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Agricoltura italiana a rischio: crollano le produzioni

Che si tratti di miele, castagne, pomodori, arance o vino, quello che si presenta agli agricoltori italiani non è un inverno facile.

I nemici del made in Italy

Se prima il made in Italy doveva combatere contro il nemico della concorrenza sleale rappresentato dalle importazioni di prodotti scadenti dall'estero (problema che sussiste tuttora) adesso le nostre eccellenze devono subire anche le minacce di un nemico molto pi insidioso e di fronte al quale le leggi e i controlli alle dogane possono fare ben poco: il clima. Quello che si sta verificando potrebbe essere solo l'assaggio di un trend mlto più ampio che negli anni a venire interesserà la produzione agricola globale e cioè il cambiamento climatico che porterà con sé non solo la necessità di ridisegnare le coltivazioni e le specie, ma anche l'arrivo di nuove razze di parassiti, più resistenti sia ai pesticidi ma anche, in molti casi, alle coltivazioni geneticamente modificate.

Nella stragrande maggioranza dei casi (come per il vino) il pericolo sono appunto le temperature anomale che hanno creato un calo vistoso della produzione, in particolare sul novello.

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Dall'olio alle castagne

Lo stesso dicasi per l'olio, la cui produzione, quasi dimezzata da un anno all'altro (-40%) anche a causa dei parassiti che hanno infestato gran parte della produzione del sud Italia (mosca olearia e tignola su tutti); proprio in Campania, precisamente nel Cilento, zona particolarmente vocata alla coltivazione dell'olio, si deve registrare una produzione dimezzata che, tradotta in numeri, arriva a non più di 9mila quintali di olio per la fine del 2016 contro i 25mila di solamente un anno fa. Due anni fa, invece, era stata la moria della produzione Tosco-Umbra con il crollo del 50%.Lo stesso trend si è manifestato, con le debite differenze di gravità, in generale di tutta l'area del Mediterraneo, con la sola eccezione della Spagna. Una situazione che ha provocato un rialzo dei prezzi per entrambi i prodotti.

Chi non sorprende, invece, è la castagna. Cibo che, nato povero, nella rappresentazione popolare voleva essere esempio di chi ha mezzi modesti, nel tempo è diventato uno status symbol, tanto da arrivare a prezzi proibitivi per le classiche caldarroste. A questo si aggiunga anche il crollo della produzione registrato negli scorsi anni a causa del cinipide galligeno che ha visto decimare la produzione di intere regioni, prima fra tutte ancora la Campania in vetta alla classifica dei fornitori. Anche in questo caso sono i numeri a preoccupare: 20 milioni di chili per il 2015 contro il triplo di solo 10 anni fa.

Il miele non è più così dolce

Resta aperta anche la questione miele: -70% sulla produzione con non più di 1000 tonnellate su una media storica di 3mila. Un taglio così drastico è il risultato di un mix tra aumento dell'uso dei pesticidi (a sua volta imputabile all'aumento dei parassiti resistenti che trova radice nel cambio climatico) e l'aumento delle temperature medie. MA i problemi che si stanno creando vanno al di là del semplice aumento dei prezzi per i consumatori, anche perché, nel caso del grano e dell'abbondanza dei raccolti, il problema è l'opposto, cioè un crollo delle quotazioni della materia prima italiana, particolarmente pregiata. Il vero nemico da combattere, in questi casi, si chiama importazione. Illegale o meno che sia, il più delle volte riguarda una materia prima di qualità scarsa oppure proveniente da terreni e coltivazioni in cui le norme sugli anticrittogamici sono piuttosto larghe di manica, a differenza di quanto prevede la legge italiana. L'obiettivo è quello di approfittare del rialzo dei prezzi (sia per scarsità di offerta come per le olive sia per qualità pregiata altissima come per il grano) per offrire un prodotto più economico ma anche meno controllato non solo all'origine ma in tutta la filiera produttiva.

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