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Alessandro Benetton lascia l'azienda di famiglia

I contrasti strategici con la vecchia guardia rappresentata da Gilberto diventano troppo forti e Alessandro getta la spugna.
I contrasti strategici con la vecchia guardia rappresentata da Gilberto diventano troppo forti e Alessandro getta la spugna.

Non sarà la Guerra dei Roses, ma l’addio di Alessandro Benetton al cda dell’azienda di famiglia segna sicuramente una data storica nella vita del colosso trevigiano. Una rottura che non sorprende, una rottura non nata oggi, ma che diventa definitiva, mettendo in luce le spaccature tra le varie anime della famiglia Benetton.

Da un lato c’è Alessandro, figlio di Luciano e marito dell’ex campionessa di sci Deborah Compagnoni, dall’altra c’è soprattutto suo zio Gilberto, da sempre l’altro lato della medaglia – o del maglione – in società. Se i rapporti tra Luciano e Gilberto si sono sempre mantenuti buoni, con i due caratteri e le due visioni societarie che si sono compensate, così non è successo con Alessandro.

Alessandro, nato nel 1964, è stato presidente di Benetton Group dall’aprile 2012 al maggio 2014, prima che proprio i contrasti con Gilberto avevano portato alle sue dimissioni, con il gruppo Benetton finito prima in mano al duo Mion-Airoldi e, ora, a Francesco Gori. Alessandro Benetton era rimasto, però, nel consiglio d’amministrazione con la volontà, come ha detto lo stesso rampollo, “per restare un po’ informato”. Fino a oggi.

United Colors di Benetton esplode negli anni '80 grazie agli eccessi comunicativi di Oliviero Toscani.
United Colors di Benetton esplode negli anni ’80 grazie agli eccessi comunicativi di Oliviero Toscani.

Il gruppo Benetton è uno dei colossi aziendali italiani, nato nel 1966 con il primo negozio a Cortina d’Ampezzo, ma che si allarga velocemente, acquisendo e creando diversi marchi di successo oltre a quello originale Benetton, come per esempio la Sisley. United Colors di Benetton esplode, però, negli anni ’80 e il merito è del coraggio di Luciano, che si unisce agli eccessi comunicativi di Oliviero Toscani, le cui campagne pubblicitarie rendono il marchio Benetton famoso in tutto il mondo. Una collaborazione che, però, con il nuovo millennio si conclude, dopo che le campagne di Toscani erano diventate troppo politiche, eccessive per quello che restava un marchio d’abbigliamento.

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Benetton va oltre ai maglioni, diventa sponsor delle squadre sportive di Treviso (che lascia pochi anni fa, tenendo stretto solo il legame con il rugby, grande passione di Luciano, ndr.), mentre si butta anche in altre attività, in particolare si occupa di autogrill e di aeroporti. E con il passare degli anni emergono le figure degli eredi. E, in primis, quello di Alessandro, figlio di Luciano e che – nell’immaginario collettivo – è il vero erede del marchio, il delfino che dovrà guidare la società nel nuovo millennio.

Ma così non è, i contrasti strategici con la vecchia guardia rappresentata da Gilberto diventano troppo forti e Alessandro, due anni fa, getta la spugna. E ora lo strappo definitivo. Che apre dubbi e incertezze sul futuro di Benetton e che pone, soprattutto, il dubbio sugli attuali rapporti tra Luciano e Gilberto, le due vere anime dell’azienda.