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Hanjin: i numeri di un crac che rischia di essere sottovalutato

Hanjin: un crac che potrebbe essere sottovalutato. Perchè? Partiamo subito col capire da dove arriva questo crollo.

Un settore in crisi

Anche in questo caso la colpa a monte è delle Banche Centrali e della facilità di indebitamento che hanno creato e grazie allla quale in molti hanno fatto il passo più lungo della gamba. La conseguenza in molti settori, tra cui quello del trasporto marittimo, è stata la concorrenza spietata, resa ancora più nociva sia perché le quote di mercato sono state erose da competitors spesso sprovveduti, sia perché si è visto, ovviamente, un crollo dei prezzi e della redditività. Ma la bancarotta di Hanjin, leader nel trasporto ortofrutticolo, con le sue 85 navi con oltre 500mila container bloccate nelle acque di mezzo mondo e rifiutate perché prive di garanzie, ha conseguenze ancora più vaste. In particolare sul commercio mondiale di ortofrutta viste le 100 milioni di tonnellate di merci trasportate ogni anno e soprattutto la deperibilità della merce.

Le problematiche sul lungo periodo

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Non solo, ma andando oltre, quindi adottando una previsione sul medio-lungo periodo, si dovrà anche calcolare la perdita per le altre aziende che non si sono viste recapitare in tempo le merci, le conseguenti diatribe in sede legale e soprattutto la riorganizzazione dei trasporti. C'è poi da considerare il lato finanziario, cioè quello delle quotazioni azionarie della società: il calo di oltre il 62% dall'inizio dell'anno non ha permesso ad Hanjin di riscuotere l'appoggio degli istituti di credito di fronte all'imponente disegno di riorganizzazione presentato dall'azienda. Per questo motivo il governo di Seoul ha garantito un prestito ponte di 90 milioni per le emergenze. Ma i fondi stanziati sembrano veramente minimi se si pensa che, prima di tutto Hanjin ha debiti che superano, secondo le prime stime, i 5 miliardi e mezzo di dollari e, in secondo luogo, che solo uno dei suoi 85 mercantili, attualmente al largo della California, ha merce per l'equivalente di 38 milioni di euro, merce che, qualora si riuscisse ad ottenere il permesso di attraccare, potrebbe essere sequestrata dai creditori.

La questione dell'equipaggio

E anche in questo caso le cifre sono ancora da concordare visto che si parla di 14 miliardi di dollari su quei mercantili che adesso, oltre l'emergenza commerciale, potrebbero riscontrare anche quella umanitaria visto che l'equipaggio non ha avuto il permesso, finora, di fare rifornimento di acqua e viveri.

Ma il problema non è solo per Hanjin: guardando alle tempistiche dei trasport, infatti, il fallimento dell'azienda arriva alla vigilia del Giorno del Ringraziamento, ovvero quello che dà il via al carosello di acquisti che caratterizzerà tutto il periodo natalizio, ormai unica parte dell'anno in cui il commercio riesce a trovare un po' di ossigeno. E qui non si può fare a meno di pensare ai settori dei tecnologici e a quello dei giocattoli, solo per citare i primi. Le aziende che hanno affidato ad Hanjin le proprie merci saranno perciò costrette a trovare metodi alternativi per riuscire a farle giungere a destinazione e in tempo. Con enorme aggravio di spesa. Insomma su tutta la questione si apre un punto interrogativo grande... quanto una nave.

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