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Si apre un altro capitolo sul dollaro. Finito il rally?

Janet Yellen fa centro e i mercati brindano alle sue parole. A differenza di un’incertezza dimostrata in occasione della conferenza stampa di Mario Draghi in cui a un’iniziale euforia seguì una più forte sensazione di disagio e un repentino crollo.

Tra Fed e Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) la distanza diminuisce

A quanto pare invece dalle parole del governatore della Fed nessuno, sui mercati, si aspetta un retroscena. Anzi, se da una parte la volontà di Mario Draghi di svalutare l’euro, seppur indirettamente, è stata vanificata, dall’altra si è avuta la conferma che adesso le banche centrali non avranno più quella marcata biforcazione che tanta preoccupazione aveva instillato sugli operatori. Per questo motivo si potrebbe addirittura pensare, forzando un po’ la mano, che ora le varie istituzioni monetarie possano dare il via a una serie di manovre per riuscire a continuare la politica accomodante che, sempre più diffusa, sta caratterizzando gli ultimi anni. Anche perchè è difficile credere che la Bce possa accettare un appesantimento dell’euro dopo tutti gli sforzi fatti per riuscire a stimolare l’inflazione, cosa che, allo stato attuale dei fatti, sarebbe, se non impedita, comunque resa molto più difficile.

La confusione latente

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Di (KSE: 003160.KS - notizie) certo c'è il fatto che la Fed sembra orientata, almeno nella volontà della Yellen, a restare ai margini e limitare al massimo gli interventi. Sperando che anche il resto dei governatori accetti la cosa. Per quanto riguarda la Fed, infatti, è opportuno sottolineare come tra le parole pronunciate ieri dalla Yellen e quelle di altri esponenti, sempre più numerosi, del board, primo fra tutti il presidente della Fed di St. Louis Bullard, i quali insistono per un incremento del costo del denaro, fiduciosi del fatto che l’economia a stelle e strisce sia in grado di reggere il colpo, l’impressione di fondo che se ne ricava è di una banca centrale per lo meno confusa.

I benefici per l'Italia

Ad ogni modo alcuni benefici derivanti dalle politiche statunitensi hanno riguardato anche i titoli di stato italiani. Se ieri infatti sono stati collocati circa 6 miliardi di euro di Bot semestrali con un rendimento negativo, oggi si devono registrare i 6,5 miliardi di euro di Btp a 5 e 10 anni (per la precisione sono stati collocati 3,5 miliardi sul taglio a 5 anni e 3 sui decennali) con un rendimento a nuovi minimi storici, rispettivamente a 0,34% dallo 0,44% dell'asta di febbraio per il taglio a 5 anni e a 1,24% da 1,50% per i decennali. Il tutto mentre il differenziale tra Bund e Btp scende ancora e adesso orbita intorno ai 107 punti con un euro a 1,132 dollari in ulteriore rialzo rispetto ai 1,1293 di ieri anche se, allargando la visuale al resto delle altre valute di riferimento, ieri si è avuta una serie di forti oscillazioni: il rapporto tra GBP/USD ha visto un aumento dello 0,85% a 1,4975. In rally anche i titoli di stato statunitensi con rendimenti sulle brevi scadenze ai minimi da un mese: biennali a 0,7880% e i quinquennali a 1,29%.

Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) opinioni degli analisti

Restando sempre sul fronte del biglietto verde è bene citare l’opinione di alcuni analisti d’oltreoceano

"Stiamo prendendo in considerazione l'indebolimento del dollaro per la fine del trimestre e anche per l’inizio di aprile”

Queste le parole di Richard Cochinos , il capo della strategia di FX europea a Citi, ha detto a CNBC Mercoledì. Ma sulla divisa statunitense potrebbe aprirsi un nuovo capitolo, tanto che Kit Juckes, responsabile globale della strategia sul forex per Societe Generale, è andato un passo avanti affermando che il sole stava tramontando sul rally del dollaro tanto da fargli ricordare il trend al rialzo del 1990 poi invertito da un "forte calo dei rendimenti reali, favorito dalla Fed tra il 2002 e il 2003 “. Secondo Dennis Gartman, poi, i veri beneficiari della debolezza del dollaro sono il dollaro canadese, il dollaro australiano e il dollaro della Nuova Zelanda un andamento che continuerà anche nell’immediato futuro con una reazione che da Morgan Stanley hanno definito “euforica”.

Ormai la guerra valutaria si è riaperta.

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