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Dieci rialzi, non di più? Cinque domande per la Bce

La sede della Banca centrale europea a Francoforte, in Germania

di Dhara Ranasinghe e Stefano Rebaudo e Naomi Rovnick

LONDRA (Reuters) - La Bce ha buone ragioni per non muoversi giovedì, dopo aver alzato i tassi di interesse nelle ultime 10 riunioni.

Tuttavia, il conflitto in Medio Oriente, che spinge i prezzi dell'energia, è un ulteriore ostacolo per la banca centrale alle prese con il contenimento dell'inflazione.

"La sfida più grande sarà quella di mantenere un equilibrio: non sembrare aggressivamente 'hawkish', ma tenere aperta la porta a rialzi dei tassi", ha detto Carsten Brzeski, responsabile globale macro di ING.

Ecco cinque domande chiave.

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1/ Cosa possiamo aspettarci questa settimana?

La Bce ha segnalato una pausa e i mercati non prevedono ulteriori rialzi. È improbabile che escluda un altro aumento dei tassi. Christine Lagarde potrebbe mantenere il mantra "più alti, più a lungo", che ha spinto al rialzo i rendimenti dei bond a lunga scadenza.

L'indebolimento dell'economia suggerisce che la necessità di un'ulteriore stretta è limitata ma è probabile che la Bce si opponga alle speculazioni sul taglio dei tassi.

"Probabilmente avverrà all'inizio del prossimo anno se cambieranno idea e penseranno di dover fare di più", ha detto Francis Yared, responsabile globale della ricerca sui tassi di Deutsche Bank. "Si sono impegnati a lasciar parlare i dati per un po'".

Il capo economista della Bce Philip Lane dice che Francoforte avrà bisogno di tempo, forse fino alla prossima primavera, prima di poter essere sicura che l'inflazione stia scendendo.

2/ La Bce parlerà di 'quantitative tightening'?

La Bce non dovrebbe iniziare presto a vendere attivamente obbligazioni. Il dibattito si concentra invece sull'opportunità di anticipare il termine del dicembre 2024 per i reinvestimenti dal Programma di acquisto di emergenza per pandemica (Pepp), che molti sostengono.

L'aumento dei rendimenti dei titoli italiani potrebbe raffreddare le voci di una fine rapida.

Nell'ambito del Pepp, i reinvestimenti possono essere indirizzati ai Paesi più bisognosi. Lagarde ha affermato che questa è la prima linea di difesa contro la frammentazione, l'eccessivo allargamento dei differenziali di rendimento che riduce l'efficacia della politica monetaria.

"Non prenderemo una decisione sui reinvestimenti del Pepp dopo il recente aumento dei rendimenti (italiani)", ha detto Reinhard Cluse, capo economista di UBS. "Il mercato ha ancora un certo grado di nervosismo... La Bce non vuole gettare benzina sul fuoco".

La decisione potrebbe arrivare a dicembre o all'inizio del 2024, ha aggiunto.

3/ Cosa significa un nuovo aumento dei prezzi dell'energia?

I prezzi del gas in Europa sono aumentati del 35% questo mese e il petrolio ha superato i 93 dollari, minacciando di far risalire l'inflazione.

Essendo importatrice di energia, l'Europa è più vulnerabile degli Stati Uniti a un'impennata dell'inflazione causata dalle tensioni in Medio Oriente, ha detto Chris Jeffrey, responsabile dei tassi e dell'inflazione di Legal & General Investment Management.

Jeffrey ha aggiunto che, per il momento, Lagarde non vorrebbe essere "trascinata" a discutere dei prezzi dell'energia fino a quando non sarà più chiaro se il rialzo sarà duraturo.

Cluse di UBS ha affermato che i prezzi dell'energia non sono "un fattore che cambia le prospettive dell'inflazione" perché sono in vigore forti effetti disinflazionistici di base.

La Bce prevede che l'inflazione complessiva scenderà al 3,2% nel 2024 da una media del 5,6% nel 2023.

4/ Cosa farà la Bce se le cose vanno male con l'Italia?

Per ora non molto.

Le previsioni di un deficit più elevato hanno fatto salire i costi di indebitamento italiani, aumentando il divario rispetto alla Germania fino a 200 punti base - spingendo alcune speculazioni sul fatto che la Bce potrebbe essere costretta a intervenire per calmare i mercati.

Lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione, un programma di acquisto di obbligazioni per aiutare gli Stati più indebitati e prevenire la frammentazione, è entrato a far parte del kit di strumenti lo scorso anno.

Cinque fonti su sei hanno recentemente detto a Reuters che non c'è fretta di intervenire.

"Cercheranno di rimanere in disparte il più a lungo possibile", ha detto Brzeski di ING.

5/ E le condizioni di finanziamento più rigide?

I dati di mercoledì sui prestiti bancari di settembre dovrebbero offrire qualche indizio.

Ad agosto la quantità di denaro circolante nella zona euro ha subito la contrazione maggiore mai registrata, in quanto le banche hanno ridotto i prestiti e i depositanti hanno messo al sicuro i risparmi.

La Bce probabilmente esaminerà questo e altri segnali di inasprimento delle condizioni di finanziamento. L'impennata dei rendimenti dei Treasury Usa ha trascinato al rialzo i costi di indebitamento europei, sostenendo l'ipotesi che non si procederà con ulteriori rialzi.

(Tradotto da Camilla Borri, editing Stefano Bernabei)