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Trump: possiamo occuparci della Corea del Nord anche da soli

Allo storico vertice che si terrà tra il 6 e il 7 aprile a Mar-a Lago, residence semi-privato del presidente Usa Donald Trump, ci sarà un altro argomento spinoso da affrontare in quello che lo stesso Trump ha definito un incontro difficile, quello della Corea del Nord. Forse per spostare l’attenzione dalla situazione politica interna sempre più confusa, incetta e soprattutto caratterizzata da numerose fratture interne al partito repubblicano, Donald Trump adotta la politica, non nuova ai presidenti Usa di ogni partito, del nemico internazionale,. Questa volta incarnato dalla Corea del Nord.

L'incontro di giovedì

Mentre tutti attendono la fine di questa settimana per l’incontro tra Trump e Xi Jinping, in Florida il Financial Times anticipa indiscrezioni che, se confermate, sarebbero estremamente pesanti: quella di Usa decisi a intervenire in Corea del Nord anche unilateralmente, senza attendere, cioè, l’appoggio eventuale, e per nulla scontato, che potrebbe dare Pechino. Per quanto estremamente liberale, di fatto la Cina è pur sempre un regime comunista che, in teoria, appoggia l’ideale sul quale fonda il suo impero il dittatore nordcoreano, Kim Jong Un. Innegabile perciò che Pyongyang e Pechino abbiano influenze reciproche, soprattutto la seconda sulla prima. Per questo motivo le dichiarazioni di Trump hanno assunto il colore dell’ultimatum, soprattutto nel momento in cui, alla richiesta di ulteriori spiegazioni, il presidente si è limitato a rispondere che sono finiti i tempi in cui gli Usa annunciavano i loro obiettivi con largo anticipo.

La questione commerciale

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Tutto questo, come detto all’inizio, si aggiunge alla lunga lista di argomenti che si trovavano già sul tavolo ancora prima dell’ufficializzazione dell’incontro. In primis i temi di natura commerciale, in particolare quella guerra sui dazi che Trump ha lanciato inizialmente contro Cina e Messico ma che, nelle ultime giornate, sembra estendersi anche all’Europa con indiscrezioni di tasse del 100% che sono state poi confermate dalla firma dei decreti attuativi apposta sui documenti proprio nel corso del fine settimana. Ma con Pechino, Washington dovrà anche gestire le accuse sulla politica dei tassi di cambio e il surplus commerciale.

Secondo quanto spiegato dal vice consigliare alla sicurezza nazionale Usa K.T. McFarland, il regime di Pyongyang sarebbe in una fase di sperimentazione del proprio arsenale nucleare particolarmente avanzata, il che permetterebbe alla nazione del despota di creare testate nucleari che nel giro di 4 anni potrebbero arrivare anche agli Usa Per il momento il massimo della gittata raggiunta dai missili lanciati è stato il Mar del Giappone, ma proprio la storica rivalità tra Tokyo e Pechino potrebbe essere un fattore che rende ancora più incerto il comportamento della Cina: da sempre alleata della Corea del Nord, ultimamente non ha sempre appoggiato le mosse spesso eclatanti di Kim Jong Un il quale, a differenza di quanto previsto inizialmente, non ha mai accettato di mantenere il basso profilo auspicato da Pechino.

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