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Parigi bloccata da scioperi contro il loro Job's Act

Paese che vai, usanza che trovi. Mentre da noi il Job’s Act (Francoforte: A1CVKR - notizie) è stato salutato come un esempio di rivoluzione nel mondo del lavoro (positiva o meno che sia) in Francia le cose non sono viste allo stesso modo.

La situazione a Parigi

Parigi in queste ore deve registrare una serie di disagi alla circolazione, scuole occupate, manifestazioni e scontri in piazza a causa della mobilitazione, la terza in trenta giorni, contro la riforma del lavoro, in particolare su una parte specifica del testo, ispirato per ammissione stessa dei suoi ideatori, al Job’s Act italiano. La Francia, da sempre accusata di immobilismo nella riforme, ha deciso di dare un’accelerazione, chiesta anche da parte degli imprenditori per una revisione delle norme che regolano la contribuzione al momento dell’assunzione. In realtà, come le ultime cifre dell’Istat hanno confermato, proprio l’allentamento fiscale è il solo e unico trampolino che ha permesso, in Italia, di registrare un sensibile aumento dei contratti a tempo indeterminato: una volta che la percentuale della decontribuzione per il 2016 è stata diminuita al 40% si è invece registrato un crollo dei numeri. Lecito che parta la domanda da un milione di dollari: quando gli sgravi saranno cancellati definitivamente e l’economia, con ogni probabilità visto l’andamento, ancora non sarà ripartita, cosa accadrà?

Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) condizioni poste

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A Parigi, intanto, il governo del Presidente Francoise Hollande è dovuto arrivare a trattative serrate con i sindacati per riuscire a mantenere, pur con diverse concessioni, la maggior parte delle norme ancora aderenti all’originale testo italiano. Non senza pericoli, anche di tenuta del governo che sulla carta del lavoro si gioca la sua credibilità anche a livello internazionale. Non solo, ma la società civile francese è spaccata dalla proposta di rivedere le 35 ore settimanali e gli straordinari: attualmente sono pari al 25% extra che scatta in busta paga per le prime 8 ore dopo le 35 standard, che diventa 50% per le successive. Ma anche le 35 ore in sè sarebbero in pericolo: attualmente il massimo secondo la legge francese sarebbe quello di 44 ore massime su 12 settimane, la proposta del governo vorrebbe portarle a 46 su 16 settimane.

I rapporti di forza

Difficile anche la modifica di un altro punto: i licenziamenti economici che potrebbero scattare nel momento in cui le aziende, avanzando come scusa un calo di produttività, andrebbero a sventolare lo spauracchio dei licenziamenti in modo da convincere i lavoratori ad accettare orari più pesanti. Ma a far scattare gli scioperi di massa sè stato anche un altro fattore sul tavolo delle trattative e cioè le indennità che oggi permettono il reintegro o il risarcimento senza nessun tetto massimo ma con un minimo di sei mesi di stipendio (che cadrebbe in caso di licenziamento illegittimo) mentre dal governo si vorrebbero introdurre, come in Italia indennità crescenti con l'anzianità aziendale ancora da decidere.

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