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Piazza Affari: ancora lontana la soluzione dell'enigma bancari

Continua la fase di debolezza del listino milanese. Cosa aspettarsi nell'immediato? Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) indicazioni di Riccardo Fracasso consulente finanziario ed autore del blog Finanza e Dintorni.

Il listino milanese appare debole mentre orbita intorno ai 17.700 punti. Quali i fattori decisivi per le prossime sedute in caso di movimenti al rialzo o al ribasso che siano?

Innanzitutto è bene sottolineare come borse come la nostra, seppur rappresentative di un Paese sviluppato, sono considerate dal mercato come un investimento pericoloso e, conseguentemente, da sovrappesare esclusivamente in contesti piuttosto solidi e nelle fasi in cui si dimostrano effettivamente più performanti delle altre. Attualmente, invece, il nostro indice si colloca come un asset debole all’interno di un contesto globale complessivamente pericoloso. Escludendo l’attività di trading dal nostro ragionamento, posizionarsi nella borsa italiana a queste condizioni avrebbe come risultato principale quello spiacevole di incamerare rischio nel portafoglio.

Per di più, augurandomi di sbagliare, la risoluzione dei problemi del settore bancario parrebbe tutto fuorché essere dietro l’angolo. Dal punto di vista squisitamente tecnico, la tenuta della trendline di minimi crescenti avviatasi a Febbraio (che al momento transita a circa 17.500 punti) rappresenta aspetto essenziale per la prosecuzione del recupero, mentre l’area 19.000-19.200 costituisce una resistenza che, a mio avviso, ancora una volta andrebbe colta come occasione di vendita.

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Il Dax è sempre di più l’ago della bilancia europea, ancora di più adesso che sembra trovarsi a un bivio decisivo per i prossimi mesi. Guardando ai prossimi sviluppo, quali sono i livelli chiave da monitorare?

Per quanto il DAX sia in fase di recupero da Febbraio, esso continua a muoversi da oltre un anno (Aprile 2015) all’interno di un ampio canale ribassista. A mio parere, un’eventuale (non certo) allungo dell’indice verso l’AREA intorno alla parallela superiore di questo triangolo (che attualmente transita a 10.650 punti), sarà da considerare come una generosa opportunità d’uscita.

Gli ultimi sondaggi danno la Gran Bretagna uscente dall’Unione e la sterlina è subito crollata. E’ il caso di correre ai ripari?

I vari sondaggi, pur con percentuali differenti, indicano una prevalenza dei ‘si’. A preoccupare non è tanto il lieve vantaggio dei voti favorevoli, ma la tendenza con la quale il divario cresce col passare del tempo. Però, personalmente nutro sempre qualche dubbio in merito all’attendibilità dei sondaggi, a maggior ragione se la differenza consiste in un paio di punti percentuali. Molto più significativa ed affidabile, invece, la forbice tra le quotazioni dei bookmakers con cui pagano la permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea (1,30) e l’uscita (3,30): alquanto più remunerata (e quindi meno probabile) l’ipotesi Brexit. In buona sostanza, dovendo azzardare una previsione, a dispetto dei sondaggi, riterrei più probabile la vittoria dei ‘no’.

Ad ogni modo, il mio pensiero è il seguente: le conseguenze negative in caso di Brexit (incontrollato innalzamento della volatilità e ripresa del trend ribassista dei mercati azionari in pausa da metà Febbraio), superano nettamente i benefici dell’eventuale permanenza della Gran Bretagna (tutt’al più, rally di carattere temporaneo, comunque incapace di invertire al rialzo l’attuale tendenza primaria discendente).

Ciò premesso e considerato il contesto di fondo (che reputo nel complesso rischioso e poco profittevole), l’incognita Brexit è solo uno dei vari elementi che invitano alla prudenza.

Una percentuale non eccessiva di oro (e similari) all’interno del portafoglio a mio parere risulta appropriata.

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