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ECONOMICA - La convergenza della ex-Germania est e quella del Mezzogiorno

di Luca Trogni MILANO (Reuters) - I numeri sono inesorabili: mentre il processo di convergenza dei Laender orientali della Germania verso quelli occidentali continua, in Italia quello del Mezzogiorno rispetto al resto d'Italia ristagna. Circa venticinque anni fa, appena dopo la riunificazione tedesca, il Pil pro-capite della Germania orientale era inferiore a quello delle regioni del Meridione italiano. Oggi quello del Mezzogiorno è inferiore del 50%. Diversamente dalla persistente spaccatura italiana la realtà tedesca, come evidenzia anche un confronto contenuto nell'ultimo rapporto Svimez, mostra che le regioni orientali crescono ormai in sintonia con quelle occidentali. La capacità di attrarre investimenti è stata centrale per i nuovi Laender. Da lì, sottolinea Giovanni Foresti dell'ufficio studi di Intesa Sanpaolo, nasce un percorso virtuoso composto da un calo significativo del tasso di disoccupazione e da brillanti performance ottenute sui mercati esteri. Nei Laender orientali non hanno investito solo i colossi nazionali, da Siemens a Bayer a Basf e Volkswagen, ma anche molte multinazionali come Nestlè, Glaxo e Bombardier. In totale poco meno di 2.000 imprese estere con oltre 200.000 dipendenti e un fatturato vicino ai 70 miliardi di euro a cui si deve aggiungere lo sviluppo dell'indotto locale. Con l'aiuto di un costo del lavoro che nella manifattura della Germania orientale è ancora inferiore del 30% rispetto a quello dell'Ovest. Ma anche di una logistica, la prima nel mondo secondo una recente inchiesta della Banca Mondiale, che non ha paragone con quella italiana. La situazione del Sud italiano è più a macchia di leopardo, con le presenze straniere e le eccellenze concentrate in alcune aree. In Puglia vi è stato un importante sviluppo del settore farmaceutico e dell'aerospazio come anche la creazione di un polo della meccatronica - l'automazione applicata alla produzione - all'avanguardia. Ma manca uno sviluppo diffuso del Mezzogiorno con il risultato che, tra il 2008 e il 2014, si è registrato un calo dell'export del 5% contro la crescita del 30% della ex-Germania orientale. Nel caso del Mezzogiorno, evidenziano i dati elaborati da Foresti, l'immobilità emerge anche nel confronto con le regioni del Nord. Il Pil pro-capite dei cittadini del Sud, oggi come a inizio degli anni Novanta, supera di poco il 50% di quello dei settentrionali. IN GERMANIA 2000 MILIARDI A SOSTEGNO DI CONVERGENZA Il successo della convergenza tedesca ha un fattore centrale nel sostegno finanziario ricevuto: dal 1991 al 2011 il governo federale ha destinato allo sviluppo dell'Est 2.000 miliardi di euro, una cifra che costituisce quasi tutto l'attuale debito pubblico tedesco. Questo impegno ha dato gambe a venti progetti infrastrutturali, quasi ultimati, che sono poi stati tra i fattori principali di attrazione degli investitori, nazionali ed esteri. I nuovi Laender possono poi godere di una posizione geografica favorevole per chi punta ai mercati in espansione dell'Europa orientale, a partire da quello polacco. Gli investimenti pubblici, e privati, inoltre, hanno spinto da un lato ricerca e sviluppo, dall'altro il sistema formativo. Oggi nelle università dei laender orientali, a dimostrazione della loro attrattività, la presenza degli studenti stranieri sfiora il 10% (4% in Italia). Per l'Italia, che pure ha sul tavolo la questione meridionale da tempo immemorabile e ha finanziato nei decenni, anche se per importi minori, il Mezzogiorno, un confronto con qualche insegnamento importante. ((Redazione Milano, reutersitaly@thomsonreuters.com, +39 02 66129654, Reuters messaging: luca.trogni.thomsonreuters.com@reuters.net))Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia