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Le Costituzioni? Un ostacolo per la fine della crisi

Le Costituzioni? Un ostacolo per la fine della crisi

Tra i primi a tirar fuori l'argomento, JP Morgan. In un documento di 16 pagine, pubblicato qualche mese fa, la storica banca d'affari americana inviava a tutti i Paesi dell'Eurozona questo messaggio: liberatevi delle Costituzioni antifasciste, perché sono all’origine dei vostri guai e della crisi. Un consiglio motivato da uno studio preciso: secondo JP Morgan, infatti, alcuni fattori sociali - come un mercato del lavoro poco flessibile, il diritto di sciopero e un'eccessiva regolamentazione dei settori - presenti nelle Costituzioni dei Paesi dal dopoguerra, sarebbero causa dell'indebolimento dei governi e di ogni tentativo di riforma verso un'economia liberale. Il monito finale della società finanziaria era dunque quello di liberarsi di queste Costituzioni e seguire le indicazioni della Troika, consiglio dato soprattutto a quegli Stati - Spagna, Grecia, Italia e Portogallo - in cui è prevalsa la spinta socialista.

A ritornare sull'argomento oggi è il Wall Street Journal, definendo le Costituzioni "un vero ostacolo per risolvere la crisi dell'Eurozona". Lo spunto a riprendere il discorso viene dalla bocciatura, avvenuta il mese scorso, della legge che facilita i licenziamenti dei dipendenti pubblici da parte della Corte Costituzionale portoghese. La proposta di legge era tra gli impegni del governo fatti nei confronti della Troika in cambio del salvataggio finanziario internazionale ed era una mossa strategica nel piano dei tagli alla spesa pubblica.

Secondo il quotidiano il problema si trova proprio nelle Costituzioni scritte in quegli Stati in cui per anni ha dominato la dittatura, in cui quindi è prevalso il desiderio di far parte di un' Europa più democratica e sociale e dove è più accentuata la componente di protezione sociale nei confronti dei cittadini: "Ci sono Corti - scrive - che sono state in grado di contrastare alcuni tentativi per ridurre la burocrazia statale o rendere la forza lavoro più flessibile". Contrasti che andrebbero "a rendere più difficile la capacità per questi Paesi di raggiungere gli Stati del nord, più ricchi, rimettendo in discussione la redditività a lungo termine delle 17 nazioni dell'Eurozona".

Per questo motivo, negli ultimi cinque mesi la Corte Costituzionale portoghese ha bocciato numerose altre misure, tra cui la tassa sulle indennità di disoccupazione ed altre ritenute ingiuste nei confronti dei lavoratori. Stessa cosa in Spagna, dove le misure riformatrici sono state annullate dagli enti locali rispetto all'esecutivo centrale di Madrid, oppure in Italia e in Grecia dove partiti populisti hanno frenato l'avvio di riforme strutturali. "A differenza degli Stati Uniti - conclude -  dove la Costituzione ha soli 7 articoli e 27 emendamenti, il Portogallo ha 296 articoli , l'Italia 139 e la Grecia 120". Perciò, "cambiare la Costituzione è un processo lungo che richiede l'approvazione delle maggioranze parlamentari e in alcuni casi i referendum. Si richiede inoltre al governo di avviare un processo che molti preferiscono evitare".

Se economisti e bancari non vedono di buon occhio le Costituzioni del Sud Europa, per altri sono l'unico strumento di difesa che gli resta: "José Manuel Caldeira , un autista di Lisbona di 46 anni, alla notizia della bocciatura della Corte Costituzionale si è sentito sollevato" di avere un "documento che ci protegge". "Penso che sia l' unica cosa che può fermare queste orribili misure in questi giorni folli ".