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Elezioni Usa Trump passa in vantaggio di 6 punti

Una campagna elettorale, quella made in Usa, a base di odio, di colpi bassi, di visite mediche e analisi cliniche rese pubbliche anche a causa dell'età, non più giovanissima, dei due contendenti ormai praticamente sulla settantina.

Il sondaggio di Morgan Stanley (Xetra: 885836 - notizie)

Da sempre le elezioni statunitensi sono fonte di incertezza anche per i mercati che si posizionano in modalità volatile già da qualche mese prima dell'avvenimento. Quest'anno, però, a quanto pare, la situazione è leggermente diversa. A constatarlo è anche il sondaggio fatto da Morgan Stanley che vede il 70% dei suoi intervistati consapevoli delle conseguenze che la scelta del candidato porterà nei prossimi due anni sulle sorti dell'economia nazinale e internazionale. Ancora di più se si pensa che dal 2008, anno dello scoppio ufficiale della crisi, sono passati 8 anni e ancora il mondo non vede l'uscita dal tunnel nonostante gli avvisi, più volte rivelatisi fasulli.

Il magnate immobiliare Donald Trump attualmente è in vantaggio di 6 punti (47% contro 41% della Clinton), secondo gli ultimi sondaggi, sull’ex first lady Hillary Rodham Clinton, aiutato dalla polmonite che ha colpito l'avversaria. Ma loro non sono i soli protagonisti sulla scena. Il vero attore in primo piano è un altro, anzi, un'altra. Per la precisione è Janet Yellen con la storica decisione, peraltro semi attuata, del rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed. Semi-attuata perché alla fine del 2015 c'è stata quella prima stretta che ha portato il costo del denaro dalla forchetta dello 0-0,25% allo 0,25%-0,50% con la chiara intenzione di far seguire altre misure simili.

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Il cambio di rotta

Purtroppo la tempesta sui mercati e l'esplosione delle incertezze prima sulla Cina e poi sull'Europa hanno fatto desistere i vertici della banca statunitense. Ad ogni modo si tratta di un appuntamento solo rimandato ma che, al momento, è il vero protagonista. Le elezioni Usa, invece, sembrano preoccupare di più sul lungo periodo dal momento che, decisivo, sarà l'elemento del voto etnico, la questione dell'immigrazione e soprattutto la crescita economica finora latente e i cui soli risultati positivi, di per sé tiepidi, sono stati ottenuti con l'aiuto degli stimoli monetari della Fed. Che presto potrebbero venir meno. L'incertezza sui mercati, poi, potrebbe anche aumentare proprio perché i due rappresentanti non solo sono divergenti sul contenuto dei programmi e sulla view verso le banche centrali (Trump accusa la Yellen di mantenere bassi i tassi per favorire i democratici) e gli accordi internazionali (sempre Trump vorrebbe adottare politiche protezioniste contro la Cina) ma divergono anche rispetto alle linee guida dei rispettivi partiti a loro volta divisi all'interno da diatribe e rancori.

Per il momento la situazione non desta preoccupazioni perchè in molti tendono a cullarsi verso una compiacenza data dall'S&P500 ancora ai massimi, aiutato, come spesso dichiarato dagli esperti, da operazioni di M&A e di buyback a loro volta facilitate dalle condizioni di credito particolarmente favorevoli messe sul tavolo dalla Fed. Ma cosa accadrà quando il doping sarà finito?

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