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Pronti all’ennesimo show di Draghi?

Dopo due prese per i fondelli consecutive da parte di Wall Street, che sia venerdì scorso che martedì è salita a mercati europei chiusi, neutralizzando la debolezza dei dati macroeconomici con l’esultanza speculativa per l’impossibilità della FED ad attuare il rialzo dei tassi, le borse europee ieri hanno capito l’antifona e non si sono fatte pregare a salire, proprio in coincidenza con un altro brutto dato tedesco (la produzione industriale in deciso calo, dopo i cali degli indicatori PMI dei giorni scorsi).

La giornata si è perciò chiusa con un discreto recupero europeo, che ha visto, questa volta, l’indice italiano Ftse-Mib ai vertici delle performance giornaliere recuperare più di quanto aveva perso il giorno prima e chiudere a +1,41% a quota 17.293). La conferma ben al di sopra del’area 17.000 offre la possibilità al nostro indice di allungare ulteriormente il passo per tentare di raggiungere nei prossimi giorni, buon ultimo tra i mercati azionari europei, i valori precedenti all’incubo Brexit (17.966).

A trainare i mercati azionari europei questa volta sono stati più gli industriali e gli energetici che i bancari, anche perché dal fronte petrolifero hanno continuato a giungere dichiarazioni favorevoli al raggiungimento di accordi per stabilizzare il prezzo. Ieri, a sorpresa, è arrivata la dichiarazione del Ministro del Petrolio iraniano, secondo cui “l’Iran supporterà qualsiasi misura volta alla stabilizzazione del mercato” al fine di raggiungere prezzi compresi tra i 50 e 60 dollari al barile.

E’ vero che non si parla di tagli o di blocchi alla produzione, ma il tono è più accomodante che in passato. Segno che il lavoro sottotraccia dei russi sta forse producendo qualche ammorbidimento anche da parte dei più convinti oppositori a misure di controllo produttivo.

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Il prezzo del greggio ne ha beneficiato e ieri si è riproposto al di sopra dei 46 dollari, agli stessi livelli raggiunti lunedì mattina, al culmine dell’euforia seguita all’annuncio dell’accordo tra Russia ed Arabia Saudita.

L’altra motivazione in grado di spiegare il buon tono dei mercati europei è l’attesa per qualche mossa espansiva ulteriore da parte di Draghi, che oggi riunisce dopo le vacanze il Consiglio BCE e terrà la consueta conferenza stampa alle 14,30.

C’è molta fiducia nelle parole che usciranno dalla sua bocca, come al solito. Il mercato è sempre avido di misure generose, sebbene si renda conto che non ci sono più molte armi nell’arsenale BCE (Toronto: BCE.TO - notizie) .

Il QE continua a non produrre alcun risultato apprezzabile sull’economia europea, come dimostrano gli ultimi dati, né sull’inflazione, che continua a rimanere fiacca appena sopra il livello zero, ben lontana dall’obiettivo 2% che la BCE si diede due anni fa e che avrebbe dovuto essere raggiunto quest’anno. Ma sta ormai faticando sempre di più a trovare titoli di stato da comprare, specialmente in Germania. L’estensione degli acquisti ai corporate bond sta peraltro cominciando a produrre obbrobri anche su questo comparto, con lo schiacciamento degli spread giunto ormai a livelli esagerati e sempre più lontani dal buon senso. E’ notizia di ieri che altre due grandi società europee, la francese Sanofi (Londra: 0O59.L - notizie) e la tedesca Henkel (Londra: 0IZ8.L - notizie) sono entrate nel finora ristretto club degli emittenti di obbligazioni corporate a breve termine a tassi negativi. Questo club si sta allargando sempre più e genera la mostruosità che gli investitori debbono ora pagare non solo gli stati, ma anche le imprese, per poter allocare i propri risparmi. Se il rendimento misura il rischio arriviamo all’assurdo che su queste società è sparito del tutto il rischio di fallimento.

In questa situazione i mercati, mai contenti, pretenderebbero altre misure di stimolo da Draghi, per poter prolungare ancora un po’ l’illusione del rialzo delle borse senza la crescita del’economia.

Si parla di possibili estensioni del QE addirittura alle obbligazioni bancarie non subordinate.

Personalmente non penso che si possa arrivare a tanto, almeno per ora. L’opposizione tedesca non credo che lo permetta. Però è possibile che Draghi annunci il prolungamento del QE di qualche mese, oltre la scadenza fissata finora (marzo 2017). Il grosso dovrà farlo con le parole, cercando di convincere che la BCE continua a vegliare sulla speculazione dei mercati, anche se le misure adottate non servono all’economia, ma introducono tossine in grado di stravolgere nel lungo periodo gli stessi meccanismi di funzionamento del sistema economico.

Le banche centrali sono ostaggio dei mercati, non hanno strumenti efficaci, ma sono costrette a proseguire questa folle somministrazione di droga monetaria, in attesa del miracolo. Chissà, magari il petrolio torna a 60 dollari e regala un po’ di inflazione. Così Draghi, Yellen e company potranno bearsi di aver raggiunto gli obiettivi e presentarsi a ricevere gli applausi della stampa di regime (il regime di Wall Street e della City).

Mi sfugge che cosa ci guadagnerebbe il singolo cittadino da un evento del genere. Ma forse la colpa è mia, che non ho studiato abbastanza.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online