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Brasile: via libera all'impeachment per la presidente Rousseff

Dopo la marea di scandali per corruzione e le numerose proteste di piazza, il parlamento brasiliano è sceso in campo e attraverso al votazione alla Camera dei Deputati ha deciso per il via libera ufficiale sull'impeachment per la presidente Dilma Rousseff.

I numeri delle votazioni

Risultato finale: 367 deputati a favore del procedimento contro 137 contrari e 7 astenuti. Un margine particolarmente ampio che permette di prevedere che al Senato le cose non dovrebbero cambiare più di tanto anche vista la pressione dell'opinione pubblica particolarmente contraria alla politica di Rousseff, ancora di più dopo che il caso Lula. Infatti oltre alla recessione economica dettata dal crollo delle materie prime e per primo del petrolio, la cui discesa non è stata gestita in maniera adeguata dal governo carioca, sulla nazione si è abbattuto lo scandalo Petrobas ovvero il giro di tangenti e mazzette che ha coinvolto il gigante petrolifero a conduzione statale. Uno scandalo dal quale, a corollario, è arrivato il coinvolgimento dell'ex presidente Lula il quale, con una mossa a sorpresa, ha potuto ricevere l'aiuto della Rousseff che gli ha affidato l’incarico di capo di gabinetto allo scopo di garantirgli una temporanea immunità, carica che poi è stata sospesa dal Tribunale Supremo ma che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso facendo precipitare la situazione politica e fomentando ulteriormente la rabbia dell'opinione pubblica.

Quelo che c'è dietro

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Infatti il governo è in lotta con se stesso oltre che con la magistratura e, ancora prima, con i suoi elettori. Chi ha dato il via al procedimento di impeachment è stato il Presidente della Camera Eduardo Cuhna, rivale politico della Rousseff

La Rousseff, comunque, ha già fatto sapere di non avere intenzione di dimettersi dalla sua carica chiamando in causa quello che è a suo dire un tentativo di golpe bianco di un governo democraticamente eletto. Non solo a suo favore giocano anche i tempi tecnici e burocratici, per quanto l'esito del voto al Senato sia ormai scontato, secondo le leggi brasiliane il secondo ramo del parlamento dovrà istituire, tramite il presidente Renan Calheiros una commissione che dovrà valutare o meno la liceità della decisione. Qualora anche in questo caso si dovesse procedere oltre e il Senato dovesse dare voto positivo, resterebbero comunque ancora alla Rousseff ancora 6 mesi di tempo per organizzare la sua difesa davanti alla Corte Costituzionale cui spetterà il giudizio. Da qui un altro giudizio del Senato e solo dopo il presidente cadrebbe dal suo incarico.

Ma quella che si nasconde dietro tutto questo è una situazione molto più complessa: se da un lato Dilma Rousseff è accusata di aver falsificato i conti statali per nascondere deficit e migliorare i numeri del bilancio, dall'altra anche il vicepresidente, colui che in caso di giudizio della Corte Costituzionale ne prenderebbe le funzioni ad interim per i 180 giorni di sospensione, rischia di cadere a sua volta sotto le fauci della giustizia anch'esso accusato di corruzione.

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