Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 3 hours 52 minutes
  • FTSE MIB

    34.741,59
    +249,18 (+0,72%)
     
  • Dow Jones

    38.686,32
    +574,82 (+1,51%)
     
  • Nasdaq

    16.735,02
    -2,08 (-0,01%)
     
  • Nikkei 225

    38.923,03
    +435,13 (+1,13%)
     
  • Petrolio

    77,10
    +0,11 (+0,14%)
     
  • Bitcoin EUR

    63.755,42
    +1.413,70 (+2,27%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.490,28
    +22,35 (+1,52%)
     
  • Oro

    2.351,50
    +5,70 (+0,24%)
     
  • EUR/USD

    1,0846
    -0,0008 (-0,08%)
     
  • S&P 500

    5.277,51
    +42,03 (+0,80%)
     
  • HANG SENG

    18.403,04
    +323,43 (+1,79%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.014,93
    +31,26 (+0,63%)
     
  • EUR/GBP

    0,8517
    +0,0005 (+0,06%)
     
  • EUR/CHF

    0,9775
    -0,0009 (-0,09%)
     
  • EUR/CAD

    1,4794
    +0,0016 (+0,11%)
     

Il mondo alla rovescia

Il tempo trascorre inesorabile, mentre il Pil mondiale lancia un chiaro allarme: la crescita economica si fa sempre più flebile.

Per contrastare questa situazione si diffondono sempre più le politiche monetarie delle banche centrali e i vari stimoli delle politiche non convenzionali, come l’ultimo Qe di Mario Draghi, che pare stiano perdendo parte della loro efficacia.

Il contesto globale si sta ingarbugliando e l’effetto negativo di queste politiche monetarie è quello di vedere i vari Paesi che le adottano diventare artefici di una guerra globale valutaria, la quale alla fine non avrà né vincitori, né vinti.

Tale liquidità vaga alla ricerca disperata di utili ed è tale da influenzare sia in positivo che in negativo le valutazioni degli “asset” finanziari e la loro volatilità a breve, di conseguenza il ciclo economico.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Cresce sistematicamente la ricerca dei titoli a basso rischio e ciò ha spinto la già piatta curva dei tassi esageratamente verso il basso.

Attualmente i “bond” governativi inferiori ai dieci anni emessi dai Paesi europei sono per il 60% a rendimento negativo.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) mondo sono molte le banche centrali che emettono sempre più titoli a tassi negativi per stimolare le loro economie. Citiamo la Svezia (-1,25%), la Svizzera (-0,75%), la Danimarca (-0,65%) e il Giappone (-0,10%). Bisogna però notare che nei Paesi menzionati, e comprendendo anche gli Stati dell’ Ue, tra cui l’Italia, i tassi a dieci anni sono ormai a livelli negativi da capogiro per il sottoscrittore.

Cosa significa ciò?

Significa che se un risparmiatore compra questi titoli va a finanziare un paese o in certi casi un’azienda, e che per 10 anni presta loro i propri soldi e, invece di attendere una ricompensa, paga un premio affinché questi prendano la somma in prestito.

Come definire questo comportamento se non follia o assurdità?

La storia ci insegna che tutto ciò che non è reale o realistico finisce in bolla speculativa e quindi prima o poi, finisce.

Ricordiamo che il tasso reale di rendimento è uguale al tasso di rendimento nominale meno l’inflazione. A noi pare un assurdo pensare che sia possibile vivere in un mondo dove la remunerazione dei nostri soldi sia legata esclusivamente a una speranza di deflazione perenne.

Nel 2015 quasi tutti i mercati azionari si sono mossi con una volatilità elevata in un “range” del 20%, mentre i titoli obbligazionari sono rimasti leggermente negativi o a cavallo dello zero, grazie all’inflazione che continua a dare un premio al rendimento. Attenzione però, questo è un gioco molto pericoloso. L’America, che da qualche mese ha visto risalire la propria inflazione, può dare inizio ad una inversione di tendenza dei tassi a breve. Questa rincorsa ai titoli ad alta “duration” con tassi negativi può rivelarsi con il tempo un’enorme acquisizione di rischio, un “boomerang” non opportunamente calcolato, che si può convertire in danni improvvisi e violenti perdite di capitale in futuro.

Nel 2015 Bill Gross, importante “manager” finanziario americano, aveva lanciato un allarme sui tassi a zero dicendo che:

  • distruggono i risparmi,

  • incoraggiano i rischi incontrollati,

  • comprimono la crescita anziché stimolarla.

Ma, attenzione: noi pensiamo che tale situazione diventerà deleteria non solo per le banche, ma anche per il mondo delle assicurazioni.

Mentre il sistema procede in questo marasma finanziario, la situazione geopolitica si presenta sempre più complessa, soprattutto per l’Europa. Essa è solcata da instabilità politica e da problemi legati all’immigrazione che stanno pian piano assumendo i risvolti di una vera invasione.

Nel nord Africa aumentano il numero dei gruppi etnici e dei Paesi in guerra, si moltiplicano i fronti dell’Isis e i giovani che tentano la fuga dalla disperazione o dalla morte certa.

Negli Stati europei cresce la svolta della destra xenofoba e populista, ma il vero problema , seppur grave, non è rappresentato dai singoli Stati, ma dall’idea dell’Europa che, dopo anni di sacrifici, non è riuscita a trasformarsi in una vera federazione, negli “Stati Uniti d’Europa”. La Spagna sarà la prima nazione europea che dovrà fare i conti con i compromessi per trovare una maggioranza politica in grado di governare. Seguirà il Portogallo, che vede scricchiolare la coalizione plurale di sinistra. Il recente voto in Austria ha spaccato il Paese, dando una vittoria risicata al buon senso e respingendo la forza crescente degli antieuropeisti.

In Italia il 5 giugno si andrà a votare nelle principali città quali Roma, Milano e Napoli. Dai sondaggi pare che l’elettorato sia molto confuso e il voto quindi incerto, carico di aspettative politiche.

Noi riteniamo che alla verifica dei voti i politici, sia i vecchi marpioni che i nuovi populisti, saranno sconfitti e che quindi prevarrà il buon senso dei cittadini, che a livello locale voteranno il candidato conosciuto e più meritevole di stima per amministrare l’apparato comunale.

Dopo queste prove di per sé locali, vi sarà, con un referendum nazionale in Inghilterra, la vera prova del nove per l’Europa. La democrazia è una grande conquista e come tale va difesa, ma purtroppo è fatta di numeri e questi comportano della grosse pecche.

Che l’ Europa, un insieme di 508 milioni di abitanti, sia messa a rischio da un voto fatto in una nazione che rappresenta meno del 10% della popolazione totale, pare un assurdo tecnico, quasi come andare al casinò e scommettere sul rosso o sul nero. Questo voto non può essere tale da mettere a rischio collasso sia politico che economico una nazione, o peggio ancora una federazione di Stati, o, come alcuni hanno scritto, l’economia del globo.

Noi riteniamo che anche qui prevarrà il buon senso e che il popolo si dimostrerà migliore dei suoi politici, che per un pugno di voti sono disposti a rischiare di cancellare anni di storia.

In Europa crescono le strumentalizzazioni sui problemi veri: dall’occupazione alle pensioni, dalla difficoltà dei giovani nel trovare lavoro, all’immigrazione, ecc. La vera partita sarà però giocata sui profughi.

In autunno vi sarà il referendum costituzionale in Italia, che già scalda gli animi dei politici. Come già dimostrato per le comunali, aumenta lo scontro verbale e sempre più la dialettica è volgare e personalizzata.

In Germania vi saranno le elezioni regionali in attesa di quelle politiche che si terranno nel 2017 che vedranno crescere le difficoltà di Angela Merkel e del ministro delle finanze, Wolfgang Schauble. Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) autorità locali e regionali, al di là delle maggioranze politiche, sono a durissima prova. Un consolidamento nei “lander” del partito euroscettico potrebbe destabilizzare la maggioranza politica attuale con una sbandata più xenofoba verso destra. In primavera si voterà anche in Slovacchia e in Irlanda, mentre in estate sarà la volta della Lituania e della Romania. In Grecia resta alto il termometro politico sulla revisione dei conti con l’ Ue e, sul tentativo di rinegoziazione del debito, si gioca la fiducia e la maggioranza sempre più a rischio di Alexis Tsipras.

Cresce lo scontro sulle primarie negli USA. Malgrado le sparate, soprattutto sui temi primari quali la politica estera, il tanto vituperato candidato dei repubblicani, Donald Trump, conquista spazio elettorale.

Mentre scriviamo ci giunge finalmente la risoluzione di uno dei tanti problemi. La Grecia ha raggiunto un accordo con l’Eurogruppo e l’ Fmi: arrivano non solo gli aiuti ma anche il via libera alla ristrutturazione del debito. Rimbalzano immediatamente i mercati azionari. Terminiamo con un’ ulteriore nota positiva: il Fondo monetario ha rivisto la crescita del Pil in Italia all’1,1% per il 2016 e all’ 1,25% per il 2017/2018 prevedendo che continuerà il rafforzamento della ripresa economica.

Speriamo che questo sia un arcobaleno e che all’orizzonte si dissolvano le nubi e ritorni presto il sole.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online