattuti dalle iniezioni di liquidità della Banca centrale europea e dalla messa a punto di un meccanismo credibile che ha bloccato la speculazione anti-euro, mentre a livello nazionale è stata attuata la linea di contenimento del deficit, essenzialmente tramite l'aumento dell'imposizione fiscale. Ma con la recessione il peso del debito italiano nel frattempo è salito di circa 15 punti al 135% del Pil e se l'assenza di crescita proseguirà, come temono molti analisti, il rischio è di violare molto presto la soglia del 140%. Un quadro critico che rende l'Italia ancora vulnerabile a shock esterni e al cambio di umore degli investitori. Questi ultimi, infatti, hanno ultimamente adottato un atteggiamento di maggiore prudenza, dopo aver puntato forte sull'Italia e sul resto della periferia europea. "L'apertura di credito degli ultimi mesi sembra essere sfumata sull'azionario, mentre prosegue sull'obbligazionario", osserva Alberto Gallo, strategist di Royal Bank of Scotland. Dopo aver toccato un picco di guadagno con un +19% dall'inizio dell'anno il 10 giugno, Piazza Affari .FTMIB ha invertito il trend, e ora il rialzo da gennaio è di circa il 4%. Secondo Gallo al momento l'Italia non sarebbe in grado di sopportare la ricaduta in recessione della zona euro, che ha segnato una crescita nulla nel secondo trimestre. Per gli addetti ai lavori, sul mercato dei titoli di Stato le acque restano tranquille perché al momento il mercato sta ragionando con la logica del tanto peggio, tanto meglio. "Più la situazione diventa problematica, più aumenta la possibilità di un intervento non convenzionale da parte della Bce", sintetizza Antonio Guglielmi, responsabile degli analisti di Mediobanca Securities, a due settimane dal prossimo appuntamento del consiglio Bce. "Per questo, nessuno al momento si azzarda a scaricare Italia". Ieri il rendimento del decennale IT10YT=TWEB, in area 4% all'inizio dell'anno, è sceso al nuovo minimo storico del 2,57% e lo spread di rendimento sul Bund si è stretto sotto 160 punti base, lontanissimo dai livelli di guardia. "Con un'inflazione a zero, l'Italia paga un tasso reale non molto diverso da quello di un paio di anni fa, e basterebbe un rialzo dei tassi di 50 punti base per rendere la situazione peggiore", evidenzia Guglielmi, che nota inoltre come la percezione di rischio di Roma rispetto ad altri Paesi periferici sia peggiorata negli ultimi 18 mesi. La Spagna, che nell'estate del 2012 richiese l'aiuto finanziario dell'Unione europea per mettere in sicurezza il sistema bancario mandato, in parte, a gambe all'aria da una bolla immobiliare, riesce a spuntare un tasso di una ventina di punti base più basso di quello dell'Italia nel tratto a dieci anni. NELLE MANI DELLA BCE Come nell'estate 2011, dunque, i mercati non guardano a Roma ma a Francoforte, sede della Bce, sollecitata pochi giorni fa dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a fare la propria parte, attraverso misure che spingano l'inflazione della zona euro, ora allo 0,4%, vicino al target del 2%. L'opzione 'quantitative easing', ovvero l'acquisto di titoli su vasta scala, governativi compresi, è sul tavolo del consiglio dell'Eurotower ma, al di là delle resistenze della Germania, non è facilmente percorribile in una unione monetaria dove però i debiti sovrani restano rigidamente divisi e gli acquisti dovrebbero avvenire pro-quota. Tra i membri del board non mancano poi i dubbi sull'efficacia di tale misura ai fini di una ripartenza della crescita, obiettivo perseguito tramite la predisposizione di due operazioni di finanziamento alle banche vincolate all'erogazione di credito all'economia reale. "Se da Francoforte arrivassero segnali di una messa in stand-by dell'opzione quantitative easing, i mercati potrebbero vacillare", avverte Gallo, che d'altra parte ricorda come l'intervento della Bce di per sè non sarebbe in grado di risolvere i problemi strutturali dell'economia italiana. RIMODELLARE L'ECONOMIA E qui rientra in gioco la politica. Il governo di Matteo Renzi, in carica da febbraio, ha operato una riduzione del cuneo fiscale per i redditi più bassi, riduzione per cui non mancano i dubbi rispetto alla natura strutturale, e sulla riforma del Senato, approvata in prima lettura a Palazzo Madama. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, è stato allungato il periodo in cui è possibile prorogare i contratti a termine, mentre non sono stati fatti passi avanti sulla revisione della spesa pubblica. Per la fine di agosto, Renzi ha annunciato, tra l'altro, il varo di una riforma della giustizia civile. "Ha ragione Padoan quando dice che gli effetti delle riforme si vedono in un paio d'anni. Ma se cambiano davvero le regole del gioco, rendendo più semplice e conveniente investire in Italia, già quando viene presentata attira capitali", puntualizza Gallo, che dà al governo 6-9 mesi di tempo per mettere a punto provvedimenti convincenti per migliorare la competitività. Intanto, sullo sfondo, secondo alcuni analisti, torna ad aleggiare lo spettro di un commissariamento di Roma da parte della troika, ipotesi sul tavolo tre anni fa e che ora viene decisamente respinta dall'esecutivo. "La vedo come un'ipotesi estrema, che potrebbe materializzarsi se i cambiamenti strutturali promessi dal governo Renzi non saranno varati e se la zona euro dovesse rallentare ancora", conclude Gallo.