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Mediobanca: se l'Italia esce dall'euro risparmia 8 miliardi

Il fatto che se ne parli e che si calcoli l'eventuale spesa o l'eventuale risparmio, è già un'implicita ammissione di pericolo che l'Italia possa effettivamente uscire dalla zona euro. Se poi a questa implicita ammissione si aggiunge il fatto che a farlo è Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) , quindi un attore di primo piano della finanza nazionale, allora il dubbio prende forma.

Euro: croce e delizia

L'euro, a differenza di quanto aveva detto Draghi anni fa, sarebbe un processo dal quale una nazione potrebbe uscire. A confermarlo, poi, sarebbe addirittura lo stesso Draghi, contraddicendo se stesso, forse anche “spaventato” da quella Brexit alla quale nessuno credeva ma che poi si è verificata. Naturalmente Londra non fa parte, né mai ne ha fatto parte, della moneta unica, avendo preferito a suo tempo, anche grazie a una feroce opposizione delle politiche di Margaret Thatcher, tenersi la sterlina. E oggi, sotto la guida di un'altra donna, Theresa May, si accinge ad uscire sia dall'Unione Europea che, a quanto pare, anche dal mercato comune. Ma a spaventare Draghi, con ogni probabilità, potrebbero essere stati i venti che soffiano sul Vecchio Continente, venti di euroscetticismo e che, in occasione dell'arrivo delle diverse elezioni previste per il 2107, potrebbero trasformarsi in bufere. Tornando al report, Mediobanca fa notare come il differenziale con la Germania è la Francia arriva al 20%: tradotto in Pil non solo questo in Italian non è cresciuto dal 200 ad oggi ma dallo scoppio della crisi è addirittura sceso del 7%. Il tutto a discapito non solo dei consumatori e del reddito delle famiglie ma anche dell'intero sistema bancario.

I problemi e le soluzioni

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Anche questo, infatti, sarebbe uno dei motivi per cui gli istituti di credito del Bel Paese traboccherebbero di NPL, non performing loans, oppure, in altre parole, crediti inesigibili. Se da una parte l'economia italiana è stata aiutata dai bassi tassi di interesse favoriti dalle politiche monetarie della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , dall'altra il periodo “favorevole” potrebbe essere alla fine. E per più di un motivo. Prima di tutto per colpa della Bce che, ovviamente, non potrà continuare la politica dei tassi ai minimi e degli acquisti ai massimi, una filosofia che sta già invertendo, infatti. Poi c'è anche la questione dei uovi regolamenti, sempre voluti dall'Europa, secondo cui le banche è bene che alleggeriscano la loro esposizione sui titoli di stato. Gli stessi che nel corso della storia hanno riempito i caveau dei vari istituti made in Italy. Insomma, tutte cose a nostro favore che potrebbero venir meno. Ancora di più se si pensa al debito stratosferico e che finora è stato relativamente sostenibile anche grazie ai tassi di interesse ai minimi storici e che presto aumenteranno. Come fare allora? In passato quando il problema si presentava (ciclicamente, c'è da dire) lo si gestiva “all'italiana”: un taglio alla moneta e il gioco era fatto. Ma da 15 anni Roma non ha più la lira, solo l'euro.

Mediobanca allunga lo sguardo e calcola: 8 miliardi il risparmio nel caso in cui l'Italia decida di uscire dalla moneta unica e tornare alla sua vecchia sovranità.

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