Turchia, aiuto a curdi Siria assediati da Is ma no azione militare
ISTANBUL (Reuters) - La Turchia farà il possibile per impedire che Kobani, città a prevalenza curda vicino al confine siriano, cada in mano allo Stato islamico. Lo ha detto oggi il primo ministro Ahmet Davutoglu, senza però impegnarsi sul piano militare. Alcune ore prima delle parole di Davutoglu, il Parlamento aveva concesso al governo il potere di ordinare incursioni militari oltre confine contro l'Isis, e di consentire alle forze della coalizione straniera di sferrare operazioni analoghe dal suolo turco. "Non vogliamo che Kobani cada. Faremo tutto ciò che possiamo per impedire che accada", ha detto il primo ministro a un'emittente televisiva, apparentemente reagendo alle critiche dei curdi turchi. Nel corso delle due ore di trasmissione, però, Davutoglu ha poi dato l'impressione di un dietrofront rispetto alla possibilità di un'incursione militare, dicendo che una tale azione potrebbe trascinare Ankara in un conflitto più ampio lungo il suo confine di 900 chilometri. "Qualcuno dice 'Perché non proteggete i curdi a Kobani?'. Se le forze armate turche entrassero a Kobani e i turkmeni di Yayladag chiedessero 'Perché non ci salvate?', dovremmo andare anche lì", ha spiegato il primo ministro, riferendosi a un'altra minoranza etnica che si trova in Siria non lontano dal confine con la Turchia. Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia