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L'Italia uscirà prima della Grecia dall'Eurozona

La prima giornata di novembre si apre con la buona notizia, per i mercati, circa i risultati del settore manifatturiero cinese di ottobre.

La situazione sui mercati internazionali

Le cifre rese note dall'ufficio nazionale di statistica vedono un aumento a 51,2 dal precedente livello di 50,4 del mese scorso. Dati positivi si registrano anche sull'indice Caixin (50,2 che è diventato 51,2) e per il Pmi ufficiale sul settore dei servizi a 54 da 53,7 di settembre. Ma l'attenzione dei mercati, in apertura, resta fissata verso Oriente e nello specifico verso el parole del governatore della Bank of Japan Haruhiko Kuroda che ha confermato i tassi di interesse attualmente in vigore rivedendo, in contemporanea, un ribasso sulle stime dell'inflazione, con target del 2% che sarà raggiunto solo nel 2018 invece che nel 2017.

Italia fuori dall'Euro prima della Grecia?

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Ma anche sull'Europa non mancano zavorre. Secondo un sondaggio condotto dal gruppo di ricerca Sentix, l'Italia è la nazione che più delle altre ha la possibilità di uscire in futuro dall'eurozona, un primato che, prima, apparteneva alla Grecia, scalzata nella classifica dal Belpaese. I dati nascono sulla base di un campione di 1.039 investitori che attribuiscono a Roma il 9,9% di possibilità di non fare più parte della moneta unica da qui a 12 mesi contro l'8,5% che invece incassa Atene.

Guardando a Piazza Affari, intanto, impossibile non citare il settore bancario con la notizia del ritiro del Piano di salvataggio di Mps (BSE: MPSLTD.BO - notizie) firmato da Corrado Passera.

Piazza Affari: il caso Mps

Quello di Mps, banca che tra l'altro intorno alle 12.30 gode di un rialzo intorno a ll'1,15%, è un piano che assomiglia sempre di più a una sorta di ibrido tra corsa ad ostacoli, domino, puzzle e, in alcuni casi, indovinello. Il motivo è semplice: sia quello presentato dalle banche che stanno gestendo l’intero iter in qualità di advisor, sia quello progettato dall’ex ministro Corrado Passera, sono caratterizzati da una serie di passaggi strettamente legati da una catena in cui il successo dell’anello precedente è condizione necessaria affinchè quello successivo possa partire. Una corsa ad ostacoli che deve fare i conti anche con il tempo e un’atmosfera ancora tesa nel settore dei bancari. E la prima conseguenza già si ha proprio su questo fronte: voci di stampa vorrebbero Corrado Passera in piena rottura con i vertici del Monte. Alla base delle lamentele riportate in una lettera indirizzata ai vertici dell’istituto di credito, ci sarebbe “l'atteggiamento di totale chiusura" della banca. Nello specifico sarebbero state “negate le condizioni minime per condurre il normale percorso volto a rendere definitiva e impegnativa tale proposta”. In altre aprole la volontà di passera di adottare un processo di due-diligence sui conti è stata ignorata, limitando l'accesso alle informazioni fornite in occasione del data-room.

Passera abbandona la missione

Non solo, ma nella missiva si sottolinea il fatto che “è stato chiesto di interrompere ogni contatto con investitori e intermediari e di passare i loro riferimenti alla banca che li avrebbe contattati direttamente” oltre ad altre procedure che, sempre stando alle parole di Passera, avrebbero allungato inutilmente i tempi di attuazione proprio nel momento in cui è il tempo il primo nemico da battere. Come se ciò non bastasse arriva anche il fattore politico a minare la fiducia degli investitori e ancora di più di chi ha puntato sul titolo; in quest’ultimo caso, infatti, le azioni vedono un vero e proprio saliscendi a seconda delle preferenze per il SI o il NO al prossimo referendum, dal momento che la vittoria del fronte contrario costringerebbe con ogni probabilità a far slittare le operazioni di salvataggio al 2017. Il tutto mentre i vertici di Mps stanno organizzando incontri in Oriente tra rappresentanti dei fondi del Kuwait, Qatar, Emirati Arabi e, qualora questi non fossero sufficientemente interessati, anche Singapore. Una strategia che punta ad alleggerire il peso degli attori italiani nella ricapitalizzazione da 5 miliari di di euro. A decidere tutto sarà l'avvio del liability management exercise e cioè lo scambio volontario di obbligazioni junior e azioni a puntello dell'aumento di capitale, secondo il piano degli attuali advisor Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) e JP Morgan.

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