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Le battute da bar del Presidente

C’era molta attesa da parte del mercato sulla prima conferenza stampa del nuovo Presidente USA, avvenuta ieri pomeriggio. Forse troppa. Pensare che da un uomo che nella vita ha fatto della grossolana aggressività il suo stile e della bugia la sua arma vincente potessero venire dettagli precisi ed affidabili sulla realizzazione del suo programma era forse pretendere troppo.

Ed infatti nessun dettaglio è stato fornito. Ma, dopo la pagliacciata iniziale in cui ha platealmente indicato che alcuni giornalisti non avevano il diritto di fargli domande e tacciato la CNN di fabbricare notizie false, ha passato il tempo a chiacchierare con la stessa profondità di vedute che si sente spesso nelle discussioni davanti al bancone dei bar. Ha ammesso che dietro gli hacker c’è la Russia, che non avrebbe dovuto farlo e non lo farà più ora che lui è al potere. Ma ha ovviamente smentito le accuse di essere nelle mani dei russi, che sarebbero in possesso di registrazioni compromettenti in grado di ricattarlo. La notizia è inventata ed è stata smentita anche dai russi (ve lo immaginate Putin che ammette pubblicamente di ricattare Trump?). Anzi, ha detto che se Trump piace a Putin sarà un vantaggio per l’America, perché così la Russia lo aiuterà a combattere l’ISIS. Le promesse più hot della campagna elettorale saranno mantenute: costruirà il muro col Messico e lo farà pagare a loro; abrogherà Obamacare che è un completo e totale disastro e, en passant, ha anche attaccato l’industria farmaceutica per i prezzi troppo cari dei medicinali. Ha ringraziato Ford e FCA per le dichiarazioni di voler investire in USA ed ha affermato di voler essere “il più grande creatore di posti di lavoro che Dio abbia mai messo sulla terra”. Alle molte domande sui suoi conflitti di interesse ha risposto che ha già rifiutato affari miliardari a Dubai e che assegnerà ai figli la gestione del suo impero economico, credendo che questo basti ad evitare conflitti di interesse. Intanto però non diffonderà la sua dichiarazione dei redditi, che interessa solo al gossip. Chi si aspettava qualche precisazione sui dazi e le altre misure protezionistiche ha dovuto accontentarsi dell’ammissione che ci saranno e saranno comunicati in futuro.

I mercati hanno inizialmente reagito male all’inconsistenza dell’evento e sono scesi in negativo, frenando anche gli entusiasmi che avevano mostrato le borse europee in attesa dello show, ma nell’ultima parte della seduta è tornato il buonumore e così Wall Street ha chiuso in rialzo la seduta.

Il dollaro, che si era molto rafforzato prima dell’evento fino a far scendere il cambio EUR/USD a 1,046, ha subito il recupero dell’Euro, che è tornato sopra 1,06 e da lì praticamente non è però più disceso. Il ritorno di forza finale dell’azionario è risultato pertanto in divergenza rispetto al comportamento del dollaro.

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Oggi occorrerà verificare se i ripensamenti notturni provocheranno una giornata correttiva oppure se ancora una volta il mercato si accontenterà dell’aria fritta di Trump per alimentare i suoi sogni di gloria rialzista.

Tecnicamente la congestione laterale, che si vede sia su SP500 che sul Dow Jones, prosegue imperterrita da circa un mese e si sta stringendo ulteriormente. La volatilità si è ormai contratta a livelli simili a quelli che vennero registrati nell’agosto scorso. Allora lo stallo durò due mesi e sfociò in un calo che venne annullato solo dalla vittoria di Trump e dal repentino cambiamento di vedute del mercato su di lui.

Anche le borse europee in questo 2017 mostrano una lateralizzazione piuttosto ostinata e con evidente contrazione di volatilità.

E’ una situazione che non dovrebbe durare molto. Credo che il segnale premonitore di un movimento direzionale sull’azionario dovremmo cercarlo nel cambio EUR/USD. Se l’euro troverà la capacità di riportarsi stabilmente sopra 1,06 rispetto al dollaro, dovremmo aspettarci una correzione in grado di scaricare gli eccessi rialzisti che tengono ingabbiati i mercati. Altrimenti, se il dollaro ritrovasse la capacità di rompere i minimi di 1,035, avremmo con ogni probabilità una ripresa dell’impulso rialzista.

Tra le due eventualità credo sia più probabile la prima.

I mercati stanno forse pian piano rendendosi conto che l’era Trump non sarà una passeggiata. Anche perché in USA il modello Putin, che prevede l’uomo forte al comando e tutti i sudditi che lo applaudono, non si può imporre. Almeno fino a quando la democrazia occidentale avrà ancora gli anticorpi in grado di combattere il virus dell’autoritarismo arrogante.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online