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Italia, Istat: impatto swap su deficit/Pil 3,2 mld in 2013

Operatori a lavoro. REUTERS/Brendan McDermid (Reuters)

ROMA, 7 aprile (Reuters) - Senza le operazioni in derivati, l'indebitamento netto del 2013 sarebbe sceso al 2,8% anziché attestarsi al 3% del Pil, dato stabile rispetto al 2012 e in linea con le stime del governo. Lo rende noto l'Istat fornendo il conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche secondo lo schema europeo Sec95, che considera i derivati "partite finanziarie con impatto nullo sull'indebitamento". Il rapporto deficit/Pil calcolato ai fini di Maastricht tiene invece conto dei derivati. Quindi, nell'anno appena trascorso, gli swap in portafoglio a tutte le amministrazioni pubbliche - Stato centrale, Regioni ed enti locali - hanno aumentato gli interessi passivi di 0,2 punti percentuali, pari a 3,234 miliardi di euro. Nel 2012 il rapporto deficit/Pil senza le operazioni in derivati sarebbe stato al 2,9%, pari a 1,912 miliardi di euro, spiega Istat. La maggior parte dei derivati fa capo al ministero dell'Economia, che ha stipulato contratti su circa 160 miliardi di debito pubblico (capitale nazionale) a fronte dei quasi 30 in portafoglio a Redioni ed autonomie locali. I derivati non hanno prodotto effetti sul bilancio pubblico fino al 1997, secondo le più aggiornate serie storiche di Istat. Il ricorso a questi strumenti ha ridotto gli interessi passivi dal 1998 al 2005 complessivamente per 7,6 miliardi. La situazione si è ribaltata nel 2006, e negli ultimi otto anni i derivati hanno aumentato la spesa per interessi di 11,540 miliardi. Il saldo complessivo del periodo 1998-2013 segna pertanto un "rosso" di 3,939 miliardi. Nel quarto trimestre 2013, l'indebitamento netto in rapporto al Pil delle amministrazioni pubbliche è stato pari all'1,1% dall'1,5% del corrispondente trimestre 2012, rende noto Istat precisando che si tratta di dati grezzi. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia