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ANALISI - Bond subordinati, attese più emissioni in 2016, non per retail

di Giulio Piovaccari

MILANO (Reuters) - Il 2016 vedrà un aumento delle emissioni di debito subordinato da parte delle banche italiane, che dovrà essere assorbito soprattutto dagli istituzionali. L'azzeramento del valore dei bond junior dei quattro istituti salvati dal governo, che ha coinvolto anche piccoli risparmiatori, rende sostanzialmente impossibile il collocamento presso il pubblico retail.

Il prossimo anno giungeranno a scadenza in Italia bond subordinati per 4,63 miliardi di euro complessivi, dice la società di consulenza Prometeia in base ai dati Snl financials. Le scadenze del 2015 ammontavano a poco più di 50 milioni.

"La pipeline di Tier2 per il 2016 è molto densa. Ovviamente sarà tutto per gli istituzionali, difficile immaginare nuove emissione retail" afferma un banchiere da Londra. "Molte banche, soprattutto medie come Credem, che negli ultimi tempi hanno emesso solo covered, ora stanno avviando nuovi programmi Emtn o rinnovando i vecchi, per prepararsi a nuove operazioni senior o subordinate".

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Secondo i dati Reuters, le scadenze di subordinati più consistenti del 2016 riguardano Unicredit (due titoli a febbraio, in euro e sterline, per circa 1,3 miliardi totali), Mps (circa 592 milioni a maggio) e Carige (due bond per quasi 500 milioni a giugno).

Lea Zicchino, partner di Prometeia, spiega che l'importo dei bond rinnovati dipenderà da diversi fattori. In primo luogo le soglie Srep stabilite per le singole banche e la conseguente necessità di rafforzamento patrimoniale di queste ultime; poi saranno fondamentali i prossimi requisiti previsti dalla direttiva Mrel (Minimun Requirement Eligible Liabilties), sulla quota minima richiesta di passività aggredibili dal bail-in.

"La sensazione è che comunque le banche tenderanno a rifinanziare i subordinati in scadenza" afferma Zicchino. "Tra l'altro più subordinati emetti, più tieni al riparo i tuoi senior dal rischio di bail-in, contenendone il costo".

UNICUM

Negli ultimi due anni solo Unicredit e Intesa Sanpaolo, e negli ultimi mesi Popolare Vicenza e Vento Banca, hanno collocato carta subordinata 'new style', computabile nei ratio patrimoniali. Ma ora, dopo una seconda parte del 2015 che ha visto una netta prevalenza di emissioni 'covered', complice l'abbondanza di liquidità garantita dalla Bce e soprattutto il fatto di non essere tra gli asset aggredibili in caso di bail-in, la situazione dovrebbe cambiare.

"Più o meno il 50% delle obbligazioni delle banche italiane è detenuto dalla clientela retail: un unicum in Europa" commenta Zicchino. "Sui subordinati le banche maggiori possono rivolgersi agli istituzionali e non avranno grossi problemi; per le piccole, che non hanno tale possibilità, chiaramente il canale dei subordinati va a esaurirsi, quindi dovranno fare maggiore affidamento sull'equity".

COSTI IN AUMENTO

L'introduzione della normativa sul bail-in dovrebbe inoltre, secondo gli operatori di mercato, rendere marginalmente più oneroso il funding delle banche l'anno prossimo.

"Tutto quello che è senior o subordinato andrà a costare un po' di più: meno per le banche più solide, di più per le altre. In parte sta già avvenendo. Non è tanto una questione di domanda e offerta, quanto si generale percezione del rischio su questi prodotti" osserva un secondo banchiere.

Prometeia ricorda che i bond senior rappresentano circa il 13,5% del passivo aggregato delle 13 maggiori banche italiane mentre le subordinate appena il 2,4%; la percentuale di subordinati si riduce ulteriormente per la banche piccole.

Secondo i dati di Bankitalia a fine 2014 il pubblico retail italiano deteneva 237,5 miliardi di euro di obbligazioni bancarie.

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