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Lehman, condannata al fallimento dalla politica

Otto anni fa, in questi giorni, fallisce Lehman Brothers e inizia la grande recessione. Ma perché la Fed non intervenne per salvarla? La versione ufficiale dice che lo impediva la legge. Però un riesame dei documenti indica invece una scelta sulla base di considerazioni politiche.

Perché la Fed non salvò Lehman?

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) 2008 la crisi di liquidità mise alle corde molte grandi istituzioni finanziarie degli Stati Uniti. La Federal Reserve intervenne con prestiti di emergenza per salvare società come Bear Stearns e Aig. Ma non lo fece per Lehman Brothers: la società dichiarò bancarotta il 15 settembre 2008, accelerando così la crisi globale.

Chi ha studiato la crisi finanziaria ha dato varie spiegazioni delle ragioni per cui la Fed non salvò Lehman: dall’opposizione politica al “salvataggio” delle società di Wall Street alla preoccupazione dei politici di non incoraggiare un azzardo morale che comportava l’assunzione di rischi sempre maggiori, fino all’incapacità di anticipare i danni che la bancarotta di Lehman avrebbe provocato al sistema finanziario e all’economia.

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E tuttavia la Fed insiste che nessuno di questi fattori fu rilevante. Chi era responsabile delle decisioni nel 2008, da Ben Bernanke in giù, ha più volte ripetuto di essere stato perfettamente consapevole del fatto che le conseguenze del fallimento di Lehman sarebbero state disastrose e di averle volute evitare, ma nessun intervento fu possibile perché la legge lo impediva.

Quando la Fed concede un prestito a una istituzione finanziaria, infatti, il Federal Reserve Act impone che debba esserci un collaterale “soddisfacente” che la garantisca in caso di fallimento di chi riceve il prestito. Secondo Bernanke, nel caso di Lehman “il collaterale disponibile della società era ben al di sotto della somma necessaria a garantire un prestito della Federal Reserve di ammontare sufficiente a coprire le sue necessità. Poiché la Federal Reserve non può concedere un prestito senza garanzie (…) il fallimento della società era purtroppo inevitabile”.

Sempre secondo Bernanke “L’unico modo in cui avremmo potuto salvare Lehman era infrangendo la legge. (…)” (Testimony before the Financial Crisis Inquiry Commission).

Una spiegazione diversa

In un mio recente lavoro ho cercato di fare chiarezza sulle ragioni per cui la Fed non salvò Lehman Brothers, attraverso l’analisi dei documenti sul fallimento della società, molti dei quali provengono dalla Financial Crisis Inquiry Commission e dalla Examiner for the Bankruptcy Court. Entrambe le autorità possono emettere mandati di comparizione e dunque hanno interrogato centinaia di persone e raccolto documenti ed e-mail dei vertici della Fed e degli amministratori di Lehman. La mia conclusione è che la spiegazione ufficiale del mancato salvataggio di Lehman non regge: l’inazione della Fed non è dovuta ai vincoli imposti dalla legge, anzi la Fed aveva piena autorità per salvare Lehman.

Le mie conclusioni si basano su varie risultanze:

  • prima della bancarotta, la Fed ha analizzato in modo approfondito il rischio di liquidità di Lehman e i modi per aiutare la società. In queste discussioni, nessuno si è mai preoccupato molto del collaterale di Lehman e nessuno ha suggerito che la legge potesse precludere un prestito a Lehman;

  • gli argomenti sull’autorità legale addotti dai politici dopo la bancarotta non sono convincenti. Implicano ragionamenti economici errati, come la confusione tra i concetti di mancanza di liquidità e di insolvenza. Implicano anche affermazioni non confermate dall’evidenza dei fatti. La Financial Crisis Inquiry Commission ha chiesto più volte a Ben Bernanke di entrare nel merito dei problemi di Lehman riguardo al collaterale, senza ottenere risposte soddisfacenti.

E infatti da un nuovo esame delle finanze di Lehman emerge chiaramente che la società aveva collaterale più che sufficiente a soddisfare le sue esigenze di liquidità. In particolare, le mie stime indicano che Lehman avrebbe potuto salvarsi con un prestito overnight di 88 miliardi di dollari erogato dalla Primary Dealer Credit Facility (Pdcf) della Fed e che la società disponeva di attività per almeno 131 miliardi di dollari che la Pdcf avrebbe potuto accettare come collaterale.

Va anche aggiunto che la Fed non è rimasta a guardare mentre Lehman falliva, ma si è prodigata attivamente perché si arrivasse alla dichiarazione di bancarotta. In particolare, la Fed ha negato l’accesso alla Pdcf alla filiale londinese di intermediazione finanziaria di Lehman, costringendola al fallimento (solo una settimana più tardi, la Fed permetterà l’accesso alla Pdcf alle intermediarie finanziarie londinesi di Morgan Stanley (Xetra: 885836 - notizie) e Goldman Sachs (NYSE: GS-PB - notizie) ).

Infine, la Fed si era assunta molti più rischi con i salvataggi di Bear Stearns e Aig di quanti se ne sarebbe assunti salvando Lehman. Nel caso di Aig, il collaterale accettato dalla Fed includeva le partecipazioni in compagnie private di assicurazione, che sono difficili da valutare: il collaterale poteva valere meno degli 85 miliardi di dollari che Aig ottenne in prestito.

Se l’aiuto fosse arrivato…

Una iniezione di liquidità da parte della Fed avrebbe potuto dare a Lehman il tempo per cercare una soluzione di lungo periodo. Non sapremo mai se sarebbe accaduto, ma la società avrebbe potuto essere acquistata dalla Barclays (Londra: BARC.L - notizie) . La banca inglese e Lehman avevano tentato di raggiungere un accordo prima della bancarotta, fermato all’ultimo momento dall’Autorità di regolazione britannica. Se ci fosse stato più tempo, i problemi avrebbero potuto essere risolti e l’accordo con Barclays portato a termine.

Oppure, Lehman avrebbe potuto sopravvivere come società indipendente, un risultato possibile se fosse riuscita a cedere parte delle sue attività a un fondo di investimento immobiliare. Nel peggiore dei casi, Lehman sarebbe diventata insolvibile e sarebbe stata costretta a chiudere l’attività. Ma una chiusura ordinata avrebbe evitato molti dei danni che l’improvvisa bancarotta ha causato al sistema finanziario.

Se non sono i vincoli di legge, quali sono allora le ragioni del mancato salvataggio di Lehman? I documenti danno ragione alle teorie secondo le quali furono importanti le considerazioni politiche e chi governava non fu capace di anticipare fino in fondo i danni causati dalla bancarotta. La decisione di non salvare Lehman fu presa sostanzialmente dal segretario al Tesoro Henry Paulson. La Fed si rimise alla scelta di Paulson, anche se sulla base del Federal Reserve Act era l’unica ad avere l’autorità per decidere.

Di Laurence Ball

Traduzione di Sandra Bellini

Autore: La Voce Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online