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Piazza Affari peggiora (-2,4%). Sale la paura per il referendum

Il rimbalzo registrato ieri da Piazza Affari si sta rivelando un sollievo ilusorio e molto fugace, visto che a distanza di poche ore il nostro mercato è tornano nuovamente nella rete dei ribassisti. Secondo un copione che si ripete ormai da lungo tempo, l'indice Ftse Mib più penalizzato rispetto agli altri listini europei che pure viaggiano in rosso, ma con perdite più contenute. L'indice delle blue chips infatti lascia sul parterre il 2,39%, mettendo sotto pressione il supporto dei 16.300 punti, ultimo baluardo da difendere prima di un ritorno in area 16.000.

Da segnalare peraltro che rispetto alle ultime sedute sono tendenzialmente in aumento i volumi di scambio a Piazza Affari, segno evidente che quando il mercato scende un maggior numero di operatori interviene, appesantendo ulteriormente il bilancio negativo.

A Piazza Affari vendite concentrate sui titoli finanziari

Tutte le blue chips viaggiano in rosso, ma le vendite si concentrano soprattutto sui bancari e sui finanziari in generale. Non stupisce quindi l'affondo di Azimut (Milano: AZM.MI - notizie) che arretra di oltre il 4% e un bilancio simile presenta Unipol (Dusseldorf: 18319160.DU - notizie) e sempre tra gli assicurativi la situazione non è tanto migliore per UnipolSai (Amsterdam: UQ8.AS - notizie) e Generali (EUREX: 566030.EX - notizie) che accusano un ribasso rispettivamente del 3,53% e del 3,14%.

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Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) settore bancario i più colpiti sono Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) e Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) che lasciano sul parterre il 6,83% e il 4,5%, seguiti da Ubi Banca (Amsterdam: UF8.AS - notizie) e Banco Popolare (Amsterdam: PB8.AS - notizie) che arretrano del 4% e del 3,85%, mentre Banca Popolare dell'Emilia Romagna e Banca Popolare di Milano (Milano: PMI.MI - notizie) viaggiano in rosso del 3,5%, seguiti da Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) che cala del 2,5%.

In generale sui mercati azionari non si registra alcun effetto fly to quality, basti pensare che i listini americani continuano a soggiornare a ridosso dei massimi storici, mentre quelli europei al momento registrano flessioni piuttosto contenute.

Obbligazionario blindato: si colpisce l'azionario

Maggiore attenzione viene riservata a Piazza Affari non solo perchè è la più colpita dalle vendite, ma anche perchè l'indice di riferimento, il Ftse Mib, già su valori piuttosto depressi rispetto ad altri, è poco distante da importanti livelli di supporto la cui rottura potrebbe alimentare ulteriori vendite.

E' innegabile che sia in atto un peggioramento del sentiment sull'Italia e visto che gli operatori non possono colpire l'obbligazionario, con i BTP protetti dallo scudo BCE (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) , le vendite si concentrano sull'azionario e in particolare sui titoli del settore finanziario.

Timori per il referendum costituzionale: i possibili scenari

Gli investitori guardano con apprensione al debole andamento dell'economia italiana e con un PIL così basso gli incagli sui prestiti bancari diventeranno sofferenze. Tanto basta per alimentare i timori su un settore come quello bancario che deve ancora vedere una soluzione efficace al problema dei non performing loan.

A rendere ancora più complicato il quadro di Piazza Affari è anche la preoccupazione per il referendum costituzionale che si terrà in autunno, considerato da più parti sempre più un rischio. Il mercato si è accorto di ciò, basti pensare che, secondo quanto riferito da Bloomberg, il prezzo delle opzioni per proteggersi contro la volatilità nei prossimi tre mesi a Piazza Affari è salito ai massimi dal 2013 se confrontato con quello ad un mese. Si allarga così lo spread per le protezioni che arrivano in prossimità della data del referendum, l'esito del quale potrebbe portare non poche turbolenze a Piazza Affari.

Secondo Kevin Lilley, gestore di Old Mutual Global Investors, una vittoria del sì al referendum costituzionale sarebbe una buona notizia perchè si andrebbe a semplificare il processo decisionale a livello politico, e quindi è facile immaginare cosa accadrebbe con una vittoria del no, considerando peraltro che il premier Renzi ha legato il suo futuro al risultato della consultazione referendaria.

A detta di David Fuller, global strategist di Fuller Treacy Money, se le urne consegneranno un risultato negativo, l'Unione europea potrebbe trovarsi ad affrontare un problema persino più grande di quello della Brexit, visto che i Paesi dell'Europa meridionale si mostrano piuttosto euroscettici.

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