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Conviventi omosessuali: diritti civili o privilegi della casta?

Conviventi omosessuali: diritti civili o privilegi della casta?

Un altro privilegio della casta. L’ennesimo. L’Ufficio di presidenza di Montecitorio ha approvato l’assistenza sanitaria integrativa per i conviventi dello stesso sesso. Ma la norma vale solo per i deputati e non per il resto dei cittadini. “Ora mi aspetto che lo stesso avvenga in Senato dove ho chiesto che la mia copertura sanitaria sia estesa a mio marito Michele”, ha commentato il senatore Pd, Sergio Lo Giudice, chiedendo al Parlamento di approvare una legge che riconosca i diritti alle coppie gay.

Per ora, comunque, il privilegio spetta solo agli onorevoli. L’Ufficio di presidenza della Camera ha, infatti, accolto a maggioranza la richiesta di Ivan Scalfarotto (Pd) di estendere, previo pagamento di una quota, l’assistenza sanitaria integrativa anche al partner dello stesso sesso, così come avviene per tutti gli altri parlamentari, sia sposati che conviventi. La proposta, tra l’altro, era già stata presentata nella scorsa legislatura, ma non era mai passata. Non tutti i gruppi, comunque, hanno votato a favore. Si sono espressi positivamente Pd, PdL e Sel. Solo le Lega ha votato contro. Astenuti, invece, Scelta Civica e Fratelli d’Italia, ma anche i rappresentanti dell’ufficio di presidenza del Movimento 5 Stelle. “Si tratta dell’ennesimo privilegio che si concedono i parlamentari”, è il commento del grillino Luigi Di Maio, per il quale la questione deve diventare nazionale, affrontata con una legge che riguardi tutti i cittadini perché così “si sceglie di dare un segnale malsano che qui facciamo quello che ci pare”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Carroccio che denuncia “un altro spazio di privilegio”. Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia, invece, parla di un “autogol della casta” e aggiunge che “è improprio affidare un tema di cui si dibatte da vent’anni all’Ufficio di presidenza” e non all’aula di Montecitorio.

Pareri discordanti riguardo un tema che, inevitabilmente, spacca le opinioni politiche da sempre. “Alle assicurazioni, una volta che paghi il premio, se il tuo convivente è maschio o femmina non importa”, difende il provvedimento Ivan Scalfarotto. “Oggi si è affermato un principio elementare che adesso va applicato a tutti i cittadini”. Per il leader di Sel, Nichi Vendola siamo davanti a “un diritto che spetta a tutti gli italiani”. Intanto il PdL cerca di mettere un freno precisando per voce del questore Gregorio Fontana che la Camera non ha riconosciuto le coppie gay, bensì “ha solo esteso ai parlamentari la disciplina già prevista per i dipendenti della Camera fin dal 2001”. Diritti civili solo per pochi. E pazienza se questa integrazione in tema di assicurazione sanitaria sia concessa ai politici che stanno mettendo in ginocchio, oramai da anni, la sanità pubblica. Vale sempre lo stesso principio: un privilegio in più o uno in meno, poco cambia, tanto a farne le spese sono sempre i cittadini. A suon di tasse, s’intende. Adesso la palla passa a Palazzo Madama dove si scalpita per raggiungere lo steso diritto. L’aula del Senato dovrà esprimersi sulla stessa richiesta già presentata da piddino Sergio Lo Giudice. Sia mai che i senatori non abbiano lo stesso privilegio che spetta agli onorevoli. “Visto che c’è una maggioranza progressista mi aspetto che questo Parlamento stabilisca il principio di uguaglianza per le coppie omosessuali anche fuori dal Parlamento”, è l’invito di Anna Paola Concia, ex parlamentare Pd. Una cosa è certa: il dibattito sulle coppie gay si preannuncia infuocato. Tanto lavoro per il ministro alle Pari opportunità Josefa Idem che ha già annunciato: “Presto un disegno di legge per le unioni civili”. Una norma che riguardi tutti i cittadini e non solo i parlamentari.