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Fondi Ue, da rivedere il piano da 41 miliardi di euro dell’Italia

Fondi Ue, da rivedere il piano da 41 miliardi di euro dell’Italia

Assenza di strategia, lentezza, mancanza di progettualità e confusione sono i punti deboli rilevati dalla Commissione dopo l’esame dell’Accordo di partenariato dell’Italia, il documento che spiega come saranno utilizzati i 41 miliardi di fondi europei che verranno erogati da Bruxelles nel periodo 2014-2020.

Le critiche al testo preparato sotto la supervisione del sottosegretario Graziano Delrio e spedito lo scorso 22 aprile suonano come una sonora bocciatura: si parla di scarsa “capacità amministrativa”, di “identificazione ancora insufficiente degli interventi strutturali necessari per riguadagnare competitività” e dell’assenza di “vera strategia” sulla difesa del patrimonio culturale e sulla pianificazione dell’Agenda Digitale. A furia di accelerare, insomma, il Governo Renzi rischia di perdersi per strada pezzi importanti.

Ma il Governo garantisce che i 40 miliardi non sono a rischio

Non è la prima tirata d’orecchie che arriva all’Italia: già lo scorso 2 giugno, riguardo al Documento di economia e finanza, la Commissione aveva chiesto all’Italia di migliorare “la capacità di amministrazione, la trasparenza, la valutazione e il controllo di qualità” nell’utilizzo delle risorse comunitarie.

I tempi sono cambiati, i finanziamenti a pioggia e senza particolari controlli del passato hanno portato a gravissimi deficit di bilancio e ora Bruxelles vuole sapere dove, come, quanto, quando e da chi i fondi vengono utilizzati. E, inoltre, l’Ue vuole sapere quali sono gli effetti dei finanziamenti.

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In ballo ci sono 32 miliardi per la politica di coesione più una decina legati al Fondo agricolo, vale a dire la cifra più alta dopo quella riservata alla Polonia. Per il Governo Renzi si tratta di un esame importante. Il semestre europeo è una lente d’ingrandimento sul nostro Paese. Dopo il blitz compiuto a Pompei a metà luglio, il commissario alle Politiche regionali Johannes Hahn ha denunciato come sia stato speso solamente l’1% del fondo destinato ai lavori del sito archeologico campano.

I fondi ci sono ma restano congelati e questo all’Europa non piace. La lettera giunta al Governo è composta da ben 249 punti, alcuni dei quali sottolineano la necessità di una maggiore organizzazione fra le diverse istituzioni. La Commissione plaude alla nascita dell’Agenzia per la coesione, ma sottolinea come la governance richieda “ampie e orizzontali riforme” della Pubblica Amministrazione che chiariscano il “ruolo delle diverse istituzioni” e una definizione di “chi fa cosa, quando e come”. Altre criticità vengono individuate nelle strategie di “specializzazione intelligente” che dovrebbero valorizzare l’innovazione: non solo queste strategie non sono state adottate, ma l’Italia sta dimostrando una preoccupante inerzia nella creazione di infrastrutture, contenuti e servizi per l’Agenda digitale, accompagnata da un “calo significativo dei fondi” per l’innovazione. In Italia si predica l’innovazione e si pratica la conservazione e questo atteggiamento non è sfuggito ai commissari europei che hanno redatto la lettera inviata un mese fa al Governo Renzi.

Tornando alla cultura, Bruxelles ha ricordato all’Italia come i fondi strutturali siano riservati a interventi come quelli di cui necessità Pompei e non a eventi culturali e turistici effimeri considerati a “basso valore aggiunto”. Discorso analogo per l’istruzione: l’Europa ricorda all’Italia come le risorse destinate a contrastare il precoce abbandono scolastico nelle regioni meno sviluppate e quelle riservate alla partecipazione all’istruzione superiore siano decisamente al di sotto delle reali necessità dell’aree sotto monitoraggio.

E anche di fondi europei parlerà Matteo Renzi nella sua visita di domani a Palermo. La Regione Sicilia, infatti, rischia di perdere circa 2 miliardi di euro di fondi europei per non avere rispettato la programmazione 2007-2013: dei 4,3 miliardi a disposizione è stato speso solo il 43%, mentre il restante 57% resta in stand by. Per il presidente regionale Crocetta è colpa di oggi Soprintendenze, Università e Comuni che frenano la spesa. Se le vacanze di Matteo Renzi sono tutt’altro che tranquille, l’autunno si annuncia molto caldo.