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Sud Sudan, 100mila fedeli alla messa di Papa Francesco

100mila fedeli hanno salutato Papa Francesco nell'ultimo atto della visita in Sud Sudan.
In tanti hanno assistito alla messa celebrata al Mausoleo di Giuba.

Nell'omelia il Pontefice ha sottolineato la necessità di superare le divisioni, che rischiano di contrapporre in maniera insanabile etnie e tribù: "Deponiamo le armi dell'odio e della vendetta per imbracciare la preghiera e la carità" ha detto il Pontefice.

La realtà difficile del Sud Sudan

Il Sud Sudan è il più giovane Stato africano, nato nel luglio del 2011.
Nel 2005 il Comprehensive Peace Agreement, l'accordo di pace di Naivasha in Kenya del 2005, ha posto le basi per mettere fine ai disordini e alla guerra civile.
Il referendum del 2011 ha sancito la separazione formale tra i sudanesi del sud, prevalentemente cristiani ed animisti, dai sudanesi del nord, in maggioranza arabi e islamici. Nonostante la conquistata indipendenza, il Sud Sudan ha per anni vissuto un conflitto fratricida tra etnie.

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Nel 2013 il Paese ha conosciuto un feroce conflitto etnico tra le forze governative del presidente Kiir, di etnia dinka, e quelle fedeli all'ex vicepresidente Machar, di etnia nuer, durato sino al 2020.
L'immagine metaforica, e non solo, della ''deposizione delle armi dell'odio'', adottata dal Pontefice, trova dunque nella realtà del Sud Sudan una immediata corrispondenza.

La preghiera globale

Durante la Messa, la preghiera dei fedeli è stata recitata in arabo, dinka, bari, nuer e zande. Papa Francesco, alla presenza del presidente del Sud Sudan, dopo la recita dell’Angelus si è recato aeroporto dove si è svolta la cerimonia di congedo. Qui Francesco si è intrattenuto per alcuni minuti il capo dello Stato Salva Kiir Mayardit, per poi tornare a Roma.

Il governo sud sudanese ha intitolato a Papa Francesco, primo Pontefice nel Paese, una strada a Giuba, che d'ora in poi si chiamerà "Pope Francis Road".